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Una prospettiva storica sulla mobilità e sulle interazioni tra viaggiatori e residenti locali

11 Settembre 2023

L'ultimo numero degli Annali di ISIG approfondisce il concetto di mobilità nella prima età moderna e i rapporti che si venivano a creare tra viaggiatori e residenti locali.

Spostarsi da un luogo all’altro può assumere molte forme: dal fare una breve vacanza in un’altra città o paese, al trascorrere qualche anno all’estero per lavoro, al trasferirsi definitivamente in un’altra parte del mondo. È sempre stato così. Infatti, fin dall’inizio la storia stessa dell’umanità è stata definita dalla mobilità. Ancora oggi, gran parte del nostro dibattito pubblico gira intorno a questioni che hanno a che fare con la mobilità: basti pensare alle discussioni in corso sui rifugiati in cerca di una nuova casa, o ai dibattiti dopo la Brexit sul diritto di entrare e lavorare nel Regno Unito. È impossibile affrontare tali dibattiti in modo informato senza prestare attenzione anche agli aspetti pratici della mobilità. Come, esattamente, si muovono le persone? Quali nuovi incontri questo comporta? Quali effetti ha la mobilità sulla circolazione delle conoscenze, delle idee, degli oggetti?

Domande come queste sono al centro di quello che è stato chiamato il “mobility turn”. Mentre certe discipline avevano sempre prestato attenzione alla mobilità, questo “mobility turn” o “new mobilities paradigm” ha portato con sé una serie di cambiamenti teorici, sviluppi metodologici, e nuove domande e approcci di ricerca. Le mobilità non erano più viste come un’eccezione, ma come parte integrante di ogni attività umana. Per molti anni discipline delle scienze sociali, come sociologia, geografia umana e antropologia, avevano il ruolo principale nell’analisi della mobilità. Più recentemente, invece, un numero sempre crescente di pubblicazioni provenienti da discipline umanistiche come storia, studi letterari e studi cinematografici hanno sottolineato anche il ruolo fondamentale che tali discipline possono e dovrebbero svolgere in queste analisi. Concentrandosi su aspetti specifici del movimento, diversi studi sono stati in grado di fornire informazioni sempre più approfondite sul preciso funzionamento della mobilità.

L’ultimo fascicolo monografico degli Annali dell’Istituto storico italo-germanico di Trento / Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts in Trient ha come scopo di contribuire a questa discussione in corso, concentrandosi su un aspetto della mobilità in un tempo e in un luogo specifici: l’interazione tra viaggiatori stranieri e residenti locali nell’Italia della prima età moderna. Questo periodo storico si è rivelato un terreno fertile per analizzare il funzionamento della mobilità. Vecchi e nuovi modi di spostarsi o di essere spostati su distanze brevi o lunghe coesistevano, mentre anche i continenti costruivano tra loro sempre più strette relazioni. Il titolo del fascicolo – Crossroads in early modern Italy: Encounters between foreign travelers and local inhabitants – si riferisce al modo in cui l’Italia della prima età moderna funzionava come un vero e proprio crocevia: viaggiatori da tutto il mondo arrivavano nella penisola. Le loro motivazioni erano varie: dalla mobilità forzata degli schiavi ai viaggi volontari di giovani uomini che andavano a studiare all’estero, e tutto quanto si può collocare tra questi due estremi. Trento, ad esempio, vedeva il passaggio di stranieri in città per diversi motivi, poiché la sua posizione strategica faceva sì che un flusso costante di viaggiatori andasse e tornasse tra la penisola italiana e il Sacro Romano Impero, mentre nel XVI secolo il Concilio di Trento causò un diverso tipo di afflusso di persone, improvviso e temporaneo, ma di grande impatto. Anche altre parti della penisola italiana entrarono in contatto con una varietà di stranieri: mendicanti, diplomatici, rifugiati, marinai, pellegrini, esiliati, studiosi, venditori ambulanti, prostitute, membri di corti reali, persone in schiavitù, missionari, mercanti, studenti, artisti, artigiani e molti altri si spostarono o furono spostati. Gli abitanti locali potevano reagire in diversi modi. Tanto per cominciare, potevano essere stati essi stessi degli immigrati o dei discendenti di immigrati. Anche coloro la cui famiglia viveva nello stesso luogo da generazioni avrebbero potuto avere esperienze diverse con la mobilità: per alcuni, come interpreti e guide di pellegrini, il sostentamento dipendeva dai viaggiatori; altri magari non entravano in contatto diretto con i viaggiatori, ma erano comunque abituati a vederli passare regolarmente per la propria città; mentre per altri ancora, i viaggiatori stranieri potevano rappresentare un fenomeno davvero insolito.

I saggi di questo fascicolo rispecchiano questa diversità di esperienze. Casi di studi dettagliati fanno luce sulle circostanze specifiche di incontri molto divergenti tra viaggiatori stranieri e abitanti locali. Tali incontri avevano di fatto luogo in spazi e contesti diversi, dai ricevimenti cerimoniali offerti a ospiti stranieri di alto rango, agli incontri per strada o al mercato. Il saggio di Katalin Prajda studia la presenza e le interazioni nell’Italia del XIV secolo di mercenari provenienti dal Regno d’Ungheria, Croazia e Slavonia. Sandra Toffolo analizza le poliedriche interazioni dei pellegrini dell’Europa occidentale in viaggio verso Gerusalemme con gli abitanti locali veneziani. Il contributo di Mayu Fujikawa si concentra sul contatto e sullo scambio interculturale tra gli inviati giapponesi dell’ambasciata Tenshō in Italia del 1585 e le persone che incontrarono durante il loro viaggio. Özden Mercan studia in dettaglio l’agente ottomano Mustafa Agha e le sue trattative con la corte dei Medici nel 1598. Infine, il saggio di James Nelson Novoa è incentrato su un gruppo di mercanti portoghesi che viaggiarono in Toscana e finirono per stabilirvisi, sebbene venissero sempre considerati ‘portoghesi’. Insieme, i contributi rivelano come status, ricchezza, professione, scopo, regione e religione potevano determinare le esperienze vissute dai viaggiatori mentre si spostavano attraverso vari territori. Questi viaggiatori avevano una vasta gamma di interazioni con gli abitanti locali. Non tutti gli incontri avevano lo stesso impatto o lo stesso grado di intensità. Mentre in alcuni casi essi erano basati sulle necessità fondamentali della vita e avevano solo un impatto limitato, in altri casi potevano avere conseguenze di vasta portata: ad esempio, viaggiatori potevano essere richiesti come alleati, agenti o potenziali futuri abitanti per espandere la presenza diplomatica o mercantile di una società. Tuttavia, anche nei casi in cui le interazioni tra residenti locali e viaggiatori stranieri portavano ad un impatto significativo e a lungo termine su entrambe le parti, rimane fondamentale analizzare le dinamiche di questi incontri iniziali. Incontri interpersonali nella prima età moderna erano – come lo sono tuttora – parte integrante della mobilità.

Copertina_Annali-Isig_49-2023-1-b-1-1600x600Questo articolo è basato in parte sull’introduzione al fascicolo monografico: Marta Albalá Pelegrín e Sandra Toffolo, ‘Mobility and interaction between travelers and local residents in the early modern period: An introduction.’ Grazie al finanziamento della COST Action 18140 ‘People in motion: Entangled histories of dislocation across the Mediterranean (1492-1923)’, il fascicolo è parzialmente disponibile in Open Access.


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