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In dialogo con il mondo

21 Ottobre 2025

Il nuovo numero di A.R.O. presenta una ricca selezione di recensioni, tra cui spiccano volumi sulle Brigate Rosse, l’eredità del fascismo, il paradigma delle mobilità e le storie di bibliofili. C’è di più: la rivista racconta molti altri libri, spaziando tra luoghi ed epoche. Vi invitiamo a scoprire come leggere di storia possa creare prossimità e mantenere un dialogo costante con il mondo, nonostante le distanze.

“Chi ha con sé un libro non è mai solo”, ripeteva continuamente una delle mie insegnanti del liceo. Che lo dicesse per spingerci a coltivare questo bel vizio – quello di portarsi dietro parole scritte da altri/e – o per una qualche forma di stereotipia, poco importa: da allora questa frase ha occupato ogni angolo remoto della mia mente e spesso mi ricorda la sua presenza con una debole eco. Un po’ come i libri in fondo allo scaffale, protagonisti di una delle proposte dell’ultimo numero di Annali.Recensioni. Online, la rivista ad accesso gratuito dell’Istituto Storico Italo-Germanico. Una raccolta di saggi che elabora le storie di bibliofili e dei fondi librari presenti in Trentino, protagoniste dell’omonimo teleconvegno organizzato nell’ormai lontano 2020. In quell’anno sospeso, le biblioteche di conservazione del territorio riuscirono – seppur solo virtualmente – a mostrare al pubblico parte del loro patrimonio librario, come a ricordarci che anche nei momenti di distanza un libro può continuare a creare prossimità. Un titolo, In “fondo” allo scaffale, che rimanda a qualcosa di dimenticato, di scarso interesse. In realtà, scrive Vanessa Rossi, autrice della recensione richiamando la conclusione del volume, «[…] ciò che sta al fondo è anche ciò su cui si fonda ciò che sta sopra». 

Il libro – curato da Matteo Fadini, Italo Franceschini e Mauro Hausbergher con la collaborazione di Laura Bragagna – è solo una delle 7 proposte che popolano la sezione “Varie epoche”, seguita dalle 5 della sezione “Storia moderna” e in coda le 12 di “Storia contemporanea”. Proprio fra queste ultime, ha attirato la mia attenzione – complici probabilmente i discorsi che circolano nel nostro Paese – la raccolta di saggi curata da Carmen Belmonte e recensita da Giulia Grechi sulle sopravvivenze dell’epoca fascista in arte e architettura. Un tentativo di risposta a domande complesse e urgenti (come vivere immersi nelle tracce materiali e immateriali del fascismo? Cosa ci dicono quelle tracce di chi siamo oggi e di chi desideriamo essere in futuro? Chi ha il diritto di essere protagonista di questo processo di ri-narrazione e riuso critico?) e che si propone come invito a costruire un rapporto più consapevole, critico e democratico con quella memoria. 

Infine, a riprova del fatto che nelle pagine di un libro si possa trovare non solo compagnia ma anche risposte (quante banalità fa partorire la retorica!), vi basterà scorrere le prime righe della recensione a Connected Mobilities in the Early Modern World. The Practice and Experience of Movement. Nell’aneddoto iniziale, infatti, l’autore della recensione Luca Zenobi racconta di quando un collega gli chiese perché il tema delle mobilità suscitasse tanto interesse tra le storiche e gli storici e di come allora non seppe trovare una risposta del tutto convincente. Oggi, invece, direbbe semplicemente di leggere proprio Connected Mobilities, libro che mostra con chiarezza come proprio lo studio delle mobilità possa diventare una chiave per comprendere il mondo e le relazioni tra le persone. 

Ultimo in questa rassegna, ma primo – come sempre – nelle proposte di A.R.O. è il libro del Forum, lo spazio in cui la recensione è affidata a due voci distinte, che nell’ultima uscita ha per protagonista Dolore e furore di Sergio Luzzatto. Una scelta, come si fa notare già nell’editoriale, che vuole dare spazio a un libro importante e allo stesso tempo «porre al centro due emozioni che la ricerca storica incontra di continuo: il dolore e la rabbia. Sentimenti che non restano confinati all’esperienza individuale, ma diventano parte della memoria collettiva, delle lotte politiche, dei processi sociali che segnano le epoche».  

Forse, allora, la mia insegnante aveva ragione e non perché le pagine riempiano semplicemente il silenzio. È piuttosto che attraverso le voci che abitano i libri – quelle di autori/autrici, curatori/curatrici, recensori/e, lettori/lettrici che li attraversano – impariamo a tenere insieme tempi e luoghi, memorie e movimenti. E, forse, è proprio questo il senso della lettura: restare in dialogo con il mondo – anche quando, per un momento, ci sembra di esserne fuori.


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