Gli effetti degli stereotipi impliciti sugli immigrati per gli studenti della scuola italiana
Michela Carlana, professoressa presso la Harvard Kennedy School, ha presentato i risultati di un lavoro di ricerca condotto nelle scuole italiane al fine di valutare l’impatto degli stereotipi sugli studenti immigrati nelle interazioni tra insegnanti e allievi.
Michela Carlana, professoressa presso la Harvard Kennedy School, mercoledì 14 giugno 2023 ha presentato in FBK IRVAPP i risultati del lavoro di ricerca effettuato sulla base di due esperimenti condotti rispettivamente nel 2016/2017 e successivamente durante il periodo della pandemia da Covid-19. Il primo esperimento si è svolto nel gennaio 2017 e ha utilizzato un campione di 102 scuole italiane localizzate nel Nord Italia con almeno 20 studenti immigrati iscritti; il secondo esperimento si è tenuto online durante la pandemia, sempre con la partecipazione degli insegnanti delle scuole secondarie di primo grado italiane. Gli esperimenti hanno riguardato lo studio delle interazioni tra insegnanti e studenti allo scopo di studiare gli stereotipi impliciti sugli immigrati nell’ambito della scuola italiana.
Abbiamo chiesto a Michela Carlana cosa sono gli stereotipi e quali sono i loro possibili effetti all’interno della scuola italiana.
– Cosa sono gli stereotipi e da dove nascono?
Gli stereotipi sono delle rappresentazioni che vengono utilizzate per semplificare il nostro modo di vedere il mondo e ci aiutano a fare delle associazioni rapide quando dobbiamo prendere delle decisioni velocemente.
Un esempio è rappresentato dagli stereotipi di genere che, purtroppo, sono molto diffusi in Italia con una forte associazione tra ambito scientifico e genere maschile, e ambito umanistico e genere femminile. Gli stereotipi, di per sé, non costituiscono un problema, se non quando vengono utilizzati per generare discriminazioni e quindi per trattare in modo diverso persone che altrimenti riceverebbero lo stesso trattamento, come nel caso degli studenti e dei voti a loro attribuiti a seconda che siano o meno immigrati. Inoltre, gli stereotipi possono indurre una profezia autoavverante quando, ad esempio, le persone o gli studenti sottoposti ad un determinato stereotipo iniziano a comportarsi nella maniera predetta dallo stesso, invece che reagire e continuare il loro percorso scolastico tradizionale.
– Quali sono gli strumenti che ha utilizzato per misurare l’impatto degli stereotipi nell’interazione tra insegnanti e studenti della scuola in Italia?
Uno dei modi che si sono utilizzati per misurare gli stereotipi è il Test di Associazione Implicita (IAT), un test creato da due psicologi negli anni ‘90 negli Stati Uniti che serve per registrare le associazioni implicite che abbiamo nella nostra mente tra concetti diversi.
Nello studio presentato, la misurazione è stata effettuata su un campione molto ampio di insegnanti delle scuole italiane al fine di raccogliere gli stereotipi derivanti dalle associazioni implicite degli insegnanti e osservare come ciò influenzi poi il loro comportamento in termini di voti assegnati agli studenti delle rispettive classi.
– Perché ci preoccupiamo degli stereotipi? Qual è il loro impatto sulla realtà scolastica?
Il problema di fondo degli stereotipi è, ad esempio, che gli studenti immigrati, soprattutto i più bravi ricevono un voto più basso, rispetto agli studenti italiani con lo stesso voto standardizzato. Questo li può scoraggiare ed indurre quella profezia autoavverante di cui abbiamo parlato precedentemente. Se gli studenti ricevono informazioni distorte sulla loro abilità, possono pensare di non essere molto bravi in certe materie e scegliere di conseguenza percorsi scolastici più semplici.
In un American Economic Review Paper and Proceedings che abbiamo pubblicato lo scorso anno con alcuni autori che hanno partecipato anche a questa ricerca si evidenzia che in Italia gli stereotipi sono particolarmente problematici anche quando si pensa al consiglio orientativo: gli insegnanti che hanno uno stereotipo più forte tendono a dare un consiglio orientativo agli immigrati verso le scuole professionali invece di indirizzare gli studenti verso un istituto tecnico o un liceo.
– Quali sono i risultati evidenziati dagli esperimenti condotti in questi ultimi anni e le prospettive future?
II risultato principale di questo studio è che ha contribuito ad individuare una modalità per cercare di diminuire queste disuguaglianze e ridurre il gap nei voti assegnati agli studenti immigrati rispetto agli studenti nativi.
Aumentando la consapevolezza degli stereotipi sugli immigrati negli insegnanti, attraverso un’azione informativa al riguardo, si riesce quindi a ridurre il gap iniziale, perchè gli insegnanti vogliono il meglio per i loro studenti. Spesso questi stereotipi sono impliciti, senza consapevolezza o desiderio di arrecare conseguenze negative.
Nella seconda parte del lavoro tramite l’esperimento online abbiamo invece cercato di capire se è possibile informare della presenza di stereotipi in generale nella società oppure se è necessario dare delle informazioni sugli stereotipi individuali agli insegnanti.
Il risultato è che quando si informa sullo stereotipo in generale della società si hanno degli effetti molto simili in media, perché una buona parte degli insegnanti cambiano i loro voti verso gli immigrati rispetto ai voti degli italiani. Se invece informiamo in generale della presenza di stereotipi verso gli immigrati quelli a cambiare il modo in cui danno i voti agli immigrati sono gli insegnanti con un valore più basso di stereotipi.
Se vengono al contrario informati del loro stereotipo individuale, quelli che cambiano sono gli insegnanti con più stereotipi nei confronti degli immigrati, quindi proprio il gruppo che vorremmo targettizzare principalmente.
In prospettiva futura, potrebbe risultare difficile raccogliere dati relativi agli stereotipi impliciti degli insegnanti, ma fortunatamente abbiamo accesso a dati amministrativi su larga scala che ci permettono di capire dove i problemi sono più persistenti e diffusi e possiamo quindi utilizzare questi dati per aiutare gli insegnanti ad aumentare la loro consapevolezza. Tendenzialmente, infatti, gli insegnanti vogliono il meglio per i loro studenti. In conclusione gli stereotipi rappresentano un ostacolo per gli insegnanti e il loro compito di aiutare al meglio gli studenti.
– Nel suo lavoro di ricerca, lei ha affrontato degli studi che riguardano anche altri tipi di stereotipi oltre a quello dell’immigrazione?
Io mi sono occupata anche di stereotipi di genere ed in particolare di quegli stereotipi che vanno ad associare l’ambito scientifico ai maschi. Quello che ho riscontrato è chele studentesse che hanno insegnanti con maggiori stereotipi di genere tendono ad imparare meno in matematica. Quindi parte del gap di genere che osserviamo nelle materie scientifiche è dovuto all’esposizine a stereotipi di genere e non è parte naturale o innata degli studenti.
Inoltre anche la scelta scolastica delle studentesse viene influenzata, poiché è evidente come si orientino verso percorsi scolastici più semplici nel caso in cui abbiano insegnanti con più stereotipi di genere.