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Scrivere di storia, scrivere storie

31 Maggio 2022

Il Forum di ​«ARO» dedicato a “Veronica e il diavolo” è l’occasione per riflettere sulla scrittura della storia

È uscito oggi Annali. Recensioni. Online 2022/02 con un’ampia rassegna sulla più recente storiografia. Le venticinque recensioni restituiscono un campione variegato degli interessi della comunità scientifica e ci introducono nel dibattito su alcuni grandi temi di storia sociale, politica e culturale. Hanno collaborato al numero studiosi e studiose italiani e stranieri afferenti a diversi centri di ricerca, dalla Columbia University alla Universidad de Alcalá, dalla università di Pavia al German Historical Institute di Londra, solo per citarne alcuni, senza dimenticare il gruppo di ricerca dell’Italo-germanico.

Apriamo con il Forum dedicato alla monografia di Fernanda Alfieri “Veronica e il diavolo. Partendo dal ritrovamento casuale di un manoscritto del XIX secolo con i molteplici tentativi di esorcismo sulla giovane Veronica Hamerani, l’autrice ci conduce in un interessante esperimento di scrittura. Il libro è l’occasione per riflettere sulla scrittura della storia con due note studiose che firmano il Forum: Ottavia Niccoli e Michela Ponzani. Niccoli mette in risalto come: “Questo è infatti innanzitutto un esperimento molto forte di scrittura, sia di scrittura storica sia, e forse ancor più, di scrittura letteraria (giustamente la casa editrice Einaudi ha inserito l’opera nella collana Frontiere). La narrazione storica standard esclude l’uso dell’ “io”, mentre qui l’autrice non si nasconde dietro l’usuale anonimato degli studiosi di storia, ma si fa avanti fin dalla prima pagina, e più ancora nelle ultime, e il suo io ci appare sottinteso anche quando non emerge esplicitamente. Questa è anche la storia della sua ricerca, collocata nello spazio e nel tempo (anche nel tempo meteorologico), fino al mancato ritrovamento della tomba della protagonista della vicenda e a un sogno che segna la conclusione dell’indagine”.

Michela Ponzani richiama l’attenzione su un elemento essenziale della ricerca storica “C’è in fondo – e gli storici e le storiche lo sanno bene – un enorme privilegio nell’entrare in punta di piedi nelle vite di donne e uomini che hanno vissuto secoli prima di noi, anche solo per assaporare il gusto dei loro mondi, di cosa sognavano, pensavano o speravano. E così nel tentativo di capire cosa accadde alla giovane Veronica nelle varie fasi della sua «esorcizzazione», tra chi la riteneva senza dubbio affetta da possessione demoniaca e chi vittima di isteria o addirittura capace di fingere crisi, per ribellarsi all’autorità di un padre che la umiliava e mortificava, l’autrice riconosce l’esistenza di invalicabili limiti nell’uso delle fonti archivistiche, che non possono dirci tutto, potendo ricostruire solo un piccolo frammento del passato”.

E se questo è vero per il caso di Veronica Hamerani, non lo è di meno per gli altri studi presentati qui, che toccano una ricca varietà di argomenti, dalla storia della famiglia e dei sistemi di trasmissione dei patrimoni alla letteratura popolare, dalla storia dell’alimentazione a quella del cinema italo-tedesco. I libri proposti da ​«ARO» documentano un’interdipendenza tra la ricerca storica e il dibattito pubblico: i problemi ambientali sono indagati attraverso il prisma della storia delle risorse idriche, mentre la questione del welfare è ripercorsa con un’attenta ricostruzione dei nodi critici del sistema previdenziale e sanitario nell’Italia del Novecento. E ancora il volume dedicato ai sistemi di gestione dei forestieri e all’organizzazione dei luoghi di accoglienza in età moderna offre l’occasione per riflettere sui movimenti migratori.

I temi e gli approcci di indagine sono molteplici e propongono un’anticipazione sugli studi più recenti sull’umanesimo, sulla resistenza tedesca al nazionalsocialismo e molto altro. Le nuove frontiere della ricerca ci mostrano inoltre come il concetto di «trauma», mutuato dalla psicologia e dalla psicoanalisi, permetta di approfondire le conseguenze della guerra non solamente dalla prospettiva dei combattenti, ma dal punto di osservazione dei civili che subiscono le azioni (dai bombardamenti, alle violenze e agli stupri, alla morte violenta spettacolarizzata dall’esposizione del «corpo del nemico ucciso»), questioni metodologiche ineludibili e rese quanto mai pregnanti dalle terribili vicende attuali.

Che dire di più? Le suggestioni che emergono da questo numero sono davvero tante e non ci resta che rimandarvi alla piattaforma di ​«ARO» per scegliere quelle più vicine ai vostri interessi

Katia Occhi

Direttrice di ​«ARO»


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