For a Human-Centered AI

Modelli predittivi e scenari pandemici

3 Novembre 2020

L'epidemiologo di FBK Stefano Merler ha partecipato a una tavola rotonda al Festival della scienza di Genova sul tema dei modelli matematici applicati allo studio delle pandemie

Lo scorso giovedì 29 ottobre il Festival della scienza di Genova, quest’anno svolto in modalità interamente online, ha ospitato la tavola rotonda dal titolo “Modelli predittivi: a cosa servono e come funzionano”. Tra gli ospiti è intervenuto anche Stefano Merler, responsabile dell’unità  DCPS (Dynamical Processes in Complex Societies) della Fondazione Bruno Kessler, gruppo di ricerca in prima linea a livello nazionale e internazionale nello studio epidemiologico della pandemia di Covid-19. Insieme a lui hanno partecipato Alessandro Vespignani, fisico ed epidemiologo della Northeastern University di Boston, Daniela Paolotti, ricercatrice della ISI Foundation di Torino e Dino Pedreschi, professore di scienze informatiche all’Università di Pisa.

L’incontro, moderato da Francesco Suman, giornalista scientifico de “Il Bo Live”, è partito da un’analisi di quali siano gli ingredienti fondamentali di un modello predittivo. «Quelli di base sono principalmente due: l’ormai famoso numero di riproduzione Rt, che indica quante persone infette vengono generate da ciascun individuo diffusore nel corso di un certo periodo, e il cosiddetto “tempo di generazione”, cioè l’intervallo di tempo che intercorre tra l’infezione di un individuo e quella dei suoi potenziali contatti», ha sottolineato Merler. «Oltre a questi ci sono poi altre informazioni legate alla clinica, che possono arricchire e raffinare il nostro modello: per esempio la probabilità con cui un individuo di una certa età sviluppa la malattia e quella per cui sviluppa sintomi clinici, o richiede ospedalizzazione o terapia intensiva».

Un aspetto essenziale ruota intorno alla capacità di un modello di fare previsioni. Secondo gli esperti intervenuti nel dibattito sarebbe più corretto parlare di “scenari”. «Un modello matematico non ti dice quello che sicuramente succederà, perché un’epidemia è complessa, e i comportamenti degli individui cambiano di continuo, anche per effetto delle decisioni della politica. I modelli possono però dare indicazioni e offrire degli scenari possibili, con l’obiettivo di aiutare il decisore a orientarsi tra le varie scelte possibili», ha spiegato Merler.

Il rapporto tra scienza e politica nella gestione della pandemia è stato un altro tema “caldo” dell’incontro. Vespignani, che ha collaborato con il governo americano, ha sottolineato  che i decisori politici dovrebbero assumersi le proprie responsabilità, senza dare la colpa di eventuali scelte sbagliate alla scienza. Merler ha poi raccontato la sua esperienza di collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con il governo locale e nazionale. «Devo dire che da tutti coloro con cui ho discusso, ai vari livelli istituzionali, ho trovato attenzione nei confronti dei vari aspetti scientifici. Credo che se è difficile fare lo scienziato in questa situazione, non è semplice nemmeno fare il politico, che deve fare attenzione agli aspetti sanitari ma anche a quelli economici e sociali».

Infine, le domande del pubblico hanno portato la discussione su altri aspetti particolarmente delicati della gestione della pandemia, come l’immunità di gregge e i lockdown generalizzati. «L’immunità di gregge è un’ipotesi impercorribile, che infatti nessun paese al mondo ha realmente preso in considerazione, neanche quelli che hanno optato per misure più soft. Con questa trasmissibilità e una letalità dell’ordine dell’1%, sui grandi numeri il numero di morti diventerebbe inaccettabile», ha affermato Merler. «Quanto al lockdown, noi abbiamo misurato l’impatto di quello italiano dimostrando che ha funzionato, con un abbassamento dell’indice di trasmissibilità in tutte le regioni da 3 a 0.75 tra l’11 e il 25 marzo scorsi. Ciò però non significa che sia necessariamente la misura migliore da considerare anche nel prossimo futuro, anche perché ora partiamo da una trasmissibilità più bassa di quella che avevamo a marzo: può darsi che con misure intermedie in termini di restrizioni si riesca comunque a migliorare la situazione in poco tempo, ma per capirlo bisognerà attendere gli effetti dei decreti e delle ordinanze regionali più recenti».

 


Autore/i