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Fra storiografia e uso pubblico della storia

13 Ottobre 2022

Il Forum di «ARO» dedicato alla storia dell’Impero tedesco offre l’occasione per riflettere sul rapporto fra storiografia e memoria pubblica

È uscito «Annali. Recensioni. Online 2022/03» con un’ampia panoramica sulla più recente storiografia. Le ventiquattro recensioni rappresentano una rassegna variegata degli interessi della comunità scientifica e ci introducono nel dibattito su alcuni grandi temi di storia sociale, politica e culturale dalla prima età moderna al mondo contemporaneo. Hanno collaborato al numero studiosi e studiose italiani e stranieri afferenti a diversi centri di ricerca, dalla University of Manchester alla Vrije Universiteit di Amsterdam, dalla University of Nottingham Ningbo all’Università di Jena, dall’Università degli Studi di Napoli Federico II alla Università “La Sapienza” di Roma, solo per citarne alcuni, senza dimenticare il contributo dell’Istituto Storico Italo-germanico di FBK.

Apriamo con il Forum dedicato a quattro pubblicazioni uscite di recente sulla storia dell’Impero tedesco: “Aufbruch in die Moderne. Reform und Massenpolitisierung im Kaiserreich” di Hedwig Richter, “Schatten des Kaiserreichs. Die Reichsgründung von 1871 und ihr schwieriges Erbe” di Eckart Conze, “Bismarcks ewiger Bund. Eine neue Geschichte des Deutschen Kaiserreichs” di Oliver F. R. Haardt e “Kaiserdämmerung. Berlin, London, Paris, St. Petersburg und der Weg in den Untergang” di Rainer F. Schmidt. È stato affidato ad Amerigo Caruso e a Carlo Spagnolo, esperti entrambi dell’area tedesca, il compito non facile di commentare i quattro volumi pubblicati in occasione delle celebrazioni dei centocinquant’anni dalla fondazione dello stato unitario tedesco e di sintetizzare quanto essi abbiano innovato o meno il dibattito storiografico nazionale sul «Keiserreich» e la sua eredità. L’analisi di entrambi gli studiosi permette di orientarsi, anche a chi non è esperto del tema, fra le principali tappe della discussione storiografica degli ultimi decenni sulla nascita dello stato nazionale tedesco e, specialmente grazie all’analisi di Caruso, di fare un rapido confronto con quanto è accaduto in occasione della medesima ricorrenza dei centocinquant’anni dell’unità in Italia. «Da parte italiana – scrive Caruso –, tante celebrazioni pubbliche, mostre e tricolori; da parte tedesca il prevalere, invece, di un basso profilo a causa della posizione molto più delicata che occupa il Kaiserreich nel complesso sistema della cultura della memoria nella Repubblica Federale tedesca». In Italia, in occasione dell’anniversario del 2011, infatti, non si sono sviluppati dibattiti fondamentali sul metodo e sulle grandi linee interpretative. «Si è piuttosto proseguito – osserva Caruso – il percorso intrapreso dopo la svolta culturalista e transnazionale, il quale ha peraltro prodotto un forte rinnovamento della storiografia sul Risorgimento». In occasione dell’anniversario tedesco nel 2021, invece, «è esploso un dibattito storiografico molto acceso che fa da contraltare al basso profilo delle (poche) manifestazioni pubbliche». Le quattro monografie analizzate, nonostante le differenze di metodo, qualità e contenuto evidenziate dai due studiosi, rappresentano indubbiamente la manifestazione plastica di questo intenso dibattito. Caruso e Spagnolo delineano pregi e limiti dei volumi, sottolineando entrambi quanto essi siano il segno di una storiografia «fluida» (Caruso), «ricca di spunti, produttiva di conoscenze» (Spagnolo). Tuttavia, entrambi evidenziano anche i limiti di questo recente dibattito scientifico. Esso non solo tenderebbe a portare in auge un certo revisionismo storico, sia per quanto riguarda i “meriti” del Reich, sia per quanto riguarda il tentativo di deresponsabilizzare la Germania dallo scoppio della prima guerra mondiale, ma non sarebbe nemmeno esente da una certa ambiguità semantica (anche a causa di un uso poco accorto di certe categorie interpretative applicate a contesti molto differenti fra loro). Le recenti pubblicazioni, inoltre, pur con esiti interpretativi diversi, lascerebbero irrisolto un nodo di fondo, ossia – come rilevato da Spagnolo – la possibilità di normalizzare la storia tedesca e di uscire effettivamente dallo schema del «Sonderweg» (che si basa proprio sull’idea di eccezionalità tedesca rispetto al percorso “normale” dei vicini occidentali).

Per quanto riguarda gli altri studi presentati in questo numero di «Annali. Recensioni. Online», essi toccano una ricca varietà di argomenti con metodologie molto differenti fra loro, dalla storia della medicina a quella delle migrazioni, dalla storia dei conflitti alla storia urbana, dalla storia politica alla storia sociale e culturale. I temi e le prospettive di ricerca sono molteplici e vedono l’utilizzo di risorse documentarie di varia natura che non sempre vengono valorizzate negli studi storici, come, nel caso dell’età contemporanea, le fonti audiovisive. Proprio l’uso delle fonti cinematografiche, ad esempio, offre nuove prospettive agli studi sulla politica espansionistica dell’Italia fascista nel continente africano (come nel caso del volume di Gianmarco Mancosu) e a quelli dedicati alla storia culturale degli Stati Uniti del secondo Novecento (come nel caso del libro di George A. Gonzalez). D’altro canto, anche studi di carattere più tradizionale, come quelli di storia politica si arricchiscono di nuovi scenari grazie alle nuove domande di ricerca e alla nuova documentazione d’archivio ora disponibile utilizzata nei volumi di Paolo Pombeni e di Tommaso Baris.

Gli spunti offerti dall’ampia rassegna di studi del nuovo numero di «Annali. Recensioni. Online» sono dunque davvero tanti. A questo punto vi auguriamo una buona lettura sulla piattaforma di ​«ARO».


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