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Hey Gianni, prossima tappa? | A researcher’s story

20 Febbraio 2019

Gianni Barlacchi ci racconta il suo percorso di dottorato nel MobS Lab, sotto l'attenta guida del ricercatore FBK Bruno Lepri e di Alessandro Moschitti (UniTn). Dalle lezioni apprese, un consiglio per aspiranti dottorandi

Dal pane “sciocco” alle Dolomiti

Sono toscano, ed è la cosa che a primo impatto si nota subito! 🙂
Ho fatto tutto il mio percorso universitario a Siena laureandomi in ingegneria informatica. Durante la mia magistrale sono atterrato a Trento, prima in FBK dove ho svolto un tirocinio nel 2012, e poi all’Università dove ho collaborato per la mia tesi, che aveva per oggetto un risolutore automatico di cruciverba. Dopo l’esperienza in FBK, sono tornato a Trento come anello di congiunzione nell’ambito di una collaborazione tra l’Università di Siena e quella Trento. Mi piace la montagna, suono la batteria e gioco a calcio, tutte piccole cose che mi hanno permesso di mantenere una vita sociale bella attiva anche fuori dagli studi.

Il “romanzo di formazione” in FBK

Spinto dalla voglia di fare un’esperienza fuori casa, nel 2012 mi sono spostato a Trento per una internship in FBK sotto la supervisione di Sara Tonelli ed Emanuele Pianta. Quella è stata senza dubbio l’estate che più ha cambiato la mia vita. Dopo quella esperienza positiva ho deciso di tornare a Trento, questa volta in Università per fare la tesi nel gruppo di Alessandro Moschitti. Da quel momento in poi è stato chiaro che Trento sarebbe stata parte del mio percorso formativo e non solo. Infatti, dopo un anno di dubbi ho deciso di concorrere per una borsa di dottorato sponsorizzata da Telecom Italia. Da allora, accanto ad Alessandro Moschitti ho avuto un nuovo advisor, Bruno Lepri. Ricordo ancora quando ho scritto a Bruno la prima volta per chiedere informazioni. Mi sono presentato come il suo coinquilino, avevamo condiviso casa per tre giorni, un tempo sicuramente troppo breve perché lui si ricordasse di me, impegnato com’era durante il post-doc che stava facendo al MIT a Boston. È buffo pensare come piccoli incontri possano avere un grandissimo impatto nella vita. Sono entrato poi a far parte del suo laboratorio dove, ormai da quattro anni, condivido ogni giornata con persone stupende, che da semplici colleghi sono diventati grandi amici.

PhD = Knowledge traveller

FBK è senza dubbio un posto unico in Italia, sia per le qualità delle persone che ci lavorano sia per le opportunità che ti offre. Ho iniziato il dottorato e allo stesso tempo ho fondato, con alcuni ex-colleghi universitari, una startup sul cibo che abbiamo chiamato Appetitoso. Il primo anno è stato difficile perché dovevo svolgere la mia attività di ricerca e portare avanti la startup che nel frattempo stava crescendo, avevamo raccolto fondi da investitori ed era arrivata alla ribalta nazionale grazie ad alcuni articoli di testate che la recensivano come una delle top10 fra le applicazioni in ambito food. È stato bello vedere che il lavoro fatto raccoglieva i suoi frutti, ma dopo un po’, come spesso accade in queste avventure, a causa dei maggiori impegni e del ritorno economico scarso, abbiamo deciso di chiudere questa bellissima esperienza, ritornando a concentrarci sulle nostre attività primarie, nel mio caso il dottorato. Quando ho iniziato mi ero posto l’obiettivo di fare alcune esperienze all’estero e, anche grazie a FBK, sono riuscito a passare diversi periodi in altri centri di ricerca nel mondo. Ho iniziato con Telefonica in Spagna, poi sono passato a IBM in Irlanda e dopo ad Amazon Alexa a Seattle. Per concludere, passerò un breve periodo al MIT a Boston lavorando su alcuni dei progetti che abbiamo in collaborazione con loro. Al termine di questa esperienza ho deciso che per me è arrivato il momento di provare altro, e mi trasferirò a Berlino per lavorare come applied scientist in Amazon Alexa.

Un consiglio a un aspirante dottorando di oggi 

Sul futuro è difficile dire qualcosa. Un po’ come quando ho iniziato il dottorato, quando non avevo certezze. Continuavo a chiedermi: “sarà una scelta giusta?” Solo adesso posso dire con certezza che lo è stata. Quando si inizia il phd difficilmente si è consapevoli di ciò cui si va incontro. Per come ho vissuto io quella fase, è stata una bella sfida. In tutto questo, se mi guardo indietro, posso dire che di centri di ricerca come FBK ce ne sono pochi, in Italia ma anche in Europa. Il ruolo che ha avuto nel mio percorso formativo è stato determinante ed è un centro di eccellenza senza dubbio prezioso sia se si vuole fare ricerca in Italia, sia se si vuole crescere per poi fare esperienza all’estero. Per questo, l’unico consiglio che sento di poter dare a chi vuole intraprendere questa strada, è di cercarsi un advisor giusto e un luogo, come è stato per me FBK, che possa garantire un grande percorso di crescita. Alla fine, per quanto uno possa essere bravo, le persone che ci guidano durante questi anni e l’ambiente in cui ci si forma fanno davvero la differenza.


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