“Purtroppo al momento le informazioni sono scarse e poco affidabili per poter parlare in modo serio e con certezza di questo nuovo virus. Non siamo in grado di dare una risposta a molti punti aperti. Cosa sia realmente accaduto, come il virus si diffonda, i sintomi, il periodo di incubazione: sono tutte incognite che in assenza di dati certi diventa impossibile chiarire e di conseguenza complicato agire efficacemente per arginare il diffondersi dell’epidemia”.
Stefano Merler – ricercatore di FBK, responsabile dell’Unità di Ricerca Dynamical Processes in Complex Societies ed esperto di epidemiologia – è molto chiaro. L’assenza di informazioni affidabili da parte della autorità cinesi non aiuta gli esperti a combattere il diffondersi del nuovo coronavirus, conosciuto come virus di Wuhan, dal nome della città cinese dove lo scorso 31 dicembre è stato accertato il primo focolaio.
“Non è la prima volta che dei coronavirus scatenano epidemie su scala globale – fa notare il ricercatore -. Solo in questo millennio abbiamo assistito alla diffusione della SARS, nel 2002, e alla MERS nel 2012, virus geneticamente simili che hanno colpito migliaia di persone nel mondo arrivando a toccare tassi di mortalità del 30% nel caso della MERS. Questo nuovo virus, è simile ai suoi fratelli più grandi e come loro colpisce l’apparato respiratorio, ma ne sappiamo ancora poco“.
Come nascono questi virus?
“Tendenzialmente un nuovo virus nasce dall’incontro di virus diversi all’interno di un ospite, quasi sempre un animale. Incontrandosi, i virus si scambiano dei pezzettini di DNA e si ricombinano, mutano, dando origine a un nuovo virus, magari trasmissibile all’uomo e poi da uomo a uomo. Ma ci sono molte altre modalità“.
Stefano, dobbiamo essere preoccupati?
“Non eccessivamente, ma solo perché in questo momento non siamo in grado di dare delle risposte certe. Di questo nuovo virus, identificato come 2019-nCoV, si sa davvero poco e anche quello che si legge o si sente in giro, anche su media autorevoli, spesso è più frutto di inferenze che non di evidenze certe. Lo stesso affermare che il virus si diffonda da uomo a uomo nasce dalla deduzione che è impossibile che tutti i 570 casi accertati, una decina dei quali al di fuori dalla Cina, abbiano contratto il virus al mercato di Wuhan. Sono numeri troppo alti per escludere la trasmissione umano-umano e per via aerea. Di fronte a questo scenario è altresì verosimile credere accanto al numero ufficiale delle persone affette da virus ce ne siano altre migliaia che però non manifestano alcun sintomo evidente, proprio perché non conosciamo quanto questo virus sia sintomatico“.
Così diventa complicato riconoscere il virus e contrastare il diffondersi dell’epidemia.
“Diventa estremamente difficile, sempre per la mancanza di informazioni certe. Un’azione efficace e ‘forte’ potrebbe essere il blocco degli scambi aerei e dei flussi in entrata e in uscita da Wuhan. Ma prima di implementare misure così estreme, e drammatiche dal punto di visto socio-economico, bisogna capire cosa abbiamo di fronte. Le misure di screening dei passeggeri purtroppo sono state avviate solo in questi giorni, a distanza di quasi un mese dai primi casi accertati, e quindi fino a ieri chi aveva contratto il virus ha potuto muoversi liberamente in altre città, paesi, continenti, portando con sè il nuovo coronavirus. Purtroppo non si conosce neanche il periodo di incubazione, fondamentale per uno screening efficace. Prendiamo ad esempio le procedure di controllo che tutti gli aeroporti stanno mettendo in atto in questi giorni: una persona che presenta dei sintomi viene individuata senza grandi problemi e sottoposta alle profilassi previste dalle autorità sanitarie competenti, una persona che apparentemente non presenta sintomi evidenti supera lo screening pur affetta da virus. I tempi di incubazione per la SARS e la MERS erano di cinque-sei giorni. Potrebbe essere lo così anche per il nuovo coronavirus, ma non lo sappiamo. Inoltre, lo screening potrebbe essere del tutto inefficace ad individuare persone infette, e che possono potenzialmente trasmettere il virus, ma asintomatiche“.
I numeri delle persone infette, anche al di fuori dalla Cina, e dei decessi dovuti al virus 2019-nCoV crescono giorno dopo giorno.
“Questo è più preoccupante. Guardando quanto accaduto in questi giorni temo che i dati siano destinati a crescere e che le probabilità che il virus prima o poi giunga anche qui da noi siano elevate. Ovviamente non esistono ancora un vaccino o delle terapie, quindi per proteggersi e ridurre il rischio infezione il consiglio è di seguire le raccomandazioni delle autorità sanitarie“.
Il mondo scientifico cosa può fare?
“In questo momento, ripeto, è tutto molto difficile. Tuttavia autorità sanitarie nazionali ed enti di ricerca ci stanno ovviamente già lavorando, e le autorità di sanità pubblica hanno comunque gli strumenti per intervenire al meglio, nonostante tutte le incertezze. Probabilmente ci lavoreremo anche noi. Servirà però aspettare dati scientificamente validi e affidabili”.