Innovazione e società nell’era dell’Intelligenza artificiale. Un binomio possibile?
L'incontro "L'intelligenza artificiale e noi" organizzato lo scorso 6 novembre presso la Fondazione Corriere della Sera ha portato all'evidenza come uomo e macchina non siano antagonisti e come una 'pacifica' esistenza nell'era dell'Intelligenza artificiale sia possibile. A patto che si investa sui giovani e sulla loro formazione.
“Il Trentino ha fatto delle scelte importanti, e sa avere visioni sul futuro e quindi l’innovazione è un terreno che gli è proprio – ha affermato Valeria Fedeli, ministra della Ricerca – Da un punto di vista generale la conferenza di oggi pone all’insieme della società italiana l’importanza dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale al servizio del cambiamento positivo della vita delle persone, questo è il punto vero”.
Innovazione da perseguire e interpretare non come antagonista all’uomo, come suo sostituto, dunque, ma come supporto e sostegno al lavoro e alla società. E da sviluppare con una visione positiva, pur senza nascondere le criticità comunque legate ai cambiamenti che porta. “Certamente l’utilizzo dell’ Intelligenza artificiale porterà ad avere delle sostituzioni di lavori – argomenta Francesco Profumo, presidente FBK – ma quello di cui si ha certezza è che in questa nuova fase ci sarà necessità di una maggiore scolarità, di una maggiore formazione delle persone e quindi ci saranno anche molti lavori nuovi per i quali noi non sappiamo ancora identificare né la definizione né l’entità”.
Un modello, quello trentino, che parte dai giovani e dalla formazione e a testimoniarlo durante l’evento sono stati Alessia Marcolini e Marco Moschini, che nel loro percorso hanno partecipato a FBK Webvalley, il campus estivo di FBK dedicato alla Data Science, esperienza che ha cambiato il loro percorso professionale e la loro vita.
Marco Moschini (WebValley 2005) ad esempio ha raccontato: “Avevo 17 anni, non avevo nessuna esperienza in materia di Ricerca, ma da Webvalley in poi ho capito che la ricerca avrebbe dovuto essere parte integrante del mio lavoro e della mia vita. A contatto diretto con i ricercatori di FBK ho capito che il loro lavoro non consiste nel ‘timbrare il cartellino’, ma nel cercare con passione di arrivare alla risposta della propria domanda di ricerca”.
Altro volto noto per FBK intervenuto alla Fondazione Corriere è stato Alfio Gliozzo. Studi come filosofo e un dottorato presso FBK Phd Program, ha raccontato la sua avventura nel mondo dell’intelligenza artificiale che l’ha portato a ricoprire un ruolo di primo piano presso l’IBM T.J. Watson Research Center di New York, USA. La forza della scuola italiana per lui? La forte base data dagli studi umanistici per cui gli studenti italiani brillano e possono davvero vantare un margine di differenza anche a colleghi provenienti da paesi ai vertici delle classifiche internazionali per la scuola e l’educazione.
“FBK e il Trentino hanno una grandissima storia in questo settore – ha sottolineato nel suo intervento di apertura il presidente Profumo – che nasce dagli anni ’80, quando Luigi Stringa su suggerimento del presidente di allora, Bruno Kessler, identificò due settori dell’Istituto: l’intelligenza artificiale e i microsistemi. Da allora la Fondazione ha attraversato tutte le fasi dell’intelligenza artificiale, positive e meno, e oggi ha la maturità perché tutte queste esperienze sono portate a regime. FBK è un punto di riferimento in questa delicata fase in cui le applicazioni debbono raggiungere l’utenza finale”.
E quali i temi con cui la ricerca FBK si misura per dare il proprio apporto alla società nell’era dell’AI? “La sanità è un grande tema, la fabbrica del futuro è un altro, il comportamento dei cittadini in queste nuove città che sempre di più sollecitano un terzo. I temi connessi alla fabbrica sono certamente uno degli elementi su cui si punterà nel futuro, così come sui temi della mobilità: l’auto connessa su cui FBK sta oggi lavorando. Per cui direi che lo spettro di applicazione è davvero completo e parte proprio dalle esperienze che sono l’intuizione di Bruno Kessler e di Luigi Stringa”.