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Ecco “PRINCIPIA”, per una nuova peer-review

14 Settembre 2020

Un gruppo di ricercatori italiani ha proposto una piattaforma, basata sulla blockchain, che punta a riformare il sistema delle pubblicazioni scientifiche, restituendo centralità all’accademia rispetto agli editori delle riviste

Le pubblicazioni sono il cuore della ricerca scientifica, l’unica vera linea di confine tra ciò che è scienza e ciò che non lo è. Nessuna scoperta o risultato, di rilievo o meno, può infatti meritarsi una patente di scientificità se prima non è passata attraverso la pubblicazione in una rivista specializzata.

Pubblicare un articolo scientifico, però, non è una passeggiata: per farlo è infatti necessario superare un processo di verifica e revisione, chiamato peer-review. Letteralmente significa “revisione dei pari”, dal momento che a revisionare gli articoli sono altri ricercatori della comunità scientifica, “pari grado” degli autori, in forma anonima.

La peer-review rappresenta un’indubbia garanzia di serietà e rigore nella produzione scientifica, che agisce come indispensabile filtro tra la buona e la cattiva ricerca e anche come strumento in grado di migliorare la qualità generale degli articoli proposti per la pubblicazione. Tuttavia, come tutte le imprese umane, al suo interno non mancano difetti e criticità, da tempo oggetto di discussione all’interno della comunità scientifica. Alcune di queste sono venute a galla in modo evidente nell’ultimo periodo caratterizzato dall’emergenza sanitaria, che ha in qualche modo rivoluzionato i tempi della scienza, comprimendoli e per certi versi indebolendo il ruolo stesso della peer-review.

Ma al di là del momento particolare, già da diversi anni alcuni gruppi di ricercatori sono al lavoro per proporre nuovi approcci alla “revisione paritaria”, in grado di motivare maggiormente i revisori e riequilibrare l’intero mercato delle pubblicazioni scientifiche. Tra questi c’è il progetto PRINCIPIA, ideato da cinque ricercatori e un ingegnere informatico (tutti italiani e inseriti in contesti di ricerca internazionali), che hanno reso pubblica la loro idea in un articolo pubblicato di recente sulla piattaforma online arXiv.org.

Il gruppo include anche Manlio De Domenico, responsabile dell’unità di ricerca CoMuNe Lab della Fondazione Bruno Kessler, che ci spiega quali sono le motivazioni più importanti alla base della proposta. «Il sistema della peer-review attuale è totalmente sbilanciato a favore dei publishers, cioè delle società editrici che pubblicano le riviste scientifiche. Il meccanismo è il seguente: noi ricercatori facciamo ricerca con il finanziamento di enti pubblici o privati, che ci pagano per produrre lavori scientifici. Quando scriviamo un articolo contattiamo gli editori per pubblicarlo, dando loro gratis un pezzo del nostro lavoro. A quel punto gli editori chiedono ad altri studiosi come noi di revisionare questo lavoro, anche in questo caso gratuitamente: la peer-review, infatti, è considerato un servizio per la comunità scientifica e di norma non viene remunerata. Ma non basta: se la rivista è open-access, cioè mette a disposizione gli articoli gratuitamente ai lettori, i ricercatori devono anche pagare per pubblicare il loro pezzo di conoscenza». Decisamente troppo, secondo De Domenico. «Anche perché tutto questo avviene a costo relativamente zero, o quasi, per gli editori, che spesso nei loro comitati editoriali hanno personale accademico, sempre a titolo gratuito. Si tratta, insomma, di un business molto fruttuoso: non a caso i più grossi publishers hanno utili addirittura più alti di colossi come Google e Facebook».

Il problema, però, non è solo di natura economica, ma riguarda anche la questione del prestigio delle riviste, elemento chiave nel direzionare la carriera di un ricercatore. «Il sistema attuale è fortemente condizionato dagli indici di qualità, come per esempio l’impact factor di una rivista, che in alcuni casi sono stati introdotti dagli stessi editori. La diretta conseguenza di tutto ciò è che si danno più incentivi a pubblicare in certe riviste, creando un vero e proprio ecosistema di élite, che favorisce in particolare quegli editori e quelle riviste che hanno accumulato prestigio nel tempo: è un meccanismo che sicuramente influisce a distorcere l’intero sistema accademico».

Il progetto PRINCIPIA nasce per superare queste criticità, restituendo centralità all’accademia rispetto agli editori. «Questo lavoro è in cantiere da almeno due anni, e nasce da discussioni pubbliche su Twitter che hanno evidenziato la necessità di un cambiamento del sistema», riprende De Domenico. «Noi proponiamo di riequilibrare il ciclo delle pubblicazioni in modo tale che gli investimenti che la società fa nella scienza ritornino alla società stessa, e non restino quasi interamente agli editori».

Per farlo, l’idea è creare un vero e proprio mercato libero della peer-review, realizzato attraverso una blockchain, che punti anzitutto a riqualificare il ruolo dei revisori: all’interno di PRINCIPIA, infatti, i revisori non farebbero più gratuitamente la peer-review ma riceverebbero un compenso per ciascuna revisione, compenso che sarebbe definito sulla base della qualità delle revisioni stesse. Oltre a questo, la reputazione di una rivista sarebbe determinata non più da oscuri indici o dal prestigio “storico”, ma unicamente dalla reputazione dei membri del suo comitato editoriale. In questo modo, anche una rivista “nuova” potrebbe facilmente acquisire da subito grande autorevolezza, a differenza di ciò che accade ora, dove le riviste appena nate fanno molta fatica a ritagliarsi uno spazio degno di nota.

«Con il nostro sistema le riviste passano da essere statiche a dinamiche, cioè diventano riviste “liquide”. Questo risolverebbe alla radice il problema della creazione dei gruppi d’élite di cui accennavo in precedenza. Il concetto secondo cui “o pubblichi su quelle riviste o non sei nessuno”, che purtroppo governa il sistema attuale, perderebbe di significato».

A rendere ancora più forte il messaggio è il fatto che tutti i ricercatori coinvolti nel progetto PRINCIPIA sono membri dei comitati editoriali di riviste prestigiose, quindi “dentro” il sistema. «Noi conosciamo molto bene il sistema attuale perché ne facciamo parte, e proprio per questo vogliamo migliorarlo», sottolinea De Domenico.

Il prossimo passo ora è quello di realizzare la piattaforma. «In questo momento siamo alla ricerca di investitori per sviluppare la blockchain su cui sarebbe imperniato il nuovo sistema. Non si tratta di un investimento particolarmente elevato: la nostra speranza è trovare qualcuno disposto a credere in un progetto che a nostro avviso riporterebbe la ricerca al suo ruolo naturale, cioè quello di essere al servizio della società», conclude il ricercatore

Per saperne di più sul progetto PRINCIPIA, oltre all’articolo pubblicato su arXiv.org, è possibile consultare il sito dedicato.

 


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