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Oltre la pandemia

24 Febbraio 2022

L'evoluzione dei modelli di sorveglianza epidemiologica in una intervista a Stefano Merler, direttore del centro di ricerca FBK Health Emergencies, in prima linea per comprendere e contenere Covid19

GS: Qual è stato il ruolo di FBK negli ultimi 2 anni?

SM: La Fondazione Bruno Kessler ha messo a disposizione le proprie competenze e l’esperienza di ricerca condotta a livello internazionale nei due decenni precedenti per far fronte alla pandemia, lavorando a titolo gratuito per contribuire quanto più possibile alla comprensione delle caratteristiche del contagio dal virus Covid19 e alla gestione dell’emergenza, collaborando con la Regione Lombardia, la Provincia autonoma di Trento, il commissario straordinario e l’Istituto Superiore di Sanità.

GS: Imparando dal passato e guardando al futuro, quali sono le prossime sfide di conoscenza aperte?

SM: Proprio insieme a ISS, con un accordo triennale che si estende fino a tutto il 2024, perseguiremo l’obiettivo comune di capire analiticamente gli errori commessi, prendendo in esame i dati raccolti e studiando i sistemi nazionali in tutto il mondo che hanno registrato una gestione della pandemia con minori perdite e maggiore efficienza dei processi di monitoraggio.

GS: Come si evolverà il vostro lavoro di modellazione?

SM: Queste attività ci porteranno alla definizione di nuovi modelli, più complessi, utili per fronteggiare le sfide future in particolare sia sul fronte del monitoraggio epidemiologico che su quello del monitoraggio delle varianti. Tra gli aspetti su cui concentreremo la nostra indagine di sicuro non mancherà la valutazione dell’impatto specifico di ogni misura restrittiva, quel che ci chiediamo è come valutarlo con maggiore precisione. Studieremo anche l’effetto che le misure introdotte per contrastare il Covid hanno prodotto sulle altre malattie infettive. Ci sarebbero poi molti altri quesiti, ad esempio se esiste o meno una tendenza all’aumento delle pandemie per il futuro e come quantificare l’impatto di oscillazioni comportamentali, per loro natura poco prevedibili. Molto però dipenderà dai dati disponibili. Una sottolineatura importante: in termini quantitativi non ci stiamo riferendo a big data ma a small data, ossia abbastanza “piccoli” per essere compresi dall’uomo, in un volume e in un formato tali da essere accessibili, informativi e fruibili. In ogni caso ciò che fa davvero la differenza nel nostro lavoro è la tempestività con cui pervengono e soprattutto la loro qualità.

GS: Per quanto riguarda il modus operandi, quali elementi caratterizzano l’attività di ricerca che conducete?

SM: Volendo usare una metafora per descrivere con un’immagine di sintesi il processo di costruzione di scenari e modelli che ricaviamo, il nostro gruppo di lavoro opera una sorta di integrazione di patrimoni di conoscenza verticali su singoli domini, dalle caratteristiche del patogeno e relativa trasmissibilità al ruolo dei cosiddetti superdiffusori, passando per la suscettibilità di ogni categoria di persone in cui possiamo suddividere la popolazione. La composizione di sistemi che prevedano un livello di approfondimento estremamente dettagliato di ognuno di questi fattori ci permette di giungere a simulazioni di scenario che tengono insieme un livello più che significativo di robustezza delle indicazioni emergenti con un numero assai elevato di parametri coinvolti.

GS: Quale cambiamento ti auguri che avvenga nei prossimi anni?

SM: Che si consolidi nell’accademia italiana la rispettabilità della nostra disciplina facendo crescere l’attenzione generale nei confronti dell’epidemiologia e della salute pubblica. Impegnarsi adeguatamente su questo fronte richiede investimenti costanti poiché le conoscenze e metodologie che si posseggono si costruiscono in anni di perfezionamento e come ha dimostrato la pandemia attuale questi strumenti sono fondamentali e devono essere pronti all’uso nei momenti più difficili. In altri termini, quello dell’emergenza non è certo il tempo dell’innovazione ma dell’adozione delle migliori pratiche su larga scala e il più rapidamente possibile. L’amara esperienza recente ci suggerisce di farci trovare più preparati alla prossima occasione, in un futuro più remoto possibile, si spera.


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