For a Human-Centered AI

La via europea (e italiana) per una nuova Intelligenza artificiale

15 Marzo 2023

La sfida europea per l’intelligenza artificiale che verrà: meno muscolare di quella made in USA o CINA, più creativa e soprattutto capace di integrare competenze e tecnologie per far collaborare persone e macchine. È I’IA integrativa capace di creare soluzioni che avranno un impatto in molti settori della nostra vita quotidiana: salute, città, territorio, lavoro.

L’IA ha dimostrato di risolvere con precisione dei compiti molto specifici. Per fare un vero salto di qualità, avremmo bisogno di un’intelligenza artificiale più integrata, che veramente ci possa aiutare nelle grandi sfide che riguardano la salute, il lavoro, le città in cui abitiamo e abiteremo, per renderle sempre più vivibili, sicure e sostenibili. Bisogna, in definitiva, passare da un insieme separato di compiti specifici a un’intelligenza artificiale che integri diversi approcci e diverse tecnologie.

Un’IA integrativa è del tutto inedita per alcuni versi perché capace di imparare dai dati, ma anche dai modelli e di fonderli assieme. Può essere utile l’esempio dei dati in ambito sanitario, nella medicina di cura e in quella predittiva: se noi riuscissimo a rendere interoperabili tutti i dati sulla salute degli italiani avremmo miliardi di informazioni al giorno da cui ricavare modelli e quindi suggerimenti utili per il monitoraggio della salute di ognuno, per facilitare il lavoro di medici di base, operatori sanitari e specialisti, ma anche per aiutare direttamente i pazienti nella gestione quotidiana della propria salute, nella adozione di cure e nei suggerimenti mirati sui corretti stili di vita da adottare in ottica di prevenire patologie future. Allo stesso tempo, il patrimonio di conoscenza dei medici è fondamentale per interpretare e dare senso a quanto ci possono dire le macchine. 

Interazione fra macchine e persone (specialisti e utenti), in cui le tecnologie sappiano però quando e dove è opportuno fermarsi e cedere il passo alla scelta e alla competenza informata dell’essere umano. Quando parliamo di IA integrativa ci riferiamo proprio a questo: alla possibilità di pensare a un’intelligenza che valorizzi entrambi i contributi. 

Il sistema più intelligente non è quello che fa tutto in automatico, perché se può fare tutto in automatico vuol dire che l’ambiente in cui opera è totalmente prevedibile, fortemente strutturato e il perimetro in cui deve agire è ben chiaro. Il sistema più intelligente è quello che sa comprendere quando deve passare il controllo alle persone e interagire con le persone, per vari motivi: ad esempio perché accade un evento imprevisto che non può essere gestito in automatico o perché non è invece “giusto” farlo, per motivi legali, etici, o sociali e per questo è opportuno coinvolgere e interagire con le persone.

Nessuno crede che il futuro sarà la fabbrica automatica, fatta da sole macchine. Molto più probabilmente nel futuro macchine e persone lavoreranno fianco a fianco, per rendere il lavoro umano meno gravoso e più efficace. Se inoltre le persone portano un livello di incertezza potenzialmente problematico per la gestione di alcuni processi, la nuova IA integrativa riesce a riconoscere e discernere i comportamenti grazie alla sinergia fra tecniche di automazione e di interazione. 

Simili considerazioni si possono fare anche per la guida assistita. La sfida infatti non è solo tecnica, ma anche etica e riguarda lo stabilire in quali casi è corretto che una macchina decida o non decida da sola, pur essendo in grado di calcolare e concludere quali decisioni prendere autonomamente. Questo può valere per motivi non solo puramente tecnici, ma anche sociali, di normativa, di opportunità, che lasciano in fondo che l’ultima parola resti appannaggio nostro. 

FBK lo scorso 9 marzo ha dato avvio – assieme al CNR che ne è capofila e a numerose università e altri partner pubblici e privati nazionali – a una nuova iniziativa di sistema che si inserisce nell’ambito del programma del PNRR–Next Generation EU: la Fondazione FAIR. L’acronimo sta per Future Artificial Intelligence Research, e questo genere di futuro, non solo a portata di mano, ma anche desiderabile, è la vera posta in gioco. 

All’interno di questo partenariato, la Fondazione Bruno Kessler avrà una responsabilità importante, basata sull’expertise riconosciutale a livello europeo e frutto delle ricerche condotte negli ultimi 35 anni in vari ambiti verticali dell’IA: quello di coordinare e guidare lo Spoke dedicato all’Integrative AI, l’intelligenza artificiale integrativa. 

L’obiettivo comune è quello di conseguire un salto di paradigma che ci consentirà di portare risultati tangibili in moltissimi settori quali ad esempio la salute, cura e prevenzione, la digitalizzazione della pubblica amministrazione (per esempio con la creazione di veri e propri “gemelli digitali” per le città) e ci aiuterà anche a innovare settori come quello dell’agricoltura nel segno della sostenibilità, del risparmio di risorse fondamentali quali l’acqua e impiegando meno pesticidi.

Per fare tutto questo, non basta mettere assieme diverse tecnologie, ma bisogna costruire una nuova teoria che comprenda tante diverse discipline e competenze. Questa è anche la ragione della leadership di FBK, che al suo interno racchiude competenze molto diversificate che esistono e dialogano tra loro. In Fondazione abbiamo eccellenze in diverse aree, come le tecniche di apprendimento dai dati e del ragionamento basato sui modelli, oltre a competenze nelle scienze umanistiche e sociali. Tutte lavorano in forte sinergia per creare modelli appunto integrati per una nuova intelligenza artificiale che ancora non esiste.

La speranza è che l’Europa, anche grazie al nostro contributo, segni una terza via: la scommessa dell’IA integrativa è, in questo senso, centrale anche dal punto di vista geopolitico. Il nostro faro sarà, come sempre, costruire prima di tutto un’IA che soddisfi regole e bisogni sociali e sia rivolta in primis al bene delle persone. 


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