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Mortali. Vivere nonostante.

14 Febbraio 2024

A conclusione dell’omonimo festival, raggruppiamo le riflessioni principali emerse durante i lavori su un tema tanto delicato quanto ineluttabile.

Capita che la morte bussi alla porta. Portando via una persona a noi cara, un parente, un amico o un’amica, un collega o una collega, anche uno sconosciuto … Così è successo durante gli anni della pandemia, quando la nostra condizione di mortalità è tornata ad essere evidente, così succede ogni giorno  della vita, perché questa esperienza – così drammatica e radicale – rappresenta una costante per tutti noi che sperimentiamo e viviamo la condizione umana, quasi che umanità e mortalità non siano in fondo che due varianti della medesima esperienza. Di queste esperienze e di tali questioni si è ampiamente dibattuto a Trento, dal 2 all’11 novembre 2023, all’interno del festival Mortali. Vivere nonostante, che ha messo a tema la complessa dimensione della mortalità, per provare a riflettere su alcune delle dinamiche che questa condizione attiva. Come abbiamo rielaborato i vissuti che la pandemia ha suscitato in noi e quanto li abbiamo invece rimossi, per riprendere a ritmi forse ancor più frenetici la nostra quotidiana corsa nella vita? A partire da questi interrogativi si è cercato di capire come si affrontano oggi l’esperienza della malattia e della morte, in termini di riflessioni, di pratiche e di attitudini. Sonia Lunardelli, Cristiano Modanese ed Elena Camerella hanno attivato, lanciato e costruito, passo a passo e dal basso, questa rassegna di incontri e confronti: l’iniziativa – accolta e supportata dalla Fondazione Hospice Trentino Onlus – è stata realizzata mettendo in rete diverse realtà e istituzioni del Trentino-Alto-Adige, tra cui la Fondazione Bruno Kessler, portando a confronto relatori che – a livello nazionale ed internazionale – a questi temi dedicano il proprio lavoro. Il festival è iniziato con una visita guidata al Cimitero monumentale di Trento: per considerare i luoghi e i modi della morte oggi si sono costruiti dialoghi su storie di malattia e resistenza, in un incontro dedicato a Piergiorgio Cattani, e si è parlato della vita vissuta appieno fino al momento della morte in un incontro-meditazione guidato dal giornalista Massimo Orlandi e dal teologo Vito Mancuso. Carlo Casonato, giurista dell’Università di Trento, Edoardo Geat, medico rianimatore e presidente del Comitato etico dell’APSS, e Loretta Rocchetti, medico responsabile della formazione all’Hospice Cima Verde, hanno presentato lo strumento delle disposizioni anticipate di trattamento e della pianificazione condivisa delle cure, nei casi di malattia presente e/o avanzata. In un confronto tra il libraio Federico Zappini e il filosofo Davide Sisto, che ad una ricostruzione della morte nel tempo digitale ha dedicato il suo libro La morte si fa social. Immortalità, memoria e lutto nell’epoca della cultura digitale (Bollati Boringhieri 2018), si è riflettuto sulle forme che la morte assume in un’età e in un’epoca digitali. Laura Campanello – consulente filosofica che si occupa di accompagnamento e formazione in realtà di cura come gli ospedali e gli hospice e che al tema della morte e della vita dedica anche il proprio lavoro di scrittura, come emerge dal suo ultimo libro, Ritrovare l’anima. Esercizi filosofici per trovare la propria via alla felicità (BUR 2023) – ha condotto una riflessione sulla morte e il morire oggi e in un death cafè ha dialogato con Annie Benoit, che a partire da esperienze di accompagnamento considera l’importanza di riscoprire la bellezza della vita. L’arte propone e fornisce oggi percorsi per accostare e riflettere su questa esperienza: che sia arte visiva, arte drammatica, arte cinematografica, ad essa nel festival si è dato ampio spazio, nel tentativo di offrire strumenti e momenti di rielaborazione importanti per chi ha affrontato e affronta l’esperienza del morire, in quanto persone che hanno perso un proprio caro, che esercitano il lavoro di cura, che entrano negli spazi dell’accompagnamento come volontari e volontarie. La vita può essere vista come Un viaggio di cui prendersi cura: Giada Lonati, medico responsabile dell’Hospice di Vidas a Milano, e gli attori della compagnia Slow Theatre hanno intitolato così la loro performance, nella giornata conclusiva del festival, che ha sollevato molta attenzione e ha trovato un largo seguito tra persone desiderose di ascolto, confronto e riflessione anche sul tema sfidante della morte e della mortalità. Vivere nonostante questa consapevolezza, nonostante il dolore della perdita di una persona cara, nonostante un’esperienza di malattia che può cambiare il nostro modo di guardare e di abitare il mondo, questa sembra essere la sfida che il Festival Mortali ha provato a lanciare e a raccogliere. Ricordando che le comunità hanno bisogno di ritualità collettive per affrontare la perdita di un essere umano, ancora e tanto più quando la perdita riguarda tanti esseri umani. Guardando a questo grande mistero – perché tale la morte rimane – scrive Shakespeare nell’Amleto: “Morire per dormire. Nient’altro. Morire per dormire. Dormire, forse sognare”.


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