Cyber School: come affrontare insieme la rivoluzione digitale
Come sarà la nuova scuola digitale? Quanto rivoluzionario e dirompente sarà questo passaggio epocale per il sistema scuola? Docenti, insegnanti, ma anche famiglie e studenti - nativi digitali, realtà o leggenda che ci raccontiamo? - sono pronti ad affrontare insieme le nuove sfide di una rivoluzione che non interessa solo gli strumenti, ma implica un nuovo punto di vista culturale, pedagogico, sociale?
Questo il tema affrontato in due momenti coordinati dal Presidente della Fondazione Bruno Kessler ed ex Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, presso Palazzo dell’Istruzione. Una prima sessione #ScuolaDigitaleTrentina ha raccolto le testimonianze dal territorio e il racconto del percorso partecipativo per la costruzione del piano digitale. A rispondere alle domande aperte lanciate dalla prima sessione è stato poi un panel di esperti nazionali quali Giovanni Biondi, Presidente Indire, Simona Montesarchio, Direttore Generale per interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale del Ministro dell’Istruzione, Maria Rosa Bottino, Direttrice dell’Istituto Tecnologie Didattiche del CNR, Mario Giacomo Dutto, Presidente del comitato tecnico scientifico di Iprase e Salvatore Giuliano, Dirigente scolastico dell’Istituto Majorana di Brindisi e ideatore del metodo Book in progress.
Il tema delle professioni del futuro resta un elemento centrale per ripensare la nuova scuola secondo Francesco Profumo che ha coordinato i due momenti e che ha sottolineato in apertura: “Il Paese e la Scuola hanno una grande responsabilità, quella di formare i cittadini attivi di domani. E’ chiaro che non abbiamo la sfera di cristallo, non sappiamo quindi quali saranno le professioni del futuro, ma sappiamo per certo che molti dei lavori di oggi non ci saranno più. Ci sono molte cose che eravamo abituati a utilizzare e che oggi non esistono più: pensate all’affermazione rapidissima di Netflix ai danni di Blockbuster. La rivoluzione digitale è trasversale, pervasiva e molto rapida: per questo anche la Scuola deve essere pronta”.
E la formula per trovare una strada concreta per costruire il futuro dei ragazzi, secondo Profumo, consiste di tre elementi, basati sul modello vincente su cui hanno investito paesi come la Finlandia o la Danimarca, precorrendo il cambiamento: “Il primo è che i progetti per la scuola debbano essere a lungo termine, perché il percorso di studi è di 13 anni, con l’Università arriviamo a 18 anni: in questo modo tale progettualità è indipendente dai governi, dai ministri che si avvicendano,
e risulta veramente lungimirante”. Il secondo elemento ha a che fare con i protagonisti: “Tutto deve partire dai docenti e dalla loro formazione, avendo la centralità degli studenti. Sembra un po’ una contraddizione, ma questa è la realtà: i paesi che hanno avviato questi processi sono partiti dalla formazione dei docenti nella previsione di questa trasformazione in atto e che continuerà – e conclude infine – Un terzo elemento, tenuto in considerazione, è quello degli spazi perché si tratta di uno degli elementi centrali per il nuovo modello della formazione degli studenti. In questo nuovo modello il docente sarà sempre più direttore d’orchestra, solo in alcuni momenti un solista, in altri saranno gli studenti a suonare i diversi strumenti: questo darà luogo ad una diversa modalità di insegnare e di imparare”.
#SCUOLADIGITALETRENTINA
Superare definitivamente la diffidenza nei confronti delle tecnologie a scuola; riconoscere lo sforzo di chi si impegna nella formazione; superare il divario nell’accesso alle tecnologie da parte dei docenti; introdurre le tecnologie dell’informazione nella quotidianità, assicurandosi che diventino competenze effettive di tutti. Queste sono solo alcune delle prossime sfide individuate da un percorso partecipato da oltre 350 fra docenti, dirigenti scolastici e personale delle scuole trentine. Frutto di tre incontri diffusi sui territori (Mezzolombardo, Borgo Valsugana, Valle dei Laghi), il percorso della Scuola Trentina nella costruzione del nuovo piano provinciale si prefigge l’obiettivo di rilanciare una strategia complessiva di innovazione della scuola trentina, partendo proprio dalle buone esperienze e dagli attori di base. E sono state proprio le testimonianze trentine di Alberto Garniga (Liceo Galilei di Trento), Viviana Sbardella (Istituto Guetti di Tione) e Maura Corazzola (Istituto comprensivo di Taio) ad aprire l’evento con un racconto delle esperienze virtuose nell’utilizzo di tecnologie per l’insegnamento di materie scolastiche – quali la filosofia – apparentemente per loro natura meno affini all’utilizzo del digitale, nel creare una rete di scuole nelle Valli Giudicarie e su come sta cambiando il paradigma della formazione tra pari.
La ricercatrice FBK Sara Tonelli – esempio di come le comunità educativa hanno oggi sempre più bisogno della relazione con i centri di ricerca e alla base di ogni buon progetto educativo ci debba essere una buona ricerca – ha quindi illustrato un’analisi semantica su due bandi a tema “Ambienti digitali” e “Atelier creativi”, lanciati dal Dipartimento della Conoscenza PaT nel 2016, che hanno raccolto complessivamente oltre 190 progetti (156 per “Ambienti digitali” e 40 per “Atelier creativi”) da istituti comprensivi e scuole secondarie per un impegno fondi che si attesta sui 3,4 milioni di euro. La particolarità di tali bandi è stata quella di avere come focus un preciso progetto educativo, più che un investimento finalizzato al solo acquisto di dotazioni tecnologiche e la ricerca svolta da FBK ha dato gli strumenti per un’analisi scientifica dei risultati replicabile anche su altri processi valutativi.
Le conclusioni finali da parte della Dirigente dell’Istituto Martini di Mezzolombardo, Tiziana Rossi, hanno infine trasmesso al panel nazionale le questioni aperte che interessano da vicino la nuova scuola a livello trentino, ma non solo: la modifica degli ambienti e il conseguente cambio culturale e nella didattica; l’utilizzo dei dispositivi digitali, anche personali, a scuola; l’introduzione del pensiero computazionale; il libro di testo digitale.
ORIZZONTE 2030: LE SFIDE DELLA NUOVA SCUOLA
Francesco Profumo nella seconda sessione ha quindi introdotto i grandi temi su cui la scuola del domani deve essere pensata: spazi da costruire; le norme e come esse debbano adeguarsi in maniera tempestiva a ciò che la scuola richiede e infine il grande tema del modello pedagogico e come questo si declina negli spazi, nei nuovi curricula e nelle tecnologie che, in questo contesto, possono rappresentare un vero e proprio elemento di democrazia.
Giovanni Biondi è intervenuto sul tema degli spazi e ha commentato: “Fra 10 anni il 60% dei lavori saranno nuovi e noi come stiamo preparando gli studenti a questo? Il modo con cui pensiamo al digitale è lo stesso utilizzato per le cose tradizionali. Molti edifici scolastici risalgono a inizio ‘900 e questo è grande paradosso. La scuola non può più essere la stessa pensata allora come una sorta di catena di montaggio per trasmettere il sapere, in cui la centralità della lezione era il modo più economico per spiegare. La classe, gli ambienti e i tempi di apprendimento devono essere ripensati”.
Per quanto riguarda gli aspetti normativi, in particolare quelli legati all’introduzione di cellulari e tablet personali in classe da parte di studenti e docenti (byond), Sabrina Montesarchio sottolinea come i processi partecipativi utilizzati anche dal Ministero siano la strada da percorrere, ma che può rivelare criticità: “L’attuazione è messa in difficoltà dalle resistenze non da parte dei docenti più attivi, ma dalla volontà di portare tutte le scuole allo stesso livello. La difficoltà ad esempio rispetto al “byod” è legata ad una legislazione 2007, periodo in cui il telefonino era solo uno strumento di comunicazione (ndr l’iphone fu presentato proprio quell’anno). Oggi ci sono davvero molte buone pratiche e vorremmo completare la raccolta partecipata per valorizzare le competenze digitali entro l’anno, così da avere delle precise linee guida: l’uso del telefonino in classe deve essere un’opportunità e non visto come motivo di distrazione”.
Una necessaria introduzione di valutazione e monitoraggio sono un’esigenza individuata da Rosa Bottino: “Oggi c’è un ambiente interconnesso 2.0 in cui l’interazione è costruzione partecipata, in cui alunni e insegnanti utilizzano i propri strumenti tenendo conto che c’è una rete esterna alla
scuola e che può entrare nell’educazione. Quale criticità? Servirebbe un monitoraggio di quello che stiamo facendo, quali aspetti stanno andando bene e quali meno. Serve un supporto dalla ricerca che possa dare sostanza alla fase progettuale della Scuola nell’azione del piano nazionale”.
Salvatore Giuliano, professore 2.0 per eccellenza e che all’ITIS Majorana di Brindisi ha recentemente formato oltre 650 animatori digitali, ha concentrato il proprio intervento sul tema delle tecnologie come elemento di democratizzazione della scuola: “La più grande forma di democrazia che le tecnologie hanno introdotto è quello di cambiare il rapporto docente-studente. La tecnologia non cambia nulla se non viene introdotta e utilizzata da tutti, in primis dai dirigenti scolastici: se utilizzata in maniera intelligente può anche contrastare la dispersione scolastica e aumentare la creatività”.
Dagli incontri organizzati sul territorio è emerso infine il tema della formazione: non più lezioni frontali, ma scambio di sapere pratico in comunità di pratica: “A scuola passa il futuro e gli studenti oggi in classe sono le energie rinnovabili per il nostro domani. Domande, cruciali e inconsuete, rimangono purtroppo inevase e in attesa di risposta. – ha concluso Mario G. Dutto – Quale Paese trovano gli studenti al termine del loro itinerario formativo? Qual è il destino delle passioni, dei progetti e delle ambizioni che ragazzi e ragazze coltivano sui banchi di scuola? E’ tempo che le istituzioni e i soggetti collettivi si interroghino sul dialogo da stabilire con le scuole che, pur a fatica, cambiano, innovano e raggiungono traguardi importanti sul terreno delle competenze degli studenti e dell’equità in educazione”.