Le frontiere musicali della ricerca
FBK e il conservatorio di Trento partner strategici nella produzione e disseminazione di conoscenza
Il legame che unisce musica e ricerca sembra una delle associazioni più naturali che possa esistere.
La musica, in fondo, è un linguaggio allo stesso tempo naturale e difficile. Suoni, canti, melodie fanno senza dubbio parte della nostra vita quotidiana, ma nel momento in cui diventano arte rivelano aspetti, potenzialità, enigmi, doppi fondi, che si offrono alla curiosità umana come possibili capitoli di un sapere scientifico e tecnico senza limiti prefissati.
Provo a spiegarmi meglio.
La musica ha a che fare con uno specifico organo di senso – l’udito – ma ha la misteriosa capacità di stimolarli immaginativamente tutti. E non solo i sensi esterni, ma anche quelli interni. La musica commuove, esalta, immalinconisce, sconcerta. Può apparire bella, brutta, banale, profonda, armoniosa, sgradevole. E ciascuno di questi aggettivi “atmosferici” nasconde un quesito che pone l’orecchio in collegamento diretto con le parti più sofisticate e creative della mente umana.
Proprio perché è un linguaggio allo stesso tempo affine e diverso dal linguaggio verbale la musica pone poi infiniti problemi di interpretazione. Da un lato, la musica composta e annotata reclama essa stessa un’interpretazione, ossia un’esecuzione in un dato tempo e luogo (e, come tale, irripetibile). Dall’altro lato, questa esecuzione è a sua volta suscettibile di un’interpretazione linguistica in senso stretto il cui scopo è articolarne il significato o i significati nascosti. Che cosa vogliono “dire” quella specifica sequenza di accordi o quel trillo che imita il cinguettio di un uccello o quel ritmo sincopato o quella lunga interminabile pausa? E quale significato speciale dobbiamo attribuire all’uso della voce umana al fianco degli altri strumenti musicali?
I suoni, inoltre, hanno una loro specifica ed enigmatica materialità. In particolare il fatto che possano essere prodotti o riprodotti con strumenti che l’abilità tecnica umana rende col tempo sempre più sofisticati o talmente innovativi da essere stati a lungo addirittura inconcepibili è la prova dell’esistenza di un legame organico tra musica e tecnologia. Non solo. La stessa agentività e passività musicale – la creazione, l’esecuzione e la fruizione della musica – sono processi che possono essere non solo replicati o simulati dalle macchine, ma anche scomposti e ricombinati, modificando radicalmente i contesti entro cui la musica viene prodotta e condivisa.
La musica, insomma, è arte a trecentosessanta gradi. Ed è, da ultimo, anche ricerca nel senso più ampio, meno specialistico del termine, perché svolge da sempre un ruolo chiave nella caccia umana al “significato dei significati” dell’esistenza, al suo point, al suo scopo. La musica è stata ed è ancora oggi il fulcro di riti pubblici religiosi e laici, delle ricerche spirituali individuali, delle pratiche delle sottoculture giovanili, delle dimensioni festive e luttuose della vita. La musica, al pari della religione, “est partout”.
Non serve dilungarsi oltre.
L’intreccio tra musica e ricerca sta, per così dire, nelle cose stesse. Non è però trasparente, non si autointerpreta, il suo senso non è lì en plein air in attesa di essere distillato e immagazzinato da qualche parte. Dev’essere investigato a fondo. Per questo la Fondazione Bruno Kessler e il Conservatorio F.A. Bonporti di Trento hanno recentemente stipulato una convenzione in cui si sono reciprocamente impegnati a consolidare “un rapporto di collaborazione finalizzato all’individuazione, elaborazione e attivazione di specifici progetti e/o attività di interesse comune” negli ambiti della ricerca e della comunicazione.
D’altra parte, FBK è un’istituzione che ha nella ricerca e nell’innovazione culturale e tecnologica la sua ragion d’essere. Il Conservatorio è a sua volta un’istituzione di alta cultura di grado universitario che punta a fare del legame intrinseco tra musica e ricerca una delle sue missioni fondanti. Per capire come queste due realtà possano intrecciare le loro vocazioni e in quali contesti possano far convergere e rendere sinergici i loro sforzi conoscitivi, il Centro per le Scienze Religiose ha organizzato un seminario di studi che si terrà il 21 novembre nell’Aula piccola del Polo delle Scienze Umane e sociali (via S. Croce, 77 – Trento) dalle ore 15 alle 18. Dopo l’introduzione di Massimo Leone e Paolo Costa, rispettivamente Direttore e ricercatore senior del Centro, interverranno con brevi comunicazioni Margherita Anselmi (Conservatorio F.A. Bonporti), Federica Fortunato (Conservatorio F.A. Bonporti), Pier Alberto Porceddu Cilione (Università di Verona) e alcuni studenti e studentesse del progetto-rete “Oi Dialogoi”. Ampio spazio verrà riservato infine al dibattito a cui è invitata a dare il proprio contributo l’intera comunità di FBK.
Sarà una prima bella occasione per esplorare le frontiere musicali della ricerca seguendo itinerari noti e meno noti.