L’educazione finanziaria inizia in famiglia?
Giovanna Paladino affronta il tema dell’educazione finanziaria cercando di capire se i modelli di gestione del denaro siano parte del contenuto educativo genitoriale e in che modo questi siano trasferiti a livello generazionale e vengano fatti propri dai ragazzi.
Lunedì 15 maggio 2023 si è svolto il seminario “L’Educazione finanziaria inizia in famiglia” a cura di Giovanna Paladino (Intesa San Paolo), organizzato da FBK-IRVAPP. Giovanna Paladino ha presentato i risultati di una ricerca che ha come obiettivo capire se i modelli di gestione del denaro siano parte del contenuto educativo genitoriale e in che modo questi siano trasferiti a livello generazionale e vengano fatti propri dai ragazzi attraverso i comportamenti dichiarati. L’indagine alla base del lavoro di ricerca è stata svolta tra settembre e ottobre 2022 su 311 nuclei familiari rappresentativi della popolazione italiana (824 persone). Oltre alla componente socio demografica, le domande del questionario hanno riguardato: la tipologia di comunicazione genitori/figli; la frequenza e la tipologia delle attività svolte insieme; i modelli educativi relativi al denaro e alla sua rappresentazione sociale; i comportamenti auto-dichiarati in materia di gestione dei soldi; il ruolo dello studio e della scuola nel processo formativo delle nuove generazioni.
Abbiamo colto l’occasione di avere con noi Giovanna Paladino per porle alcune domande, tra cui il ruolo dell’educazione finanziaria e la sua evoluzione nei vari contesti di riferimento:
- Quali sono le variabili che giocano un ruolo fondamentale nella costruzione dell’educazione finanziaria dei giovani?
“In generale ci sono sia il contesto familiare che scolastico cui si aggiunge l’elemento caratteriale, che invece era già emerso da un’altra ricerca. Questi elementi sono fondamentali per aiutare i ragazzi ad avere una maggiore consapevolezza nell’uso del denaro. In particolare tra gli elementi caratteriali principali vi sono la curiosità e la meticolosità che aiutano a questo scopo. Il background familiare è altrettanto importante e quindi, chi ha un contesto socio-economico difficile o si trova in una famiglia dove manca il dialogo, è più in difficoltà nella gestione consapevole del denaro. La scuola fa del suo meglio ma al momento ci sono scuole che affrontano il tema dell’educazione finanziaria, così come scuole che non la trattano affatto.”
- Perchè secondo lei proprio la figura materna assume un ruolo fondamentale come esempio in questo processo formativo?
“I risultati dell’indagine confermano che la madre, passando più tempo a casa, è la persona a cui si rivolgono maggiormente domande relative al tema della gestione finanziaria o che risponde a richieste dirette di denaro. Purtroppo però le donne in generale, non solo le madri, sono anche le meno preparate su questo tema, come risulta da diverse indagini fatte anche in passato, perché hanno meno skill su questo tema. E succede prevalentemente perché le donne dichiarano di essere poco interessate all’argomento e quindi dedicano meno tempo ad approfondirlo. C’è questa evidenza anche all’interno della ricerca svolta ed è importante perché ci dice che dobbiamo lavorare ancora di più sulle donne, al fine di aumentare le loro competenze e la consapevolezza sull’argomento. Questo processo assume un ruolo fondamentale sia per le donne che per i loro figli.”
- Pensa che in futuro anche la scuola potrà svolgere un ruolo rilevante parallelamente a quello svolto attualmente dalla famiglia?
“La scuola è un livellatore e quindi dà la possibilità, anche a chi non è nato in una famiglia dove si parla abitualmente di educazione e gestione finanziaria, di acquisire una formazione di base in termini di autonomia nella gestione consapevole del denaro. Come confermano i risultati dell’indagine al momento la famiglia non si fida della scuola: l’88% del nostro campione afferma che preferisce parlare direttamente ai figli di questo argomento e non delegare questo compito alla scuola. Solamente il 6% dei genitori vorrebbe delegare alla scuola l’educazione finanziaria. La ragione vera di questa risposta sta nella diffidenza verso il sistema scolastico, che il 40% delle famiglie ritiene poco allineato alle esigenze moderne e che si accompagna anche ad una certa diffidenza verso le classi docenti spesso giudicate non sufficientemente competenti in materia. In futuro dovremmo, quindi, aiutare la scuola ad acquisire autorevolezza al fine di svolgere al meglio il ruolo cui è preposta come parificatore delle opportunità degli studenti.”
- I modelli di gestione del denaro sono parte del contenuto educativo genitoriale, ma come si sono evoluti nel tempo e come cambiano da una generazione all’altra?
“In generale c’è molta isteresi, staticità, i genitori trasferiscono ai propri figli comportamenti piuttosto semplici come il controllo delle spese e la pianificazione del risparmio. Loro stessi sono in difficoltà nel passare dal risparmio all’investimento, quindi non c’è un trasferimento dinamico di competenze diverse. Anche dal punto di vista della preferenza intertemporale, ovvero decidere se è meglio avere un uovo oggi o una gallina domani, che è quindi anche un indicatore di pazienza e di perseveranza, si conferma che in Italia uomini e principalmente donne, preferiscono “l’uovo oggi alla gallina domani” e questo viene replicato allo stesso modo dai ragazzi all’interno del contesto familiare. Questa mancanza di visione del futuro è un indicatore di staticità perché si vede e si pensa prevalentemente al presente. Il problema nasce dalla mancanza di competenze che si acquisiscono con l’educazione finanziaria, in primis per gli adulti, che poi la possono trasferire ai figli.”
- Quali sono le competenze utili a gestire in modo consapevole il proprio denaro?
“Le competenze utili per gestire il proprio denaro non sono tantissime, ma ci sono alcuni concetti che possono essere considerati dei “salvavita”; in particolare, è importante sapere che quando viene offerto un rendimento da una qualsiasi attività finanziaria o economica, questo sottende un rischio. In economia non esiste rendimento senza rischio. Tuttavia, tanta gente non sa cos’è il rischio e come si gestisce. Il rischio significa perdere l’investimento e tanto più alto è il rendimento atteso, tanto più alto sarà il rischio. La diversificazione è uno strumento molto semplice, l’unico freelance dell’economia, che serve per mitigare il rischio. Diversificare significa scegliere prima, ex-ante, nel momento in cui ho in mano i miei soldi, come allocarli in attività diverse che abbiano caratteristiche intrinseche differenti cosicché, se succede qualcosa sui mercati, non tutto il mio investimento vada nella stessa direzione. I mercati non sono deterministici quindi non c’è certezza, come nella vita reale: ci saranno comunque elementi di crisi inaspettati. Questo elemento stocastico e non prevedibile implica che dobbiamo attrezzarci prima, per mitigare il rischio, attraverso la diversificazione fatta in modo appropriato. In questo modo il rischio non si annulla, ma si riduce. Solo il 37% degli italiani conosce il concetto della diversificazione in maniera corretta e, quindi, la maggior parte non applica questo concetto nella gestione finanziaria, lasciando, ad esempio tutto il denaro sul conto corrente e perdendone una parte a causa dell’inflazione. Anche la capacità di fare un budget e quindi di prevedere le entrate e le uscite è una competenza importante, così come riuscire a distinguere le spese essenziali – per esempio pagare una bolletta – da quelle superflue – come comprare l’ultimo modello di iPhone.. La pianificazione è un altro aspetto molto importante: è infatti dimostrato che avere davanti a sé un obiettivo, sapere dove vogliamo andare, aumenta la probabilità di raggiungere il target; di conseguenza, se si hanno degli obiettivi è più facile risparmiare.”
- Come risparmiare? C’è qualche trucco ( o forse qualche strumento finanziario in particolare) per i giovani, ma anche per le famiglie?
“Il risparmio costruttivo è motivato da una progettualità, quindi da un obiettivo, così come dalla pazienza e dalla costanza. Non bisogna essere spaventati dalle piccole cifre, possono bastare piccole cose, si può risparmiare a qualsiasi livello e in condizioni di ristrettezze economiche. Quindi, se ho definito un obiettivo è più facile risparmiare. L’elemento del sogno e del desiderio danno una spinta interiore che facilita questo progetto e ci aiuta a vivere meglio, sia dal punto di vista personale che economico.”
- La gestione di una risorsa scarsa come il denaro ha delle analogie con la gestione delle risorse ambientali?
“Cinque anni fa è nato il progetto SAVE (Sostenibilità, Azione , Viaggio, Esperienza), un percorso itinerante tra le scuole di molte città italiane durante il quale viene affrontato il tema della sostenibilità economica ed ambientale, che hanno molti elementi in comune. Anche nell’ambito delle risorse ambientali, così come nella gestione del denaro, bisogna avere un orizzonte temporale di lungo termine. Se guardiamo solo al presente abbiamo la tendenza a consumare tutto, in termini di risorse in generale, e a non pensare ad esempio alle generazioni future. È necessario, inoltre, gestire queste risorse non solo in maniera oculata ma anche con una visione del futuro che sia costruttiva. Io penso che i concetti di sostenibilità ambientale ed economica non possano viaggiare separati. Tra qualche decennio saremo più di 9 miliardi di persone che avranno esigenze di sopravvivenza, che saranno legate all’ambiente, ma anche all’economia, quindi riuscire a lavorare in sinergia tra questi concetti e vederne le similitudini è fondamentale. Ad esempio, cerchiamo di spiegare ai ragazzi il principio della circular economy, che non significa solo evitare gli sprechi, ma significa pensare all’oggetto nel futuro e crearlo in maniera tale che, terminato il ciclo di vita primario, ne abbia uno secondario entrando come input di un altro processo produttivo in modo tale che, come avviene in natura, niente si crea e niente si distrugge. Fondamentalmente, in natura non ci sono sprechi e questo è quello che è anche alla base della “circular economy”.”