Gli anziani e il Covid-19: una grande lezione per la medicina del futuro
Un webinar con il Prof. Marco Trabucchi per parlare delle criticità legate al mondo senile emerse durante la pandemia da Covid-19.
L’articolo 25 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea sancisce il diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente e a partecipare alla vita sociale e culturale. Eppure, durante la pandemia da Covid-19, spesso sono stati proprio loro, la parte più fragile del nostro Paese, a pagare lo scotto più alto.
Per questo il presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita al Bosco della Memoria di Bergamo, una delle zone più duramente colpite dalla letalità del virus, ha affermato: “Siamo qui per promettere ai nostri anziani che non accada mai più che le persone fragili non vengano accudite e protette, solo così questo bosco della memoria sarà il simbolo del nostro impegno e riscatto.”
Nel seminario di FBK Salute del primo aprile sono state analizzate proprio le criticità di assistenza e cura con Marco Trabucchi, professore ordinario di Neuropsicofarmacologia all’Università di Roma “Tor Vergata”, specialista in psichiatria, attualmente direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia e presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria.
Ora che siamo alle prese ormai da mesi con la pandemia, è necessario porre gli anziani al centro dei discorsi sull’etica pubblica, soprattutto nel momento in cui abbiamo in arsenale l’arma più potente per sconfiggere la malattia: i vaccini. Sarà importante riflettere sugli aspetti critici che la contingenza ha posto sotto i riflettori, volgerci a un sentire complesso, che abbracci tutte le dimensioni della vita di un anziano e non solo quella clinica. Va creata, ex novo, una “cultura della persona anziana”, definita anche “ageismo” (dall’inglese ageing, invecchiare), attualmente carente. Similmente, bisogna investire maggiormente anche nella ricerca biologica e clinica per questa fascia d’età, così come in un’adeguata e specifica formazione per medici, infermieri e psicologici su come trattare gli anziani e le loro malattie.
Lo stesso vale per l’attenzione alle malattie infettive, negli ultimi decenni scarsamente investigate, cosa che ha portato a una totale impreparazione all’avvento della pandemia nei primi mesi del 2020, e prima ancora alla sua previsione.
L’universo geriatrico è un sistema complesso, già provato dalla moderna crisi delle reti naturali, ovvero di famiglia, vicinato, città, baluardi nella vita dell’anziano. Banalmente, una persona avanti con gli anni risente sensibilmente anche solo della scomparsa delle piccole botteghe di quartiere, sentendosi di conseguenza meno stimolata a uscire di casa e di conseguenza a fare moto, alimentarsi in maniera corretta, ecc.
Nel corso della gestione pandemica sono emersi, parallelamente, i punti deboli degli aspetti di cura in casa, in ospedale e nelle RSA:
1. Cura in casa: molte persone, a causa del sovraffollamento degli ospedali, sono state curate a casa propria, nella solitudine provocata dall’impossibilità di vedere i famigliari ma anche lo stesso medico di base, non preparato per strumenti e competenze a visite domiciliari con malati infetti. Si è così lentamente capito che l’assistenza domiciliare così com’è stata pensata non corrisponde ai bisogni reali della gente, il che rende impossibile una deospedalizzazione o non finire, in ultimo, in una RSA.
2. Cura in ospedale: è emerso, lampante, il problema dei tagli alle terapie intensive degli scorsi anni, cosa che ha costretto talvolta il personale a operare delle scelte su chi curare e chi no.
3. Cura in RSA: ma è nelle RSA che si è consumato – e tuttora si consuma – il vero dramma della solitudine, con pazienti che da mesi non possono vedere i propri cari. Si rende ancora più evidente, in un contesto simile, la necessità di personale altamente formato per sostenere gli ospiti in un momento tanto delicato.
Più che auspicare un ritorno alla normalità pre-covid della sanità geriatrica e delle professioni inerenti, il Prof.Trabucchi ha invitato a invocare piuttosto un rimodellamento delle stesse che parta dalle lezioni apprese dalla pandemia e si prefigga come scopo ultimo quello di una doverosa considerazione e tutela dei più fragili.