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Cicatrici

6 Novembre 2025

Un progetto inter-centro su alcuni luoghi chiave di Trento, per ricostruire le diverse identità della città, tra continuità e strappi

Le cicatrici si formano dove sono coinvolti gli strati più profondi della pelle. Nel progetto FBK CICATRICI, realizzato dal Centro per le Scienze Religiose in collaborazione con l’Istituto Storico Italo-Germanico (ISIG) e la 3D Optical Metrology Unit (3DOM), con la supervisione scientifica del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre e con il supporto di Fondazione CARITRO, abbiamo usato questa metafora per accostarci al tessuto urbano della città di Trento e ai suoi “segni”. Esplorando i luoghi chiave rispetto alla storia, alla memoria e all’identità della città, abbiamo individuato casi ed eventi che hanno provocato un  mutamento, uno strappo o una ferita – talvolta  superficiale, in altri casi più profonda –  a ridosso di luoghi specifici, e abbiamo indagato i processi di elaborazione o talvolta “rigenerazione” legati a queste trasformazioni.

Il progetto si colloca in una linea di ricerca del Centro per le Scienze Religiose, Gli spazi delle religioni e delle spiritualità, che studia la spazialità religiosa e secolare derivandone categorie d’analisi utili alla comprensione dei modi in cui le società cambiano. Lo spazio infatti non è un mero sfondo o scenario della vita sociale, e nemmeno solo un suo prodotto ma un elemento che la consente e la orienta. Studiare le tante facce e sfaccettature “spaziali” e materiali di Trento, allora, è certo un modo per comprenderne la storia ma è anche un esercizio per supportare la riflessione sul futuro della città, sempre più immessa in processi di mobilità e globalizzazione, che ne rivisitano la tradizionale caratterizzazione di “città alpina”.

In FBK questo percorso ha potuto contare sul ricorso a un approccio interdisciplinare, aspetto costitutivo degli studi sugli spazi sociali. Fondato sul dialogo e la collaborazione tra centri e unità che attingono a saperi e competenze di diverso tipo, CICATRICI ha coniugato scienze sociologiche, scienze religiose e storiche, geomatiche, e digital humanities. I centri coinvolti, del resto, hanno anche portato nel progetto le rispettive esperienza di ricerca che avevano già  interessato il territorio e la città di Trento. Si pensi agli studi del Centro per le Scienze Religiose che negli ultimi anni hanno mappato la presenza delle religioni di minoranza nel territorio (Guglielmi, 2021) guardando ai luoghi per il culto a loro disposizione e alle possibilità aperte per la creazione di luoghi multi-religiosi (il progetto TESEO); agli approfondimenti sulla storia urbana della città messi in luce da  ISIG nel progetto PUblic REnaissance e in quello di public history Hidden Trento; o, ancora, alla ricostruzione dell’espansione della città e dei cambiamenti urbani degli ultimi 150 anni evidenziati nelle ricostruzioni 3D multitemporali nell’ambito del progetto Totem  di 3DOM.

Ma a quali luoghi si è rivolta la nostra esplorazione? Attraverso la ricerca storica e la creazione di una StoryMap – uno dei più innovativi strumenti del Digital Storytelling che unisce geolocalizzazione e produzione di immagini e testi – abbiamo mappato casi e luoghi significativi sulla base di tre dimensioni o traiettorie identitarie rilevanti per la città: quella religiosa, quella storicopolitica e quella urbanistica/territoriale. Per ciascuna, abbiamo poi approfondito un caso di studio attraverso la realizzazione di un segmento di ricerca sociologica di tipo qualitativo basato sulla somministrazione di interviste a testimoni e alla cittadinanza.

La dimensione religiosa, chiaramente centrale nella “città del Concilio”, vede mutamenti che hanno coinvolto le  comunità e i gruppi di minoranza e che si concretizzano in vecchi e nuovi spazi:  dall’ex Sinagoga, legata alla persecuzione e dispersione della comunità ebraica, sino ai nuovi luoghi di culto; come il tempio buddista Tenryuzanji, che è ormai una realtà consolidata nella Valle dei Mulini, creato attraverso la riconversione di due masi siti nel Comune di Cinte Tesino a metà anni 2000. Una “cicatrice da ricostruzione” in cui la ferita causata dall’abbandono del maso viene “ricucita” dalla nuova funzione religiosa. Entro questa dimensione, la nostra analisi si è concentrata in particolare sulla Chiesa di San Marco Evangelista, ex chiesa cattolica, in passato concessa alla comunità tedesca, oggi sede di una parrocchia Cristiano-Ortodossa.  Una transizione che sembra essere stata vissuta dalla comunità ortodossa romena “in punta di piedi”, in accordo ad una visione del luogo abitato non tanto come “casa” quanto come “spazio ospitante”.

Riguardo la dimensione storico-politica, abbiamo considerato le trasformazioni dello spazio urbano legate dell’esperienza delle grandi guerre e dell’epoca fascista, nella cui elaborazione la città è stata ed è ancora impegnata. Qui la nostra indagine si è concentrata sul caso del Palazzo delle Poste. Eretto in epoca fascista al posto di un edificio asburgico che a sua volta sorse sui resti di un palazzo rinascimentale, questo luogo è oggi interessato da un progetto di ripensamento funzionale. Un insieme di transizioni che, più che segnare una ferita, sono state accompagnate  – sembrerebbe – da una progressiva “atrofizzazione” di questo luogo, percepito per lo più dalla cittadinanza come “corpo alieno”.

Rispetto, infine, ai segni dello sviluppo urbano nell’ambiente peculiare della città alpina, abbiamo considerato le tracce storiche delle cinte urbane e dell’antico passaggio del fiume, sino ai più recenti progetti urbanistici che impattano sulla questione sociale e ambientale. Per questo ambito, il nostro focus si è rivolto all’area dell’ex stabilimento Michelin, chiuso ne 1978 dopo oltre trent’anni di attività; un’area dove oggi sorge il complesso residenziale “Le Albere”, progettato dal noto architetto Renzo Piano. Lo studio ha approfondito le implicazioni sociali della mancanza di tracce e segni – materiali e immateriali – della vita dello stabilimento, e dell’esperienza vissuta dai suoi operai e dalle sue operaie.

Ed è a partire dalla constatazione di questo “vuoto”, colmato solo in anni recenti da alcuni progetti artistici di valore, che il team di CICATRICI ha deciso di sperimentare proprio sul caso dell’area ex Michelin la creazione di un modello digitale capace di supportare la difficile elaborazione collettiva della memoria di una parte così importante della storia sociale e industriale di Trento. Il prodotto realizzato, disponibile sul sito del progetto, unisce alla ricostruzione 3D delle trasformazioni subite dalla fabbrica e dal territorio tra gli anni Trenta ed oggi  l’accesso ad un archivio digitale di immagini fino ad ora unicamente in possesso del Gruppo Anziani Michelin (GAMI) di Trento. Sorvolando la ricostruzione e dirigendo il cursore del mouse su alcuni punti della fabbrica, si aprono le foto storiche accompagnate da testi che descrivono il contesto e le attività legate al luogo. 

Ecco allora riapparire l’iconico cancello d’ingresso con la M impressa, simbolo della fabbrica, e il primo cotonificio, in cui a partire dagli anni Trenta venivano prodotti i rinforzi tessili di cotone e, in seguito, i materiali sintetici che fanno parre della carcassa dello pneumatico. Ecco le tante operarie, al tempo attratte dalla fabbrica dalle valli di tutta la provincia, ritratte all’interno del pensionato femminile, poi divenuto, all’inizio degli anni Settanta, la sede del Gruppo Sportivo Michelin. Ed ecco, esplorando questo spazio, le squadre di bocce, tennis, basket e pallamano, che, con un’alta partecipazione femminile, si sono dimostrate competitive a livello nazionale. Ecco, ancora, le testimonianze della complessa relazione tra la fabbrica e la città, come le immagini dei carri allegorici della Michelin che hanno partecipato alla Festa dell’uva negli anni Trenta – una forma di partecipazione alla vita urbana anche vincolata dagli obblighi imposti dal regime fascista – o quelle che immortalano eventi significativi a livello collettivo, come la Giornata della qualità totale (1994) e Giochi senza frontiere (1998).

Con CICATRICI, insomma, la storia sociale e industriale di Trento rivive, almeno in parte, nel digitale. E viene offerta non solo a chi l’ha vissuta in prima persona ma anche ai cittadini e alle cittadine di Trento – e non solo – in cerca di tracce materiali e immateriali del legame tra passato, presente e futuro della città.

 

*Le immagini messe a disposizione dal GAMI, che ringraziamo vivamente, sono utilizzate unicamente ai fini del progetto e in ragione del loro valore storico, in conformità alla normativa vigente in materia di Data Protection. 

 


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