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Cura, giustizia ed autonomia relazionale: come ripensare l’etica della sanità

17 Marzo 2022

Le varie forme di polarizzazione del dibattito etico e bioetico

Ragionare per contrapposizione pare sia una tendenza molto presente, forse una modalità più semplice di rappresentare questioni complesse per la mente umana: il dibattito etico e bioetico non è esente dal ricorso a forme di polarizzazione, che portano ad identificare due estremi, due poli, riconosciuti come termini rappresentativi delle questioni in discussione. Il ricorso a contrapposizioni non permette però di rispettare la complessità delle situazioni e non aiuta ad identificare tutte quelle posizioni intermedie, che possono rappresentare luoghi e occasioni di convergenza rispetto a scelte e decisioni morali difficili, da affrontare in ambito medico e sanitario.

Proviamo ad identificare queste polarizzazioni. Alcune rimandano a questioni propriamente morali: pensiamo alla contrapposizione tra paternalismo medico e autonomia del paziente, che indicano i due modelli del medico che decideva “in scienza e coscienza” cosa fosse il bene per il paziente e quello dell’autodeterminazione del paziente nelle scelte che riguardano la sua salute. Oppure ragioniamo sull’opposizione degli argomenti pro life e pro choice, che rimandano alle nozioni dell’inviolabilità e sacralità della vita, il primo, e a quello della qualità della vita e del diritto alla scelta, il secondo.

Altre polarizzazioni rimandano ad un piano epistemologico, ossia al modo di interpretare il modello conoscitivo della medicina: possiamo pensare alla contrapposizione tra la presunta completa “oggettività” della medicina e la completa “soggettività” del paziente nel guardare alla malattia e a quella che considera come totalmente distinti e opposti gli esseri umani e gli altri animali, quasi che non si dessero continuità e analogie tra la nostra e le altre specie.

Altre polarizzazioni riguardano il piano antropologico in medicina, come succede per le condizioni di salute e malattia: le si considera come termini opposti, mentre in molte situazioni non è possibile definire una distinzione e mantenere una separazione netta tra le due. Ci possono essere infatti condizioni di predisposizione a malattia che rendono le persone “malate di rischio”, ossia non propriamente sane, ma neppure malate. Succede quando ancora la malattia non è manifesta, quando momenti di malattia si alternano a momenti di salute nella vita di una persona, come capita per alcune malattie mentali.

Un’ulteriore polarizzazione è rappresentata dal binomio cura-giustizia. Garantire cura e giustizia, per tutti e per ciascuno, rappresenta forse la sfida più grande nell’ambito della sanità e per l’etica della sanità. Lo capiamo quando guardiamo alla difficoltà di definire e distribuire le cure, lo possiamo osservare se ampliamo lo sguardo dal nostro mondo al resto del mondo.

Per provare a tematizzare diversamente le questioni sin qui elencate, si deve uscire dalla logica della contrapposizione e dell’estremizzazione e considerare un approccio non per dilemmi, ma per problemi, che permetta di guardare alle molte possibili posizioni intermedie. Tali posizioni fanno riferimento spesso a modelli morali ed antropologici più relazionali, che permettono di leggere diversamente le azioni e le interazioni tra gli esseri umani, così come quelle con le altre specie e con l’ambiente.

Cura e giustizia possono così diventare delle attitudini da esercitare tra gli esseri umani, nei confronti delle altre specie e insieme verso l’altro che è distante nello spazio – chi vive oggi altrove – così come verso l’altro che è distante nel tempo, le generazioni future in particolare. Esse possono ben rappresentare due importanti parametri per “misurare” gli interventi in medicina e in sanità e per ispirare decisioni e scelte, a livello locale e su scala globale, guardando al presente e provando ad immaginare scenari futuri più sostenibili in sanità.


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