La mobilità degli individui nella storia
Si è conclusa la 61^ settimana di studi organizzata dell’Istituto Storico Italo-Germanico / FBK in cui si è discusso dell’impatto delle migrazioni sulle città europee
Una tre giorni di confronto tra storici provenienti da tutta Europa dal titolo “Le migrazioni e la città europea. Prospettive sociali e culturali dalla prima modernità ad oggi”. Un tema normalmente considerato solo per gli aspetti contingenti riguardanti la cronaca dei migranti del Mediterraneo, ma che nella storia si presenta come un’ordinaria pratica delle comunità umane. In particolare, i ricercatori, hanno posto al centro della riflessione le interazioni intercorse tra la mobilità degli individui e società urbana dal 1500 ai giorni nostri trattando in particolare di flussi migratori, mobilità e cambiamento urbano, implicazioni socioeconomiche, ospitalità, gestione e trasporto, rappresentazioni e processi di integrazione/esclusione a lungo termine e di approcci metodologici e digitali alla mobilità in prospettiva storica. “Abbiamo discusso del fenomeno della mobilità con una prospettiva allargata, – spiega il direttore di ISIG-FBK Cristoph Cornellissen – che riguarda non solo quella che attraversa i confini nazionali ma anche quella interna, con un focus sugli aspetti storici che vanno oltre le contingenze attuali”.
L’incontro ha migliorato la consapevolezza sul tema tra i ricercatori presenti: “Il risultato di queste giornate di discussione può essere visto anche come una banalità, se vogliamo, – racconta Massimo Rospocher, ricercatore ISIG e organizzatore del convegno – ovvero di affermare come la mobilità degli individui nello spazio e nel tempo sia una condizione naturale per l’uomo da millenni e, come è risultato dai nostri dibattiti, considerare questa condizione come sistemica permette di relativizzare alcune false narrazioni e semplificazioni che dominano il dibattito pubblico contemporaneo. Parlare di mobilità umana non significa solo parlare di un’emergenza o di una crisi. Infatti, se guardiamo la mobilità con le lenti dello storico, focalizzandosi soprattutto sulle città europee tra il ‘700 e il ‘900, ci accorgiamo che le migrazioni di individui sul piano continentale hanno contribuito alla crescita in modernità e benessere della società urbana occidentale.”
I lavori si sono aperti con la presentazione di Leo Lucassen, professore dell’Università di Leiden e autorità mondiale in ambito di storia delle migrazioni. Secondo il docente olandese senza le migrazioni le società umane semplicemente non esisterebbero: “Grazie alle ricerche storiche deduciamo che le migrazioni sono qualcosa di veramente cruciale per la vita delle società, includendo qui anche le tensioni che queste hanno sempre comportato.” E sottolinea come nel tempo le cose non siano cambiate poi molto: “La percentuale di gente nel mondo che vive in un paese differente rispetto al proprio, è rimasta stabile: circa il 4%, senza particolare crescita nei secoli. Ciò che è cambiato, in particolare dagli anni ‘80, è il numero di persone che richiede asilo politico, in particolare in Europa. Questo è facilmente spiegabile con l’aumento della velocità e la diminuzione dei costi di spostamento, sommati all’aumento dei conflitti a cui hanno preso parte paesi europei e gli USA.” Un altro aspetto importante è anche la definizione dei migranti: “Se chiedi ad uno svedese chi sono i migranti, ti risponderà che sono africani, rumeni e in generale parleranno di persone con skill lavorative di basso livello. Ma se gli parlassimo di diplomatici, medici o ricercatori risponderebbero che quelli non sono migranti ma ‘esperti’, creando così una differenziazione artificiosa tra soggetti dello stesso tipo. Per questo quando parliamo di migrazione dobbiamo tenere conto di tutti coloro che partecipano a questo fenomeno.”
La conferenza si è conclusa con grande soddisfazione da parte dei partecipanti e con la volontà di mantenere alta l’attenzione su un tema complesso e cruciale per la società contemporanea. L’analisi in prospettiva storica della mobilità permette di evitare le semplificazioni di un dibattito pubblico troppo spesso appiattito sulle retoriche contrapposte della mobilità come risorsa o come problema.