Dialoghi tra credenti e non credenti
Rinnovare la teologia attraverso il dialogo tra i religiosi e gli scettici: è questo il tema della lezione tenuta in FBK da Anthony Carroll, in ricordo di Davide Zordan
Lo scorso 6 dicembre Anthony Carroll, docente di filosofia e teologia all’Heythrop College dell’Università di Londra, è stato il protagonista della “Davide Zordan lecture”, appuntamento annuale (giunto quest’anno alla seconda edizione) organizzato in memoria del ricercatore del Centro per le Scienze Religiose, scomparso prematuramente nel 2015 a soli 47 anni.
Il tema della lezione è stato quello del dialogo tra credenti e non credenti, visto nell’ottica di un rinnovamento della teologia contemporanea. Carroll è partito da un dato: secondo un recente sondaggio della BSA (British Social Attitudes), il 53% dei britannici si dichiara non credente. «Una cifra che rappresenta un cambiamento sensibile, che sta interessando anche altri paesi europei». Tuttavia, il concetto stesso di “credere” e più in generale di “essere religiosi” può prestarsi a diverse interpretazioni: significa seguire affermazioni dottrinali? Partecipare a pratiche religiose? O avere una dipendenza assoluta da qualcosa o qualcuno?
«In realtà difficilmente l’esperienza della fede è omogenea: molti non credenti sono stati credenti, altri non lo sono mai stati», ha sottolineato lo studioso. «E tuttora è spesso ancora presente il concetto, proprio di Feuerbach, di un Dio trascendente e sovrannaturale, che aliena l’uomo da una completa realizzazione di sé stesso. Un concetto negativo di Dio, insomma, che può portare a un rigetto».
Ma a che punto è il dialogo tra credenti e non credenti? Secondo lo studioso inglese, «chi crede condivide inevitabilmente molte esperienze con chi non crede, vivendole però con una “lente” diversa, fortemente dipendente dall’esperienza personale». E non c’è motivo di chiedersi chi ha ragione o torto: a questo proposito, Carroll ha citato l’analogia con la fisica, dove è possibile che diversi modelli di realtà, riferiti allo stesso fenomeno, possano essere ugualmente validi (come sottolineano Stephen Hakwking e Leonard Mlodinow nel loro libro “Grand Design”).
In chiusura, ricordando la grande passione di Davide Zordan per il cinema (fu presidente del Religion Today Film Festival di Trento), il teologo ha sottolineato il ruolo importante avuto dal grande schermo nel rinnovamento della teologia. «Come Davide ci ha insegnato, il cinema può accompagnare nel loro dialogo i credenti e i non credenti».