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Cinquanta anni fa

5 Luglio 2023

Nel bilancio provinciale del 1973 troviamo i primi piccoli passi dell’Istituto Storico Italo-Germanico, il più vecchio istituto di ricerca di quella che oggi è la Fondazione Bruno Kessler

Dopo una breve pausa eccoci di nuovo a raccontare come sta procedendo la ricerca sulla vita di Bruno Kessler. La ricerca invero non si è mai fermata. È solo arrivata in una fase più… lenta.
Ripercorrendo la biografia di Kessler mi sono trovata ora a trattare la sua entrata in politica nel 1956. In realtà, la sua esperienza nelle file della Democrazia Cristiana era iniziata molto prima. Nel 1945, a soli 21 anni, era già il presidente della sezione di Terzolas, paese della madre nel quale era cresciuto e in cui viveva l’ormai anziano Giovanni Ciccolini, uno degli esponenti più importanti della stagione precedente del Partito Popolare. Probabilmente grazie alla sua intercessione il giovane Kessler si avvicinò alla DC, ma impegnato nel lavoro prima in Tribunale e poi alla Banca di Trento e Bolzano non si spese attivamente in politica prima del 1956. A quel punto, convinto a presentarsi alle elezioni come rappresentante dei giovani democristiani, fu eletto con ben 5.784 voti (risultando come il dodicesimo più votato). Cominciò così quella che si sarebbe rivelata una brillante (e rapida) carriera politica: già nella prima legislatura, infatti, Kessler fu assessore alle finanze della Provincia di Trento e capogruppo DC in Consiglio regionale. 

Le fonti di questo periodo sono abbastanza noiose: si tratta soprattutto di verbali degli incontri del partito, in cui il giovane Kessler aveva un ruolo ancora marginale. Sono comunque pagine importanti perché ci permettono di vedere il dietro le quinte del funzionamento della nostra democrazia, anche a livello locale. Pagine importanti soprattutto perché trattano di un periodo molto delicato della nostra storia regionale (la crisi altoatesina e il processo che ha portato al Secondo Statuto di Autonomia).

Visto che questo è periodo di bilanci, almeno per la pubblica amministrazione, ho pensato allora di proporvi una riflessione su una di queste fonti un po’ meno entusiasmanti, anche se si parla della fine dell’esperienza politica di Kessler in Provincia di Trento: è fine maggio di cinquanta anni fa, in consiglio provinciale si discute il bilancio. Non è però un bilancio qualsiasi: è l’ultimo della legislatura, ma soprattutto il 1973 è il primo anno dopo l’approvazione dello statuto di autonomia: il primo insomma in cui la provincia ha le competenze che precedentemente erano della regione. Le cifre esatte non sono ancora state definite, le norme di attuazione nemmeno, però il cambiamento è imponente e la giunta provinciale si appresta a intervenire in merito alle sue nuove competenze. In un lunghissimo discorso Kessler espone il proprio progetto di provincia: parla del lavoro fatto in quella sua terza legislatura da presidente, ma anche di quello che vorrebbe per il futuro. “La Bibbia secondo Kessler” come titola l’Alto Adige. In quel programma c’è anche una parte della nostra storia: l’ultima delle proposte presentate è infatti la creazione di un Istituto Storico Italo-Germanico. Un istituto di ricerca che, creato all’interno dell’Istituto Trentino di Cultura, affianchi l’Università e sfrutti una caratteristica fondamentale del Trentino: essere punto di incontro tra la cultura italiana e quella tedesca. Valorizzare un carattere tipico locale voleva dire per Kessler togliere l’università dalla periferia e donare una nuova centralità al Trentino. L’attenzione per la storia era poi essenziale per comprendere il presente.  

Approvato il bilancio, si muovono  i primi passi per creare la struttura che anche oggi conosciamo. Come ci hanno raccontato i colleghi della biblioteca il primo libro viene acquistato il 4 giugno 1973. A settembre l’allora Istituto Trentino di Cultura approva la nascita dell’Istituto Storico Italo-Germanico. Il 3 novembre Kessler e Paolo Prodi, rettore dell’Università, che di quell’istituto è co-ideatore e segretario, inaugurano le attività a Villa Tambosi. 

In quella occasione, Kessler riassunse così le motivazioni alla base di quella decisione: «In questo quadro generale noi riteniamo che la ricerca scientifica e in particolare la ricerca nell’ambito storico, sia uno dei beni culturali più preziosi o per meglio dire il principale dei beni culturali senza il quale anche gli altri beni rischiano di rimanere musei senza vita». 


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