For a Human-Centered AI

Italiani e IA: cosa chiediamo (veramente) all’intelligenza artificiale

9 Giugno 2025

La Fondazione Bruno Kessler, con un lavoro congiunto tra i Centri Digital Industry e Digital Society, ha avviato una ricerca nazionale sull’uso dell’intelligenza artificiale generativa.

In collaborazione con RiTA – Risorse per la Lingua Italiana (community nata per la creazione e il rilascio di risorse utili e inclusive), FBK promuove un’indagine aperta a tutte/i per capire come strumenti come ChatGPT, Gemini e simili stanno realmente entrando nella quotidianità della popolazione italiana. Un’occasione per contribuire in modo diretto allo sviluppo di una conoscenza scientifica condivisa e utile alla società.

La partecipazione a questa ricerca è aperta a tutti: studenti, professionisti, insegnanti, curiosi, esperti e semplici utilizzatori, incluse persone non esperte di AI o che non conosco molto questi strumenti. Più sono varie le voci raccolte, più sarà utile e rappresentativo il quadro che emergerà. L’appello dei ricercatori è semplice: dedicate 10 minuti a rispondere a una manciata di domande per aiutare a scattare una fotografia dell’uso reale delle nuove tecnologie del linguaggio basate sull’intelligenza artificiale”.

Infatti, strumenti di intelligenza artificiale generativa sono sempre più diffusi: per programmare, organizzare viaggi, generare immagini e video, ma anche per imparare e, in alcuni casi, riflettere. La loro versatilità è tale che spesso sfuggono alle intenzioni originarie dei progettisti. Proprio per questo è importante osservare non solo che cosa usiamo, ma anche come, quando e perché.

L’indagine è nata all’interno di RiTA, Rete italiana attiva nella promozione delle tecnologie linguistiche per l’italiano e ha l’obiettivo di raccogliere dati su queste abitudini d’uso. Come sottolinea Beatrice Savoldi, ricercatrice dell’Unità Machine Translation (MT) nel Centro Digital Industry di FBK e tra le promotrici dell’iniziativa: «Spesso l’uso reale di questi strumenti è sorprendente. Nelle indagini internazionali si sono scoperti usi imprevisti, come la pianificazione di viaggi o l’apprendimento linguistico. Ora vogliamo capire che cosa accade nel contesto italiano».

L’adozione crescente dell’IA apre molte opportunità, ma anche zone grigie. È facile, ad esempio, usare un chatbot come ChatGPT per ottenere informazioni, ma non sempre è la scelta migliore. Proprio come negli ultimi anni si è parlato di “digital literacy”, ovvero di una cultura e una formazione in materia digitale, oggi si fa sempre più strada il concetto di “AI literacy”, ovvero la capacità di comprendere e utilizzare consapevolmente l’intelligenza artificiale. Non si tratta solo di sapere come usare questi strumenti, ma anche di riconoscerne i limiti, di saper integrare le fonti, di valutare criticamente le risposte e di comprenderne le implicazioni etiche. Il rischio, se manca un’educazione adeguata, è che l’IA riduca la nostra soglia di attenzione, alimenti bias o contribuisca alla diffusione di informazioni errate.

Proprio per questo il sondaggio promosso da FBK e RiTA ha un valore strategico: parte dalle esperienze concrete delle persone per restituire un’immagine realistica, articolata e aggiornata del rapporto tra  comunità di utenti italiani e intelligenza artificiale. I risultati saranno disponibili dopo l’estate e contribuiranno a orientare politiche pubbliche, programmi educativi e linee di sviluppo tecnologico più vicine ai bisogni e alle aspettative degli utenti.

 

Link al sondaggio

Il progetto è stato raccontato dal Corriere della Sera 


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