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La scienza siamo noi, nessuno si senta escluso

25 Gennaio 2021

Si conclude il progetto di comunicazione “Cittadini per la scienza”, che negli ultimi tre anni ha realizzato numerose iniziative di divulgazione scientifica e ricerca partecipata, con l’obiettivo di far dialogare la cittadinanza e le scuole con il mondo della scienza e della ricerca

La comunicazione della scienza è cambiata profondamente negli ultimi anni. Non solo per il rapido aggiornamento degli strumenti usati per comunicare, con i social media che si sono prima affiancati e hanno poi parzialmente soppiantato i media tradizionali, ma anche e soprattutto per le modalità. Mentre una volta l’approccio tipico della divulgazione era perlopiù verticale, con i divulgatori e gli scienziati che si limitavano a spiegare (spesso accademicamente) la scienza a un pubblico del tutto passivo, oggi la storia è diversa: la scienza si comunica “insieme” al pubblico, che deve essere protagonista del processo divulgativo al pari degli esperti, “toccando con mano” la scienza e in alcuni casi persino partecipando attivamente al processo creativo della ricerca.

È esattamente in questa direzione che si è mosso il progetto di comunicazione della Fondazione Bruno Kessler “Cittadini per la scienza”, realizzato con il contributo della Provincia autonoma di Trento nell’ambito del bando “I comunicatori STAR della scienza” e che si chiude in questi giorni, dopo quasi tre anni di intensa attività. Il progetto ha portato avanti numerose attività di comunicazione della scienza, con l’obiettivo di raggiungere e coinvolgere pubblici diversi e variegati e al tempo stesso offrendo l’opportunità ai ricercatori FBK coinvolti di mettersi in gioco, misurandosi con attività divulgative spesso del tutto nuove per loro.

In quest’ultima direzione si sono mosse per esempio le iniziative “radiofoniche” del progetto. Il podcast “Senti chi ricerca” ha visto alternarsi ai nostri microfoni 14 ricercatori e ricercatrici di FBK, protagonisti di brevi interviste molto informali incentrate sulla loro ricerca, ma anche sul racconto delle proprie passioni ed esperienze personali, con lo scopo di smentire uno degli stereotipi più comuni legate ai ricercatori, identificati ancora troppo spesso come persone scarsamente socievoli e rinchiuse nei propri laboratori. Su una scia simile si è collocata poi anche una delle ultime iniziative in ordine di tempo del progetto, la rubrica “Senti che scienza!” ospitata da Radio Dolomiti all’interno della trasmissione “#pianoM”, andata in onda in 10 puntate nell’autunno 2020. Anche in questo caso il programma ha visto alternarsi ricercatori e ricercatrici di FBK, per raccontare in chiave pop progetti di ricerca dalle ricadute tangibili per i cittadini.

Ma le occasioni per divulgare le proprie ricerche in modo originale sono andate oltre il mezzo radiofonico. I ricercatori FBK, i loro strumenti e i laboratori sono infatti diventati anche l’oggetto di una mostra fotografica, “Guarda che scienza!”, dedicata al racconto per immagini della ricerca della Fondazione Kessler, curata dal fotografo Matteo De Stefano e ospitata nel settembre 2020 dalla sala espositiva “FoyEr” a Trento.

L’inaugurazione della mostra fotografica “Guarda che scienza!” presso lo spazio FoyEr di Trento (1 settembre 2020).

Non solo: alcuni ricercatori hanno avuto anche l’opportunità di mettersi in gioco in chiave letteraria, grazie all’iniziativa “Raccontascienza”, un volume che ha raccolto nove racconti a tema scientifico per bambini e ragazzi scritti proprio da ricercatori, ricercatrici e personale di supporto di FBK.

A fare da cornice a queste attività c’è stata poi la serie di conferenze serali “Stasera che scienza!”, che tra il 2019 e il 2020 ha visto ospiti della Fondazione Bruno Kessler i big della divulgazione scientifica italiana: Massimo Polidoro, Silvia Bencivelli, Amedeo Balbi, Luca Perri, Beatrice Mautino, Dario Bressanini e Luca Mercalli. Tutti appuntamenti sold-out e caratterizzati da una forte interattività tra gli ospiti e il pubblico.

La conferenza inaugurale del ciclo “Stasera che scienza!”, con Massimo Polidoro, presso la Fondazione Bruno Kessler (24 gennaio 2019)

Ma oltre alla parte più strettamente divulgativa, l’attività principale portata avanti all’interno del progetto “Cittadini per la scienza” – attività in cui si è concretizzato l’obiettivo della partecipazione diretta della cittadinanza e della società civile alla ricerca scientifica – è stato “La bottega della scienza”, un progetto di ricerca partecipata e alternanza scuola-lavoro realizzato in stretta collaborazione con l’unità RIS (Ricerca e innovazione per la scuola) di FBK. L’iniziativa, che si è sviluppata nel corso di due edizioni, ha portato a raccogliere numerose idee e proposte di ricerca scientifica avanzate dalla cittadinanza e dalle scuole: le migliori tra queste proposte si sono trasformate in veri e propri progetti di ricerca, realizzati da studenti delle scuole superiori della provincia con la supervisione di ricercatori di FBK e di altri enti di ricerca del territorio.

A completare il ricco mosaico di attività del progetto c’è stata poi la collaborazione e co-organizzazione attiva a diversi eventi del territorio, insieme ad altri enti di ricerca (Università di Trento, Fondazione Edmund Mach e MUSE). Tra questi vanno ricordati “Scienza a ore sei”, una serie di aperitivi scientifici con ricercatrici e ricercatori dei quattro enti, svoltisi per due edizioni alla caffetteria del MUSE (sempre con grande partecipazione di pubblico) e nell’ultima edizione in modalità online, le edizioni 2017, 2018 e 2019 della “Notte dei ricercatori” e l’iniziativa “Costruire il futuro“, rivolta a studenti delle scuole superiori e dell’università.

Ora che le attività sono concluse, è tempo di bilanci. La comunicazione della scienza è cambiata, si diceva all’inizio: il progetto “Cittadini per la scienza” ha cercato di abbracciare questo cambiamento sperimentando linguaggi e modalità di comunicazione e divulgazione fortemente orizzontali, interattivi e partecipativi, in cui potenzialmente tutti i cittadini della comunità locale (e non solo) potessero avere un ruolo attivo. Non sta a noi stabilire se questo obiettivo sia stato raggiunto e se abbiamo fatto bene o male il nostro lavoro: tuttavia il nostro auspicio è che l’entusiasmo che abbiamo messo in questa esperienza sia stato trasmesso (almeno in parte) a tutti gli attori protagonisti del progetto, dai ricercatori alle scuole, fino ai cittadini.

 


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