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Ricostruire i percorsi della Shoah italiana

26 Ottobre 2017

L'unità Digital Humanities di FBK ha creato uno strumento interattivo che descrive nel dettaglio i movimenti dei deportati italiani durante l'Olocausto. Il sistema è scaricabile gratuitamente

Un’applicazione che permette di esplorare gli spostamenti delle vittime italiane della Shoah. L’hanno messa a punto i ricercatori dell’unità Digital Humanities della Fondazione Bruno Kessler, rielaborando un database sviluppato recentemente dal Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC) di Milano, in collaborazione con regesta.exe. Il lavoro è oggetto di un articolo in fase di pubblicazione sugli atti del convegno “Data Sharing, Holocaust Documentation and the Digital Humanities” di EHRI (European Holocaust Research Infrastructure), che si è svolto a Venezia lo scorso giugno. Nell’ambito di questa collaborazione, lo scorso 19 ottobre la responsabile dell’archivio storico della Fondazione CDEC Laura Brazzo ha tenuto un seminario in FBK.

LOD Navigator – questo il nome del sistema creato dai ricercatori – si pone l’obiettivo di valorizzare i dati presenti nell’archivio del CDEC (a sua volta costruito sulla base delle informazioni contenute nell’opera “Il libro della memoria: gli Ebrei deportati dall’Italia (1943-1945)” di Liliana Picciotto Fargion), focalizzando l’attenzione su un aspetto estremamente importante nel contesto degli studi sulla Shoah, ossia quello degli spostamenti: deportazioni, trasferimenti e dispersioni rappresentano infatti una componente centrale della politica genocida del Nazismo.

Il sistema, che è stato presentato al pubblico in occasione della Notte dei Ricercatori dello scorso 29 settembre ed è scaricabile gratuitamente online, ricostruisce questi spostamenti da un punto di vista generale, con mappe dettagliate dei percorsi seguiti dall’insieme delle persone coinvolte, ma permette anche un approfondimento a una scala molto più ridotta: grazie a un’interfaccia agile e intuitiva, è facile osservare ad esempio dove e quando certe persone sono state arrestate, o deportate in un determinato campo di concentramento, o morte in un eccidio, fino a ricostruire nel dettaglio anche i percorsi individuali (un aspetto che può essere di interesse soprattutto per i familiari delle vittime).

Per arrivare al prodotto finale, il primo passo dei ricercatori è stato quello di estrarre i dati contenuti nel database, che sono stati poi arricchiti con informazioni mancanti (per esempio il paese di origine e l’occupazione) e resi omogenei, fino al perfezionamento dell’applicazione vera e propria.

Un approfondimento importante è stato poi rivolto agli spostamenti dei cittadini trentini deportati, che sono stati ricostruiti utilizzando un database più specifico del Laboratorio di storia di Rovereto. A questa parte della ricerca ha contribuito anche Daniel Messina, studente dell’istituto “Marie Curie” di Pergine, nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro.

«Questo lavoro offre un nuovo strumento di studio della storia della Shoah, utile per gli storici, gli insegnanti e le famiglie delle vittime», sottolinea Rachele Sprugnoli, una delle autrici dello studio. «Inoltre, permette di porre l’attenzione sulla grande quantità di vittime italiane della Shoah: molto spesso, dal momento che i campi di concentramento erano fisicamente abbastanza lontani dall’Italia, si tende a considerare l’Olocausto come qualcosa di distante da noi, ma è bene ricordare che anche il nostro paese è stato terra di persecuzioni e di arresti».


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