Il Senso Incantato: Massimo Leone e il dialogo tra spiritualità e innovazione
Dal roccioso Impervio all’aeriforme Incanto: 3 anni di riflessioni e attività del centro per le Scienze Religiose
Massimo Leone, direttore del Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler, ci guida alla scoperta del convegno “Il Senso Incantato“, terzo capitolo di un percorso di ricerca e approfondimenti iniziato nel 2022. Tra riflessioni ispirate dalla natura trentina e l’influenza delle tecnologie moderne, Massimo Leone esplora il tema dell’incanto come connessione tra stupore, sacralità e innovazione. In questa intervista racconta non solo l’evoluzione del Centro e le sue prospettive future, ma anche la sua personale esperienza nel valorizzare il dialogo tra passato e innovazione tecnologica.
Che cosa tratta il convegno il senso incantato?
È il terzo convegno che organizziamo presso il Centro per le Scienze religiose – dopo un primo nel 2022 intitolato “Il senso impervio” alla fine di un anno di riflessione su polarizzazione e depolarizzazione. Un secondo convegno nel 2023 ha invece proposto il tema de “Il senso immerso” dopo un anno di riflessione su embodiment e disembodiment. Quest’anno abbiamo infine ragionato sulla coppia dialettica “enchantment e disenchantment”, quindi incanto e disincanto.
C’è una progressione, un filo conduttore tra questi tre convegni e il lavoro di questi tre anni. All’inizio ci siamo concentrati sul carattere solido, roccioso, a volte anche difficile dei testi e delle interpretazioni, sul modo in cui a volte si radicalizzano e diventano estreme: in questo siamo stati ispirati anche dal paesaggio circostante, dalle terre rocciose del Trentino.
Nel secondo anno, invece, ci siamo dedicati non a un tema solido, ma a un tema liquido, quello dell’immersione, approfondendo il modo in cui le nuove tecnologie digitali ci consentono di giocare con i limiti della nostra identità, mettendoci a confronto con delle possibili situazioni di smarrimento perché nel virtuale si possono perdere un po’ i confini e il senso della propria identità.
In questa progressione – dalle montagne del Trentino, con il roccioso senso impervio, ai laghi del senso immerso – adesso siamo in questo terzo anno che è un anno aeriforme, ispirato alle atmosfere del Trentino e all’aria molto salubre che si respira in certe zone incontaminate della provincia. L’idea è quella di riflettere su cosa succede in quelle circostanze nelle quali abbiamo l’impressione di essere alle prese con un senso circondato da un’aura, da qualcosa che esce dal normale e che ci mette a contatto forse anche con il divino, con il numinoso. È un tema antico, ma anche molto moderno perché questo senso, a metà strada tra lo stupore e il timore reverenziale, oggi viene suscitato anche dalle tecnologie.
Incanto è un termine che viene utilizzato anche nella fisica quantistica per indicare uno dei cosiddetti “sapori dei quark”, quindi anche nelle scienze c’è un senso di meraviglia e di incanto e l’idea che per cogliere pienamente l’espressione fisico matematica della realtà sia necessario pensare all’eleganza di questa concezione.
Quali sono le caratteristiche del Centro di Scienze religiose?
Il Centro gioca tra tradizione e trasformazione e il 2025 sarà dedicato ad una riflessione su questa coppia dialettica: conservazione – trasformazione. Noi siamo un centro dedicato alle scienze religiose, ma anche molto radicato al territorio e all’identità religiosa territoriale, siamo i custodi del passato della Fondazione, delle sue origini e delle sue radici, e di ciò che lega la Fondazione all’ambiente culturale circostante. Questo è per noi un tesoro da conservare e preservare, da mettere in relazione con quello che avviene invece a Povo nei laboratori scientifici sulla collina, dove c’è una trasformazione continua, uno slancio verso il futuro, un’accelerazione costante.
Noi rappresentiamo uno dei poli di questa dialettica e vogliamo capire come mettere in relazione questa rivoluzione in corso, in particolare quella dell’Intelligenza Artificiale nella quale la Fondazione è assolutamente protagonista, con l’insieme dei valori che noi rappresentiamo e che sono stati quelli caratteristici della Fondazione Bruno Kessler. In particolare ci concentreremo su un tema che è quello del creato digitale che può avere due accezioni: da un lato quello che noi riusciamo a creare con il digitale, con l’intelligenza artificiale generativa, con le nuove tecnologie anche di computazione quantistica, con quanto di più avanzato c’è nel mondo della tecnologia contemporanea; dall’altro c’è l’idea di recuperare un senso morale antico di che cosa sia creare, custodire il creato e di quanto le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale possano aiutarci a preservare, anche nel senso della sostenibilità, quanto abbiamo ereditato dalle generazioni passate.
Qual è il suo bilancio dei primi tre anni presso il Centro?
In questi tre anni ho imparato tantissimo, soprattutto lo stile di lavoro. A parte l’efficacia di questa Fondazione che è straordinaria, lo stile di comunità della Fondazione Bruno Kessler è veramente il suo fiore all’occhiello, la sua punta di diamante. È un luogo di eccellenza, di produzione della ricerca nella tecnologia e nel campo umanistico e delle scienze religiose. È un modo molto particolare di fare comunità, molto legato alla tradizione di questo territorio, di questa provincia, di questa città: c’è l’idea di proiettarsi verso il futuro, di approfittare delle nuove opportunità che offre lo sviluppo tecnologico, ma di farlo insieme, cioè di avere sempre questa idea di umanità molto forte legata a un’idea di comunitas, di comunione e di comunità molto forte.
Mi auguro di continuare a lavorare molto efficacemente per la Fondazione, e di migliorare la mia conoscenza del dialetto trentino che ancora è piuttosto basilare. Vorrei riuscire ad interpretare con ancora più energia e con ancora più coraggio, circondato da questo gruppo fantastico che è il gruppo di ricercatori e ricercatrici e dello staff del Centro per le scienze religiose, il rapporto tra antico e nuovo, tra passato presente e futuro, tra i valori che sono depositati nelle nostre tradizioni religiose e quanto riusciamo a fare adesso con la nostra creatività tecnologica.
Rappresentare, esprimere, incarnare questo punto di equilibrio secondo me è una delle missioni del Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler.