Le aziende altoatesine sognano le mucche elettriche?
Quali possibilità e quali rischi porta con sé l’avvento dell’intelligenza artificiale? Come cambierà il mondo del lavoro nei prossimi dieci anni? In che modo questi cambiamenti interesseranno l’Alto Adige?
Nella mia tesi di laurea ho cercato di dare risposta a queste domande attraverso un’analisi della letteratura sul tema e ricercando nello specifico gli effetti dell’IA sul mercato del lavoro in Alto Adige.
Duecentoquattordici aziende altoatesine hanno risposto a un questionario sull’attuale e futuro impiego dell’IA nei rispettivi campi e sui suoi effetti in termini di occupazione e modalità di lavoro. Ne risulta che anche l’Alto Adige guarda all’intelligenza artificiale con grande interesse: attualmente il 27% delle aziende sta già impiegando o testando questa tecnologia e la grande maggioranza di chi ancora non la utilizza prevede di introdurla entro i prossimi dieci anni.
Le aziende che ne fanno uso hanno riscontrato un aumento della produttività e la creazione di nuove mansioni all’interno dell’azienda. Nel complesso, la percezione è che l’IA presenterà sia nuove sfide che opportunità per i lavoratori e aumenterà la qualità e la sicurezza del lavoro.
Il cambiamento non riguarderà tanto i numeri dell’occupazione quanto la ridefinizione delle mansioni determinata da una sempre maggiore interazione uomo-macchina. Sicuramente molti compiti potranno essere automatizzati grazie all’IA, ma questo non si tradurrà necessariamente in un taglio dei posti di lavoro. Anzi, se questa tecnologia sarà impiegata con criterio, essa servirà ad allargare l’orizzonte delle capacità umane e ad accrescere le potenzialità dei lavoratori. L’intelligenza artificiale è dunque un’arma a doppio taglio, da indirizzare correttamente.