Il momento della cultura
Si è tenuta a Venezia la prima conferenza dell’OCSE sulla cultura con la partecipazione dei dei massimi rappresentanti di UNESCO, ICOM e UE. È intervenuto anche il prof. Pierluigi Sacco
Il Segretario generale dell’OCSE Angel Gurría ha affermato: “la partecipazione culturale, il benessere e la crescita inclusiva devono andare di pari passo, ma affinché ciò avvenga sono necessarie politiche mirate e adeguate. Siamo sull’orlo di una svolta politica”.
Il Commissario europeo Tibor Navracsics ha annunciato una nuova collaborazione tra UE e OCSE sulla promozione congiunta della ricerca e dell’azione politica in materia di cultura e sviluppo locale a partire dal 2019
Alle affermazioni di carattere politico sono seguite sessioni di lavoro tematizzate su tre principali ambiti di intervento:
- perché la cultura è importante per lo sviluppo locale;
- come possono i governi promuovere la cultura;
- come finanziare il settore culturale.
La cultura è talmente onnipresente nella nostra vita quotidiana che si fa fatica anche a darne una definizione che metta d’accordo tutti. È uno stile di vita di un gruppo di persone – i comportamenti, le credenze, i valori e i simboli che accettano, in genere senza pensarci, e che vengono trasmessi attraverso la comunicazione e l’imitazione da una generazione all’altra. È anche l’accumulazione di conoscenza, esperienza, credenze, valori, attitudini, significati, gerarchie, religione, nozioni di tempo, ruoli, relazioni spaziali, concetti dell’universo e oggetti e beni materiali acquisiti da un gruppo di persone nel corso di generazioni attraverso l’impegno individuale e di gruppo.
La cultura ha a che fare con chi siamo e cosa modella la nostra identità. La cultura contribuisce alla riduzione della povertà e apre la strada a uno sviluppo incentrato sull’uomo, inclusivo ed equo. Nessuno sviluppo può essere sostenibile senza di esso.
Collocare la cultura al centro delle politiche di sviluppo costituisce un investimento essenziale nel futuro del mondo e una precondizione ai processi di globalizzazione di successo che tengano conto del principio della diversità culturale.
La cultura svolge un ruolo sempre più importante nelle agende politiche delle città e delle regioni, sia da sola che come parte di una più ampia crescita economica e benessere.
Laddove le prospettive internazionali o globali pongono maggiormente l’accento sulla dimensione tecnologica della cultura, le prospettive locali ci ricordano che la cultura è prima di tutto capitale sociale. Riflette un’identità che consente l’originalità e la distinzione di un’area locale.
Come si può gestire lo sviluppo turistico in modo sostenibile, portando beneficio ai luoghi e alla popolazione locale? Come evitare il problema del sovraffollamento di alcune destinazioni, pensiamo a Venezia, Barcellona, Dubrovnik, o numerosi altri siti UNESCO?
Le città ormai ospitano oltre la metà della popolazione di tutto il pianeta. In un contesto di violenza e conflitti, cambiamento climatici, rivoluzioni tecnologiche, le città rappresentano dei fattori chiave per il cambiamento e si pongono come incubatori di innovazioni sociali, politiche, economiche e culturali. Le città infatti, giocano un ruolo di fondamentale importanza nel rafforzamento dell’inclusione, della diversità e della creatività grazie all’adozione di politiche destinate a fornire uguali opportunità a tutti i cittadini.
Quello che di recente abbiamo potuto osservare è un processo duplice di economizzazione della cultura e, al contempo, di culturizzazione dell’economia.
La relazione del prof. Sacco, keynote address di apertura della prima sessione scientifica dopo gli interventi ufficiali dei massimi rappresentanti di OCSE, UNESCO, ICOM e UE, ha approfondito il nesso fra partecipazione culturale, benessere e sviluppo locale. In altre parole, “la cultura conta, molto. Ma non dovremmo limitarci a considerarlo nella sua ampia formulazione socio-antropologica. La cultura come produzione intenzionale di significato e contenuto conta ancora di più, sebbene sia largamente ignorata dalle scienze sociali.”
Il punto chiave è che l’impatto reale della cultura riguarda il cambiamento comportamentale, la risposta cognitiva, la risposta emotiva. Questo è ciò che genera enormi effetti sociali ed economici se correttamente incorporato in un disegno di politica (non paternalista).
A tal proposito, come osservato da Jeffrey Schnapp, un problema chiave di progettazione del nostro tempo è come trasformare le conoscenze specialistiche in competenze di impatto sociale. Con riferimento all’ambito museale e alla possibilità di indurre simili cambiamenti positivi profondi nell’atteggiamento mentale diffuso, l’esperto del MetaLab di Harvard ha coniato l’espressione “dalla collezione alla connessione”, richiamando il pensiero di Nicholas Negroponte: “se l’accesso all’educazione è un diritto umano e internet è parte integrante di un’educazione del 21° secolo, l’accesso a Internet è un diritto umano.”
A margine della conferenza, il nuovo museo del ‘900 M9 a Mestre, ha fatto da cornice della conferenza stampa di apertura e da metafora delle relazioni di produzione e fruizione di conoscenza al tempo del visual storytelling.
Un museo integralmente interattivo e multimediale, cuore pulsante di una rigenerazione urbana ampia profonda che come spesso accade, fa leva su asset immobiliari inutilizzati, come ha rimarcato il leader di Nesta UK Geoff Mulgan.
“Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla.
Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro”
(da: Il mito di Sisifo, di Albert Camus,
premio Nobel per la Letteratura nel 1957)