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I sessant’anni della Fondazione Bruno Kessler. Il futuro ci chiede di dare spazio alla comunicazione della scienza.

10 Novembre 2022

Abbiamo celebrato il sessantesimo compleanno, noi della Fondazione Bruno Kessler. Poiché si tratta di un’istituzione e non di una persona, possiamo esagerare con gli auguri e scrivere “mille”, anziché “cento di questi giorni”. 

Lo abbiamo celebrato sabato 5 novembre con un evento tenutosi in modalità ibrida – come abbiamo imparato a fare in questi due ultimi anni e mezzo – in presenza al Teatro Sociale di Trento e online sul canale Youtube della Fondazione.

Abbiamo ascoltato molte voci autorevoli ragionare sul passato, sul presente e sul futuro della ricerca; le tante voci significano altrettanti stimoli e qui ne prendiamo uno soltanto. “La conoscenza non ha dazi”, ha affermato il presidente di FBK Francesco Profumo per introdurre il tema della internazionalità della ricerca. Affermazione sacrosanta, che ci ha riportato alla memoria un aforisma di George Bernard Shaw: “Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea, e io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee”.

Solo per dare il giusto rilievo alla penna cui dobbiamo questo aforisma, Shaw è stato capace di vincere sia il premio Nobel per la letteratura (1925), sia l’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per il film Pigmalione (1939) … uno che di conoscenza se ne intendeva, insomma.

I due punti sono cruciali per chi, come noi, si occupa di ricerca e sarebbe opportuno diventassero cruciali su sempre più larga scala: davvero il sapere è capace come null’altro di muoversi al di là di ogni frontiera e di arricchire chiunque attinga alla sua fonte. Pensiamo solo all’impatto di innovazione al progredire della conoscenza garantito dai tanti scienziati duri, umani e sociali fuggiti dalla Germania nazista e capaci di dare il proprio contributo nonostante l’esilio.

Ricercatrici e ricercatori hanno una responsabilità importante: affermare e ricordare libertà e ricchezza del proprio lavoro in contesti e con modalità differenti, con linguaggi capaci di parlare a chiunque. Teniamo presente questo punto fondamentale, nel ragionare del futuro della ricerca, sia per chi vi è coinvolto qui e ora, sia per le nuove generazioni, che si troveranno a rispondere alle urgenze tipiche di ogni cammino di formazione. Serve e servirà un’attenzione particolare a trovare modi adeguati, corretti ed efficaci di comunicare la scienza. Non abbiamo paura della complessità, impariamo piuttosto a spiegarla: è uno dei nostri compiti.


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