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A house is not a home

18 Giugno 2021

La storia di Omar Hammad Ali, ricercatore presso la Micro Nano Facility di FBK, è l’emblema ideale per celebrare la Giornata Internazionale dei Rifugiati, e sottolineare l’impegno della Fondazione nella difesa e valorizzazione del capitale umano proveniente anche dagli angoli più tristemente noti del pianeta.

Omar è un ragazzo di poche parole, una di quelle persone che ai grandi discorsi preferisci i risultati, anche piccoli. Perché dietro ogni piccola conquista c’è uno spirito di sacrificio che può essere d’esempio a noi stessi e agli altri.

Nato a Damasco da padre palestinese e madre libanese, Omar si è laureato in Radiation Physics in Siria. Nel 2015 ha vinto un bando per frequentare un master a Trieste, a cui è seguito un dottorato a Torino e finalmente l’approdo nella Micro Nano Facility di FBK nel 2019. “Le 3 T (Trieste, Torino e Trento),” ama ricordare Omar, con un sorriso che dice molto del legame che ha avuto e che conserva con queste tre città.

Pur cresciuto in Siria, Omar conosce suo malgrado lo status di rifugiato letteralmente da quando è nato. Non ha cittadinanza siriana, né palestinese, né libanese, men che meno italiana. “Sto cercando di trovare una mia identità,” racconta Omar. “Ho la Palestina nel cuore e amo la Siria, ma spero di trovare una mia identità in Italia, per me e soprattutto per i miei figli.”

Negli occhi gli si legge non solo la sincerità, ma anche la viva speranza che tale legittimazione un giorno non sia più un tema sul quale riflettere, ma una certezza incrollabile, sulla quale fondare quella stessa vita che Omar sta cercando di costruire per sé e per la sua famiglia. “Ho deciso di chiedere la cittadinanza italiana,” spiega, “perché mi piace l’Italia e perché ho bisogno di un riconoscimento che mi permetta anche di viaggiare, e di tornare a trovare la mia famiglia.”

La storia di Omar è un esempio degno di nota in occasione della Giornata Internazionale dei Rifugiati, che FBK desidera celebrare anche attraverso numeri che ricordano l’apertura, l’impegno e la sensibilità della Fondazione nei confronti del capitale umano internazionale. Su oltre 600 tra dipendenti, dottorandi e interinali, più di 100 provengono da Paesi stranieri, con in testa Iran, India e Cina. Pur rappresentando una minoranza in FBK, per la Fondazione lo status di Rifugiato può essere un timbro su un documento o una domanda a risposta multipla, ma non un limite, un ingombro o uno spettro strumentale dietro il quale impedire scelte basate sul merito.

In una giornata che ci vede riflettere attentamente su chi siamo, chi potremmo essere e chi vorremmo essere, siamo anche invitati a valutare il nostro dovere civile, sociale e professionale di valorizzare le capacità ed il sapere umano.


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