Che Spazio sarà?
Una serata sulle frontiere della ricerca legata all’esplorazione spaziale. Tra gli ospiti, il presidente dell’ASI Giorgio Saccoccia, il presidente FBK Francesco Profumo, il rettore dell’Università di Trento Flavio Deflorian e il professore e fisico dell’Università di Trento-EUSPA Roberto Battiston.
In un momento in cui anche i civili possono decollare con una navicella e viaggiare come astronauti, lo Spazio torna ad essere luogo di particolare interesse anche per il grande pubblico.
Il 15 settembre nel giardino del MUSE, alcuni protagonisti della ricerca legata all’esplorazione spaziale hanno raccontato strategie e prospettive “intersiderali” del prossimo decennio, parlando dello Spazio non solo come oggetto delle osservazioni degli astronomi, ma anche come laboratorio privilegiato per indagare alcuni dei fenomeni più estremi e misteriosi della natura e una delle più interessanti frontiere di ricerca tecnologica per uno sviluppo sostenibile.
Tra gli ospiti della serata, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Giorgio Saccoccia, il presidente della Fondazione Bruno Kessler Francesco Profumo, il rettore dell’Università di Trento Flavio Deflorian e il professore e fisico dell’Università di Trento-EUSPA Roberto Battiston. A loro il compito di aprire la conferenza “Che spazio sarà?” con una prima tavola rotonda incentrata sul tema della ricerca spaziale oggi e le prospettive future. Sfide che vedono in prima linea anche il Trentino con il Trento Space Center e la Fondazione Bruno Kessler, coinvolti in progetti ed esperimenti.
“La Fondazione Bruno Kessler”, ha sottolineato Francesco Profumo, “si è occupata e si occupa di Spazio. In particolare nel settore dei sensori, dei rivelatori che hanno avuto origine nell’ambito delle alte energie, al CERN. Nel corso degli anni poi FBK è stata capace di unire tecnologie a base di silicio con l’ambito spaziale. Quindi ci sono state applicazioni nel settore dell’industria, della medicina, dell’agricoltura. La Commissione europea è venuta qualche tempo fa a visitarci e ci ha detto che siamo un hub aperto. Questa progetto di realizzare una piattaforma aperta ci piace molto. L’idea è coinvolgere i soggetti più vicini a noi come l’Università e poi ASI, ESA, INFN e le imprese. Il patrimonio che abbiamo accumulato nel corso degli anni investendo con continuità prosegue in una piattaforma aperta che sia alimentata da finanziamenti e che abbia poi ricadute in ambito spaziale. Un’iniziativa che portiamo anche nel mondo delle scuole, con progetti per gli studenti che abbiano anche un contenuto di ricerca”.
Nella seconda parte, un focus sulla scienza, Maura Graziani, ricercatrice astroparticellare dell’Università degli Studi di Perugia, ha parlato soprattutto della ricerca su raggi cosmici e antimateria, mentre Silvia Piranomonte, astrofisica dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma, ha dedicato un focus alle prospettive dell’astronomia multi-messaggera, con riferimenti in particolare a onde gravitazionali e lampi di raggi gamma. Pierluigi Bellutti e Roberto Iuppa, rispettivamente della Fondazione Bruno Kessler e dell’Università di Trento, hanno raccontato più nel dettaglio le ricerche scientifiche e tecnologiche in ambito spaziale della FBK e dell’Ateneo trentino. A moderare l’incontro Matteo Serra, comunicatore della scienza.
“Per me è un sogno che si avvera”, ha detto Pierluigi Bellutti“. “A nove anni ho visto in TV il primo uomo arrivato sulla Luna. Quando sono arrivato alla FBK avevamo un garage in cui parcheggiare la macchina. Poi al posto di quello sono nati i laboratori dove abbiamo realizzato i primi sensori di radiazioni, tecnologie basate sul silicio. Queste tecnologie stanno dando risposte alle domande arrivate dalla scienza e sono utilizzate per l’indagine spaziale. Abbiamo in casa cinque tecnologie di altissimo livello per ognuna delle quali FBK è tra i leader mondiali. Inoltre lo Spazio sta dando grossi sviluppi alle imprese. Tali tecnologie stanno arrivando nelle nostre vite. Ad esempio per i sensori di macchine utilizzate nella diagnostica medica come le PET, per il supporto alla guida assistita delle auto, per l’analisi dei materiali. Da un paio d’anni inoltre lavoriamo all’integrazione di una piccola costellazione fatta di sette nanosatelliti in collaborazione con l’Istituto Nazionale di AstroFisica e intorno a questa attività stiamo anche pensando di realizzare progetti con le scuole per contribuire alla formazione della la Next Generation EU”.
A moderare l’incontro Matteo Serra, comunicatore della scienza. L’evento è stato organizzato a cura del sistema STAR nell’ambito del progetto SHARPER – progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dei progetti “Notte Europea dei Ricercatori” – azioni Marie Skłodowska-Curie. GA 101036106.