Intervista a Gert Aarts Direttore del Centro ECT*
Tutte le persone costrette a fuggire hanno il diritto di essere protette e a ricostruire le loro vite, senza distinzioni" è questo il motto della Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra annualmente il 20 giugno. Per ricordare tale ricorrenza abbiamo posto al Direttore del Centro Europeo per gli Studi Teorici in Fisica Nucleare e Aree Collegate (ECT*) Gert Aarts alcune domande relative alla recente iniziativa che è rivolta a ricercatori e ricercatrici provenienti dall’Ucraina e che prevede l'inserimento di tre visiting scientist nei prossimi mesi all'interno del Centro di Villa Tambosi.
Direttore, cosa la ha portata a lanciare l’iniziativa e come è stata recepita all’interno del board/Centro?
Innanzitutto grazie mille per l’opportunità di discutere di questa iniziativa. Penso sia molto importante per la comunità scientifica poter contribuire e far conoscere iniziative di questo tipo ad un pubblico ampio.Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, c’è stata una rapida risposta da parte dei paesi europei e degli enti nazionali di finanziamento della ricerca per condannare ciò che stava accadendo. Poiché ECT* è un membro di NuPECC, il Nuclear Physics European Collaboration Committee, e io in qualità di Direttore rappresento ECT* all’interno di NuPECC, ho seguito da vicino questi sviluppi nel contesto della comunità che si occupa di fisica nucleare. L’enfasi era inizialmente posta sulla sospensione delle collaborazioni con entità russe, ma è importante controbilanciare questa misura con azioni positive. Infatti, in tutto il mondo molte istituzioni hanno rapidamente offerto borse di studio al personale studentesco o di ricerca ucraino coinvolto nella guerra. Personalmente sentivo che l’ECT* quale Centro di ricerca europeo avrebbe dovuto svolgere un ruolo distintivo e quindi ho discusso questa idea prima all’interno del Centro e successivamente con il Consiglio Scientifico di ECT* e FBK. Fortunatamente tutti erano d’accordo sul fatto che si tratta di un’iniziativa importante che deve essere sostenuta.
Come si fa a farsi conoscere, divulgare l’iniziativa, raggiungere il target prefissato e creare visibilità?
Dopo aver concordato ciò che il Centro ECT* poteva offrire in termini economici e di servizi a supporto, abbiamo formulato l’iniziativa come una manifestazione di interesse per delle posizioni di Visiting Scientist rivolte a personale di ricerca proveniente dall’Ucraina. Abbiamo diffuso il bando attraverso i consueti canali: ECT* dispone di un elenco di circa 800 associati, composto da ricercatori e ricercatrici che partecipano ai nostri workshop e programmi di formazione; tramite NuPECC; tramite i social media e tramite mailing list relative al nostro ambito di ricerca.
Inoltre, mi è capitato di tenere un intervento in plenaria alla conferenza Quark Matter a Cracovia ad aprile, alla quale hanno partecipato circa 900 studiosi/colleghi (di persona e online), dove ho anche promosso l’iniziativa.
Tra poche settimane arriverà in Italia il primo candidato selezionato, come pensate di accogliere lui e le altre persone in arrivo a Trento, tenuto conto delle loro esigenze?
Per quanto riguarda le procedure di accoglienza, sono molto grato allo staff di ECT* e del Welcome Office FBK che si occupano di molte questioni pratiche quali e visti, assistenza sanitaria e alloggio. Come Centro ospitiamo molte persone durante l’anno sia come partecipanti a workshop (per visite brevi), sia come personale di ricerca (per periodi più lunghi), quindi l’esperienza c’è. In questo caso particolare, spero che ECT* possa fornire un luogo in cui le persone e le loro famiglie possano trovare una tregua dai difficili mesi passati e, se se si sentono a proprio agio, discutere di scienza con i nostri ricercatori e le nostre ricercatrici.
Sia all’interno della Fondazione, sia nella comunità scientifica internazionale iniziative di questo genere hanno trovato favore, a fronte di un panorama politico che preveda l’incremento di situazioni di persone rifugiate in fuga, come si immagina l’impatto futuro dei programmi di visiting/welcoming?
Questo è un punto molto importante. Una delle potenziali critiche che potevano essere sollevate contro iniziative di questo tipo era il motivo per cui l’ECT* (o altre istituzioni di ricerca) non si fossero mobilitate allo stesso modo nel caso di precedenti crisi di rifugiati o guerre. Ovviamente è una obiezione valida, ma la mia risposta prende in considerazione due argomentazioni: per prima cosa non si può tornare indietro e cambiare il passato e, secondariamente, non si può decidere di non agire ora perché non si è agito prima, perché in questo modo non accadrà mai nulla. Fortunatamente abbiamo un po’ di controllo sul futuro e sono molto contento che FBK sia stata così favorevole alla proposta. In particolare, lo si può considerare come un progetto pilota per iniziative future, coinvolgendo anche gli altri centri FBK, qualora si presentassero scenari simili. È importante che ECT*, FBK e altre istituzioni non solo svolgano ricerca scientifica e innovazione, ma contribuiscano anche alla vita sociale in un senso più ampio.
Quali crede siano le conseguenze dei conflitti sulle attività di ricerca anche rispetto a chi rischia di subire delle limitazioni (es. Scienziati e scienziate di origine Russa)?
Anche questo è un punto molto importante da tenere a mente. In linea di principio, la comunità scientifica è una comunità globale, attenta a non escludere nessun individuo. In questo caso particolare, la risposta alla sospensione della collaborazione è stata accolta rapidamente a livello europeo. La mia speranza è che saremo in grado di riconnetterci con tutte le persone che sono state escluse non per colpa loro. ECT* si sforza di svolgere un ruolo importante nel riunire i fisici e le fisiche nucleari nonostante le divisioni politiche e continuerà ad abbracciare e promuovere la collaborazione scientifica come motore per la pace in Europa.