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Studio, ricerca e apprendimento organizzativo: la Fondazione Bruno Kessler e il “living lab” del progetto TESEO

31 Maggio 2023

Una proposta di lettura e riflessione in occasione delle celebrazioni del Mese europeo della Diversità 2023

Da alcuni anni, maggio è stato istituito come il Mese europeo della Diversità con lo scopo di porre sotto i riflettori l’importanza della diversità e dell’inclusione sul posto di lavoro e nella società. Proponiamo di seguito le riflessioni di Manuela Bacca – HR Expert in D&I management, Alessandro Dalla Torre – Responsabile Risorse Umane della Fondazione Bruno Kessler e della Fondazione Hub Innovazione Trentino (HIT) e Valeria Fabretti – ricercatrice di FBK-ISR.

All’interno della Fondazione Bruno Kessler, fulcro internazionale di ricerca e innovazione, convivono persone provenienti da nazionalità e contesti diversi con culture e convincimenti religiosi differenti.
Per accogliere al meglio le diversità presenti e promuovere un ambiente di lavoro aperto e inclusivo, la Fondazione ha attivato negli ultimi anni molteplici iniziative orientate al sostegno e all’ascolto delle istanze del proprio personale, ricorrendo anche all’apporto distintivo della comunità di ricerca interna per identificare strumenti di indagine e soluzioni sperimentali e innovative. 

Tale approccio trova conferma nel recente contributo che il progetto TESEO,  coordinato dal Centro per le Scienze Religiose e supportato da CARITRO, sta assicurando al percorso di riflessione della Fondazione in merito al possibile allestimento di una “sala del silenzio” presso la sede di Povo per ospitare la preghiera e la meditazione di persone con pratiche spirituali diverse e offrire un nuovo spazio di convivenza tra le  comunità.

Manuela Bacca, HR Expert D&I

La funzione delle Risorse Umane viene spesso ed inevitabilmente chiamata ad interpretare il contesto organizzativo in cui si trova ad operare. E l’appello a cui essa deve rispondere si è fatto nel tempo sempre più esigente.

Se originariamente le dimensioni dell’organizzazione proposte all’attenzione della funzione delle Risorse Umane – al di là della gestione amministrativa del contratto di lavoro – riconducevano agli aspetti di sicurezza e salute di volta in volta implicati nella produzione, nel tempo a tali dimensioni se ne sono affiancate molte altre.
L’attenzione per l’integrità fisica, per esempio, si è estesa a tutti gli aspetti del benessere: biologico, innanzitutto, ma anche psicologico e finanche sociale e relazionale.
Una tale estensione dell’orizzonte oggetto dell’indagine e quindi dei presidi che stanno in capo alla funzione delle Risorse Umane corrisponde, in buona sostanza, all’evoluzione nel tempo delle visioni concettuali dell’organizzazione stessa.

All’immagine di un’organizzazione statica, perché ancorata all’equazione economicistica imperniata su fattori produttivi e fini, se ne sono via via proposte di più dinamiche e articolate; immagini cioè espressione della complessità messa in gioco dal sistema di relazioni ed interazioni coinvolte nel e dal contesto interno ed esterno di un’organizzazione sempre più compresa nel suo ruolo di agente del cambiamento economico e sociale.
La traiettoria segnata dall’evoluzione delle visioni concettuali dell’organizzazione – una traiettoria tutt’altro che scontata e lineare – ha, tra l’altro, portato in evidenza l’importanza giocata dal sistema di relazioni e di produzione di senso che viene immancabilmente attivato dalle lavoratrici e dai lavoratori nel farsi della loro esperienza professionale tra mezzi e fini produttivi.
Accanto al set di competenze, conoscenze e comportamenti agiti, questo sistema di relazioni e di produzione di senso ha messo in una tensione generativa i fattori dell’organizzazione e della produzione fino a segnarne le dimensioni culturali e istituzionali.

Ecco, dunque, che la funzione delle Risorse Umane, e quella del Management in generale, viene chiamata a misurarsi su un territorio inedito dell’organizzazione e cioè quel territorio mobile disegnato dall’incontro tra lavoro e persone, finalità della produzione e culture personali, vincoli e libertà.
È molto difficile, credo, disegnare la mappa di un tale territorio. Difficile, non solo per la sua connaturata mobilità. Difficile, direi, per le sue implicazioni etiche e politiche.
Su una mappa del genere, infatti, vanno trasferite le istanze e le ragioni di cui è fatta la trama di esperienze professionali e personali anche molto diverse tra loro.
Una trama che racconta la storia dell’organizzazione e, insieme, la storia della vita delle persone – lavoratrici e lavoratori – che di quell’organizzazione sono insieme espressione tangibile e intangibile ma, sempre e comunque, fattore distintivo per l’economia dei suoi risultati operativi e della sua reputazione.
L’irriducibilità di un tale territorio ad una delle tante mappe che la letteratura ed il repertorio delle scienze organizzative mettono a disposizione di quanti operano nel contesto delle risorse umane e del management fa sì che il suo ambito di attenzione e di studio si sposti in quello, meno assodato e più empirico, del laboratorio sperimentale qui inteso come luogo e comunità di pratica.
È, infatti, nello spazio organizzativo deliberatamente e consapevolmente consegnato alla produzione di nuova conoscenza che lavoro e cultura, studio e sperimentazione, persona e istituzione – interagendo tra loro – elaborano e definiscono i termini del patto di reciprocità che sta alla base dello statuto materiale e formale di una determinata organizzazione e della sua dimensione sociale e comunitaria.

L’importanza vitale di un tale spazio organizzativo non è solo formalmente sancita nello Statuto della Fondazione Bruno Kessler che – tra i relativi scopi, finalità, metodi e principi – assume sulla Fondazione stessa la priorità della ricerca e dell’innovazione ad alto impatto economico e sociale. Essa, invero, risulta costitutivamente impressa nell’intuizione del suo fondatore che, non a caso, guardava a questa istituzione di studio e ricerca – ieri Istituto Trentino di Cultura, oggi Fondazione Bruno Kessler – come ad un laboratorio per quella che egli, da lungimirante “zôon politikón”, prefigurava come una “Autonomia speciale” se ed in quanto capace, per l’appunto, di farsi luogo di innovazione sociale, di affermazione e promozione dei valori delle persone e di rimozione delle disuguaglianze.

Ecco, dunque, sinteticamente descritto il peculiare dispositivo, insieme cognitivo ed esperienziale, attraverso il quale apprendimento organizzativo e ricerca scientifica – contaminandosi a vicenda senza pregiudizi né forzature epistemiche – danno forma, partendo da bisogni attuali e concreti, a veri e propri casi di studio messi in opera per fare dell’innovazione un’occasione di promozione sociale.

È questo sicuramente il caso del progetto Teseo”, un percorso di riflessione e sperimentazione innestato sull’esigenza – concreta e attuale per una comunità scientifica dalle significative espressioni plurali per provenienza geografica e cultura – di allestire uno spazio dedicato alla preghiera e alla meditazione dentro un contesto lavorativo aperto e inclusivo.
Il progetto si avvale del contributo delle funzioni delle Risorse Umane e del Patrimonio della Fondazione e, per l’appunto, prende la forma del “living lab” individuando i portatori di interesse ed il contesto locale quali interlocutori attivi sia dell’attività di studio e ricerca sia del lavoro di apprendimento organizzativo.

 Alessandro Dalla Torre – Responsabile Servizio Risorse Umane 

I luoghi che attraversiamo e abitiamo non sono solo “scenari” delle nostre esperienze. Sono, piuttosto, le nostre esperienze a “prendere forma” in essi, ovvero si costruiscono in stretta relazione con gli aspetti materiali e simbolici che gli spazi esprimono. In un rinnovato interesse per l’approccio “spaziale”, le scienze volte alla comprensione delle pratiche di tipo religioso e spirituale nelle nostre società adottano questo tipo di lettura per raccontare come tali forme si diano sempre a ridosso di luoghi e dispositivi, fisici e virtuali.

Il progetto TESEO (sociomaTErialità del Sacro e gEOgrafie dell’incontro: dai luoghi di culto agli spazi multi-religiosi sul territorio trentino) realizzato dal Centro per le Scienze Religiose insieme al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma Tre, con il supporto di Fondazione CARITRO,  adotta uno sguardo multi-disciplinare per indagare, in primis, i luoghi in uso dalle religioni di minoranza sul territorio della provincia di Trento. Ne emerge una mappa dinamica che svela la presenza di molteplici spazi per la preghiera e per il culto, spesso provvisori e invisibili ai più, e raccoglie la voce delle comunità che li vivono e riempiono di significati, costruendo così il loro “posto” nella società trentina. In chiave di diritti, il rispetto della libertà religiosa passa per il riconoscimento alle diverse comunità del proprio spazio, dignitoso e il più possibile rispondente ai canoni delle loro diverse tradizioni. 

Non va poi trascurato come la dimensione spaziale della religione e della spiritualità “abbia luogo” anche in quegli ambienti in cui le persone passano, per scelta o per necessità, un tempo significativo della loro giornata. Il progetto TESEO si interessa anche ai processi di creazione di spazi multi-fede: sale di preghiera, di meditazione (o anche “del silenzio”) che – sempre più diffusamente anche in Italia, come mostrano i progetti mappati da Gruppo Nazionale di Lavoro Stanza del Silenzio e dei culti, – sono allestite all’interno di ospedali, cimiteri, campus universitari, istituti penitenziari, aree di passaggio (come aeroporti o centri commerciali) e luoghi di lavoro.

Con attenzione a quest’ultimo ambito, TESEO trova nella riflessione in corso in FBK una preziosa opportunità di studio e un processo cui offrire affiancamento scientifico e metodologico. Queste sale possono assumere caratteristiche – di configurazione, allestimento ecc. – molto diverse in riferimento ai diversi possibili usi cui sono destinati e, più in generale, rispecchiano il modo specifico in cui si coniuga il riconoscimento della diversità religiosa con la neutralità e laicità di spazi secolari. Lavoriamo quindi con interesse insieme all’unità Diversity&Inclusion di HR partendo dal dialogo con il personale, per esplorare i bisogni e i punti di vista, arrivando a coinvolgere le logiche e culture istituzionali e organizzative che fanno della Fondazione un laboratorio di innovazione e sperimentazione.

Parallelamente, il team di TESEO sperimenterà, insieme alle comunità religiose del territorio, uno spazio multi-fede “ideale” trasportandolo nella dimensione virtuale.  Un banco di prova tecnologico che ci permetterà di studiare come le dinamiche materiali si traducono nella immaterialità ma anche un riferimento importante per sondare convergenze e divergenze tra universi di significato e mondi diversi.  

Valeria Fabretti, ricercatrice FBK-ISR


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