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Capire i futuri per affrontare il presente

11 Luglio 2017

Elisa Cecilli, guest blogger di FBK Magazine, ha intervistato la sociologa Eleonora Barbieri Masini, pioniera dei futures studies.

EC: Cosa l’ha spinta a occuparsi di futures studies?

EBM: Erano gli anni ’70, ho cominciato a scrivere a tutte le persone che ho potuto individuare che si occupavano di questo, da Bertrand de Jouvenel a Parigi, a Robert Jungk in Austria, a Johann Galtung in Norvegia, che sono stati tra i primi in Europa. Poi presi contatto con l’Università di Manchester in Inghilterra. Tutti mi risposero con grande entusiasmo perché in Italia eravamo agli inizi. Mi invitarono alla prima grande conferenza che si tenne a Kyoto, dove incontrai le persone che si occupavano di futures studies in diversi Paesi, soprattutto ovviamente c’erano gli americani, per l’Europa i tedeschi, dove c’era stato Ossip Flechtheim che ha lanciato il termine futurologie che ora però non viene più usato. Anche in italiano è un errore utilizzare futurologia perché dà la sensazione che vi sia “un unico modo di guardare al futuro, ci sono invece diversi modi con cui si può guardare ai futuri”. Per questo a livello mondiale si usa l’espressione “futures studies”. In lingua spagnola usano perspectiva (prospettiva), in lingua francese il fondatore Bertrand de Jouvenel usa futuribles, sempre al plurale.

I futuri sono sempre plurali, non c’è un solo futuro, perché se noi guardiamo al passato vediamo una serie di possibili cambiamenti che avrebbero potuto portare a possibili futuri diversi fra loro.

EC: L’uso del plurale, come diceva, sottintende differenti possibili scenari. Come si fa a prevederli? Quali metodologie si impiegano?

EBM: Parlare di futures al plurale dà la possibilità di (pre-)vedere diversi futuri in una società che cambia rapidamente, così come la tecnologia e il modo di vivere. Diversi possibili futuri, perché da una mia decisione di oggi possono scaturire diverse conseguenze. Il metodo più diffuso per portare avanti questo genere di analisi è la descrizione degli scenari alternativi; i futures studies necessitano sempre di un’analisi del recente passato, qualunque sia l’argomento.
Per esempio la scuola elementare in Italia ha bisogno di un’analisi del recente passato, si deve decidere prendendo in esame fino a 10, 20 anni indietro. Che cosa è stato cambiato? Quali decisioni si intendono prendere? La previsione serve per confrontare scenari alternativi fra i quali chi deve decidere può orientare il proprio indirizzo.
Vale a dire che fra i diversi possibili futuri, si possono scegliere i più probabili fra questi. Occorre indicarli sempre come possibili o probabili: questo è un concetto che bisogna tenere chiaro. Non posso mai dire “questo è un futuro certo”, io faccio futures studies ma non posso dare la certezza. L’errore è proprio questo. E in Italia per questo motivo molte decisioni non sono state prese. Le assicuro che io con Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma abbiamo lavorato tanto e abbiamo cercato di far capire ai politici che nel prendere decisioni bisogna guardare alle possibili conseguenze di quelle decisioni, le conseguenze non sono mai una, sono varie, e io devo cercare di individuarle perché i futuri sono sempre vari, non sono uno. Io non posso essere sicura di dire che voglio cambiare la scuola primaria in Italia in questa direzione, lo faccio in quanto ritengo che questa sia la più probabile da auspicare fra i futuri che si prevedono.
In Inghilterra e in Germania queste metodologie si usano moltissimo per dare indicazioni soprattutto ai settori dell’educazione e della ricerca per esempio. Anche nei Paesi nordici, in Svezia, Norvegia, Danimarca e Olanda hanno ministeri o Centri di studio capaci di individuare quali sono le possibili conseguenze delle decisioni politiche prese o da prendere, e sono anche al governo.
Anche le aziende dovrebbero usufruirne, FCA per esempio ha un gruppo di studi, le grandi aziende dovrebbero tutte comprenderne l’importanza per ponderare le conseguenze delle proprie azioni (compiute) oggi ed essere preparati agli effetti delle proprie scelte.

EC: Qual è la sua prospettiva sui futuri che ci possiamo immaginare nei prossimi 10 anni?

EBM: Innanzitutto indubbiamente i cambiamenti climatici sono una cosa fondamentale, i cambiamenti dell’acqua, l’utilizzo dell’acqua e le fonti, per il futuro del mondo. Inoltre, con il numero di anziani che aumenta (perlomeno nei Paesi avanzati), anche la relazione fra giovani e anziani è uno dei grandi problemi sociali del futuro.
Infine un argomento di grandissima importanza è il tipo di educazione da dare ai giovani per essere pronti a un mondo che cambia continuamente e cambierà sempre più. Già dalla scuola primaria bisognerebbe introdurre delle prove per inserire questo concetto nella mente: guardare avanti per non essere presi alla sprovvista come le passate generazioni.


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