R0 e Rt: il contributo di FBK all’analisi dei dati sulla diffusione del virus SARS-COV-2
La Fondazione Bruno Kessler ha svolto un ruolo importante durante questa emergenza sanitaria. Fondamentale è stato infatti il suo apporto nell’analizzare i dati della diffusione della pandemia in stretto raccordo con l’Istituto Superiore di Sanità.
Gli studiosi dell’Unità “Dynamical Processes in Complex Societies” (DPCS), coordinati da Stefano Merler, hanno avviato una collaborazione con la regione Lombardia, la prima e maggiormente colpita in Italia ed Europa, per stimare la trasmissibilità di SARS-COV-2 e valutare il potenziale impatto sul sistema sanitario di un’epidemia non controllata di COVID-19. In particolare, il numero di riproduzione di base, e cioè il numero medio di infezioni secondarie generate da un singolo individuo infetto in una popolazione che non è mai venuta a contatto con il nuovo patogeno (R0), di un’epidemia non controllata di COVID-19, in Lombardia è stato stimato a circa R0=3. L’intervallo seriale, cioè la distribuzione dei tempi che passano tra l’insorgenza dei sintomi in un infettore primario e l’insorgenza dei sintomi nei casi secondari, è stato stimato a circa 6,6 giorni.
La Fondazione, grazie agli studi dei suoi ricercatori, ha inoltre contribuito a valutare l’impatto di COVID-19 sulle terapie intensive lombarde e a valutare le caratteristiche dei pazienti ammessi in terapia intensiva.
I ricercatori FBK hanno poi contribuito a studiare l’epidemiologia di COVID-19 in Italia. In particolare, hanno fornito stime giornaliere dei parametri fondamentali che regolano la trasmissibilità di SARS-COV-2, come “Rt”, che corrisponde al numero medio di infezioni secondarie generate da un singolo individuo infetto nel corso dell’epidemia, e che permette di monitorare l’efficacia degli interventi. Nel dettaglio, gli studiosi hanno contribuito a dimostrare che la trasmissibilità di SARS-COV-2 (Rt) era minore di 1 in tutte le regioni e quasi tutte le provincie italiane. Questo significa epidemia in diminuzione prima della fine marzo, cioè meno di tre settimane dopo l’inizio del lockdown l’11 marzo scorso. In questo periodo, Rt è passato da circa 3 a valori vicini a 0.6 in quasi tutte le regioni.
La Fondazione ha inoltre collaborato con il Comitato tecnico scientifico fornendo analisi di scenario per individuare possibili strategie di uscita dal lockdown. “Anche se bisogna sempre considerare che” – riferisce Stefano Merler – “la conoscenza su SARS-COV-2 è ancora scarsa e tanti aspetti – ad esempio, l’efficacia delle mascherine, il mantenimento del distanziamento sociale da parte delle persone, l’effetto della temperatura sulla trasmissibilità di SARS-VOV-2 – che saranno cruciali per la “fase 2″, non sono ancora chiari”.
I ricercatori della Fondazione sono ora impegnati nel monitoraggio della fase 2, fornendo stime di Rt per tutte le regioni.