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Rinascimento dopo la peste | Episodio 2 del podcast “Epidemie nel tempo. Percorsi nella storia”

2 Luglio 2020

A discapito di quanto si è portati a credere, epidemia e pandemia non sono sinonimi di decadenza

La peste del 1348, cornice “nera” della narrazione di Boccaccio nel Decameron, ebbe indubbiamente effetti devastanti sulla popolazione europea, con conseguenze molto pesanti per le colture agrarie del tempo. Eppure, a distanza di alcuni decenni, si rivelò importante per riequilibrare il rapporto tra risorse e popolazione; portò le donne e gli uomini della prima età moderna a studiare soluzioni innovative per i problemi dell’economia e della società in generale; permise percorsi di mobilità sociale a categorie che in precedenza non avevano avuto uno spazio politico o economico nel contesto cittadino o rurale.

L’economia è al centro di questa puntata, che vuole mostrare come le emergenze epidemiche, tra Medioevo ed età moderna, non portarono solamente sofferenza, morte e desolazione. Pur nel dolore causato dalle pestilenze tra XIV e XVII secolo, l’umanità seppe infatti reagire con fermezza, anche dal punto di vista culturale: fu dopo la tremenda peste boccacciana, infatti, che in Italia e nel resto d’Europa si crearono le condizioni psicologiche, economiche e politiche per il risveglio culturale noto come Rinascimento. Senza dimenticare che alcune delle più significative acquisizioni in campo religioso, filosofico, medico e commerciale nacquero proprio come risposta alle crisi epidemiche.

Le reazioni che le società del passato hanno avuto di fronte a uno stato di crisi possono aiutarci ad analizzare con maggior lucidità il periodo che stiamo affrontando: quello appena successivo a una malattia. Si può scegliere se arretrare, in una posizione difensiva e normalizzante, oppure cogliere l’occasione per una nuova fioritura di educazione, cultura e politiche (sane). Si può rinascere, oppure no.


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