L’impagabile piacere della scoperta
Le recensioni online e il modo in cui influenzano le nostre scelte e limitano la possibilità di abbandonarci alla scoperta.
Nello scorso editoriale abbiamo parlato di recensioni online più o meno veritiere e abbiamo tracciato un parallelismo con il mondo della ricerca e, in particolare, con l’importanza di fare corretta informazione e comunicazione (della scienza, ma non solo).
Vorrei tornare un attimo proprio alle recensioni di ristoranti, prodotti, esperienze e proporre una riflessione su quanto e come, dopo la loro comparsa sul web, condizionino le nostre scelte, i nostri momenti di svago e la nostra quotidianità. Ho amici che non si siedono in un ristorante se prima non hanno letto un certo numero di valutazioni sullo stesso e, se ne trovano almeno una non proprio a cinque stelle, proseguono in estenuanti ricerche fino a giungere alla migliore delle scelte possibili. O meglio, a quella che credono lo sia. Abbiamo già detto quanto sia potenzialmente volubile e poco affidabile la veridicità delle informazioni contenute nelle recensioni, o perché potrebbero essere manipolate o semplicemente perché si basano sulla contingenza: anche al più bravo pizzaiolo un giorno l’impasto può lievitare male e anche il più professionale dei camerieri può lasciarsi sfuggire una risposta piccata in anni di onorato e garbato servizio, ma ciò non ne pregiudica competenza e capacità nell’insieme. Non contiamo poi quanto i gusti e le aspettative individuali influiscano sull’opinione che ci facciamo di qualcosa: un film che noi troviamo meraviglioso perché tocca corde che solo noi possediamo, per un altro può rappresentare un’ora e mezza di noia mortale.
Anche lasciando da parte questa variabile, che per molti può comunque essere accettabile, avete mai notato quanto tempo si perde a spulciare centinaia di recensioni online? Tempo che probabilmente stiamo sottraendo alla vacanza, alla famiglia, a noi stessi nello sforzo di tentare di evitare l’imprevedibile e di godere della migliore delle esperienze possibili, spaccandoci gli occhi e il collo su uno schermo di pochi pollici. Naturalmente il tempo che decidiamo di investire nella lettura di recensioni online varia dalla portata – economica o emotiva – di ciò che dobbiamo capire quanto valga o quanto sia buono: un conto è dedicare un po’ della nostra giornata ad informarci su pregi e difetti di un computer che costa svariate centinaia di euro o del ristorante in cui organizzeremo il banchetto di nozze, un altro è farlo per comprare uno zainetto o farsi una pizza dopo lavoro con gli amici.
Ma oltre al tempo, che rimane comunque uno dei beni più preziosi nella società contemporanea, tutte queste affannose ricerche ci rubano, sotto sotto, un grande piacere che gli inglesi chiamano serendipity, parafrasabile nella nostra lingua con “piacevole scoperta”: ci priviamo, cioè, del piacere di camminare per le vie di una città sconosciuta e imbatterci in un ristorantino che ci incuriosisce di cui infiliamo subito la porta, o di adocchiare in una vetrina del centro, in un tiepido pomeriggio di primavera, un vestito a fiori presagio di estate e spensieratezza. Certo, forse poi in quel ristorantino abbiamo finito per non mangiarci benissimo o l’abito dopo pochi anni si è scolorito, ma il pizzico di magia provato nella loro scoperta, quello rimane.
E se vogliamo riprendere il parallelismo con il mondo della scienza, anche in questo ambito i ricercatori eseguono esperimenti basandosi su approfonditi studi e preziose conoscenze pregresse, ma sono guidati al tempo stesso dalla curiosità verso l’ignoto e dal coraggio di calcare terreni finora inesplorati. E, a volte, anche dal caso.