L’abbraccio collettivo della tecnologia
Riflessioni positive ai tempi di Covid19 e un elenco commentato di tecnologie civiche a supporto della resilienza e della solidarietà
Si sente parlare di Innovazione Digitale, industria 4.0, come rivoluzioni che stanno sconvolgendo le nostre vite. Si sentono dibattiti tra sostenitori dell’Intelligenza Artificiale e oppositori, coloro che discutono dei mali portati avanti dalla tecnologia. L’analfabetismo funzionale degli studenti dovuto allo sviluppo dei social network, la spersonalizzazione dei rapporti ecc. Non ho mai vissuto da esperto questi dibatti, ma spesso mi sono trovato a partecipare a conversazioni simili spinto dall’anima nerd che mi ha sempre pervaso. Sin da ragazzo sono sempre stato affascinato dalla tecnologia, curioso, ho sempre provato a giocarci, smontando pc, acquistando dispositivi.
Nei giorni scorsi, nel pieno dell’epidemia, ero chiuso a casa a cercare di “montare virtualmente” un sistema operativo passsato per istallarlo su una ssd. Nella mia bolla ero isolato ed entusiasta. Finita l’operazione, mi riconnetto e vedo ciò che non avrei voluto vedere: un tam tam di informazioni tra mass media e social network che si tramuta presto in corse al supermercato, verso la propria regione di origine sebbene tutti chiedano di restare a casa. La cosa che più mi fa inorridire sono le fake news sui social e la caccia all’untore tramite whatsapp. Un virus subdolo mostra al mondo i limiti dell’umanità. La tecnologia diffonde la crisi e non la previene.
Lo stato invece si appella a essa: promuove e incentiva il telelavoro (odiato e osteggiato da molti), la didattica e la formazione a distanza. Anche le aziende mettono a disposizione servizi digitali per i cittadini che il Governo ha raccolto sul sito Solidarietà Digitale.
Si moltiplicano inoltre i portali che mettono insieme favole, racconti, materiale didattico per bambini. In questo scenario sembrava però mancare la risposta dei cittadini. Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto nascere iniziative dal basso di mutuo aiuto favorite dalle tecnologie, ma sembravano non emergere iniziative collettive di supporto. Nelle ultime ore, in corrispondenza del DCPM che rende l’Italia ufficialmente un paese in crisi, ecco che la tecnologia inizia a rivestire un ruolo positivo e pro-attivo. Raccolte fondi per i diversi presidi ospedalieri riempiono le varie piattaforme di Crowdfunding e trovano il supporto di centinaia di persone. Rispetto ai politici che diffondono appelli di emergenza, una parte della cittadinanza utilizza il digitale per costruire risposte collettive. Abbracci virtuali in un momento in cui il contatto fisico viene proibito come ad esempio iniziative volontarie sui social media per la consegna porta a porta della spesa o le lezioni in diretta streaming.
A cercare di dare visibiltà a questa positività e per dar supporto nasce Covid19Italia una piattaforma di civic hacking sul virus che serve per raccogliere:
- le segnalazioni dei cittadini in merito a Raccolte Fondi, Iniziative, Documenti utili, numeri utili, fake news ecc;
- la normativa nazionale di riferimento;
- servizi e iniziative solidali private.
La piattaforma è nata dal basso facendo tesoro dell’esperienza di Terremoto Centro Italia dopo il sisma del 2016 ed è promossa da Action Aid.
Anche FBK in questi giorni ha pubblicato una propria piattaforma, COVID19 Infodemics Observatory, che ha analizzato le conversazioni su twitter a livello globale scoprendo che il comportamento di utenti e bot sui social media ha prodotto guasti alla corretta informazione, soprattutto in Italia prima dell’arrivo dei primi casi di contagio.
Banca Etica lancia la sua Attiviamo Energie Positive il cui claim è “Condividiamo competenze e saperi per costruire nuove relazioni e progettare insieme il futuro”, mentre Alberto Cottica e altri civic hackers hanno creato un’altra piattaforma collaborativa Restiamo Connessi, per lo smart working, dove vengono offerti strumenti digitali per aziende e cittadini che non sono abituati alla tecnologia ma posso giovarne in questa situazione emergenziale.
Gli ultimi due giorni sui social mi hanno fatto pensare nuovamente in maniera positiva, la tecnologia può e deve sostenere l’umanità, ma deve essere guidata e indirizzata. Bisogna formare le persone a un uso consapevole, governare l’apprendimento e renderla equa perché a soffrire di più nell’emergenze sono sempre gli ultimi, coloro i quali non hanno accesso alle risorse.
In FBK il Digital Commons Lab guidato da Maurizio Napolitano, conduce attività di ricerca e costruzione di comunità nell’ambito delle cosidette tecnologie civiche, sperimentando forme di collaborazione capaci di trovare soluzioni collettive, emergenti a problemi complessi. Essendo un interlocutore privilegiato, gli ho chiesto di condividere un suo pensiero a caldo da attivista digitale:
“Sto seguendo il discorso Covid-19 ancora da quando è esploso in Cina: mia moglie è cinese ed era lì durante il Capodanno cinese. Ho imparato molto del tema e così ho deciso di scrivere la storia di Wuhan2020 appena il problema è arrivato anche da noi. A pochi minuti dal mio clic su “pubblica”, la rete dei civic hacker di cui faccio parte ha aperto un canale Telegram. Matteo Tempesti e Matteo Fortini hanno radunato la squadra di Terremoto Centro Italia. Mi hanno invitato e subito Donata Columbro mi ha detto ‘Grazie napo! Ci hai riattivato’.
Da lì, in pochissimo tempo, sono partite le idee, si è clonato il vecchio lavoro e tutto è partito come per magia.
La cosa più bella è che siamo tutti concentrati lì, a fare in modo che tutto funzioni. Ci sono tanti che vogliono collaborare e tanti che vogliono raccontare quello che stiamo facendo. Solo che non abbiamo molto tempo per raccontare: dobbiamo fare.
Non sappiamo dove andremo, ma l’energia che ci circonda ci fa sentire utili e attivi“