Seminare cultura. I beni comuni e le pratiche creative
Un workshop per riflettere sul ruolo attivo che i cittadini e la cultura possono giocare nella progettazione del territorio
Nel dibattito economico attuale, compare con sempre maggior frequenza il tema dei beni comuni e del loro ruolo nei processi di rigenerazione urbana. Per approfondire quest’argomento e le sue connessioni con la progettazione culturale del territorio, Connecting Cultures, agenzia di ricerca e formazione nell’ambito delle arti visive, ha organizzato presso la Triennale di Milano un seminario dal titolo “Seminare Cultura”. Relatori di rilievo si sono susseguiti e confrontati in questa due giorni di interventi realizzata con il sostegno di Fondazione Cariplo, in partnership con SIBEC (Scuola Italiana Beni Comuni) e col patrocinio del Comune di Milano, di Città Metropolitana di Milano e del Touring Club Italiano.
La riflessione generale è partita dall’importanza della cultura nella progettazione del territorio. Ad oggi, nelle città italiane esiste una contrapposizione tra “centro” come luogo della cultura e “periferie” dove l’offerta culturale è quasi inesistente. Le minori opportunità di accesso alla cultura influiscono negativamente sulla vita delle persone che vivono nelle periferie e non agevolano processi di integrazione e inclusività. Usando le parole di Gabriele Rabaiotti (Assessore Lavori Pubblici e Casa del Comune di Milano), nell’ottica di “seminare cultura” le periferie possono esser viste come “campi di opportunità” dove introdurre “colture” che tengano conto del contesto. Perché il contesto è fatto di singoli cittadini che, nella società odierna, vogliono e possono riappropriarsi del loro territorio diventando co-creatori e co-responsabili della sua progettazione.
Gli strumenti che promuovono questo protagonismo delle comunità rispondono a un bisogno sentito dai cittadini, trovano legittimazione nell’articolo 118 della Costituzione e affondano le loro radici nel concetto, già presente nel diritto romano, di “beni comuni”. Cosa sono dunque i beni comuni? Sebbene non esista ancora una definizione univoca, ci si può riferire ad essi come beni della cui cura è responsabile la collettività a prescindere dalla proprietà formale del bene. Superando la dicotomia pubblico-privato, l’autonoma iniziativa dei cittadini di amministrare in maniera condivisa un bene comune deve essere favorita dallo Stato, a patto che l’uso che si fa di quel bene non sia esclusivo e vada nell’interesse generale della comunità.
Queste caratteristiche rendono l’amministrazione condivisa dei beni comuni un’opportunità unica per la progettazione del territorio. Da un lato perché consente di individuare i bisogni di rigenerazione urbana più sentiti dai cittadini, dall’altro perché chi abita un territorio ne conosce meglio le peculiarità e pone maggior cura nella sua gestione, soprattutto se chiamato ad esserne responsabile.
Inoltre, dalla rassegna dei casi concreti portati al seminario, è stato interessante constatare il gran numero di iniziative che coinvolgono l’arte a vari livelli. A volte è centrale la figura di un artista che si fa interprete della sensibilità di una comunità, come nel caso di Luigi Coppola che ha portato la sua testimonianza come Co-attivatore della Casa delle Agricolture di Castiglione d’Otranto; a volte sono i cittadini che scelgono l’arte come potente strumento per far sentire la propria voce e riqualificare territori e beni a loro cari, come nell’esperienza dei ragazzi del Piccolo Cinema America di Roma; altre volte ancora tutto parte da un mediatore del patrimonio culturale, ed è il caso di Valeria Pica che ha voluto ricucire il rapporto spezzato tra patrimonio e comunità nel paesino di Fontecchio danneggiato dal terremoto del 2009.
In conclusione, al termine di queste due giornate di riflessione, indagine e confronto di esperienze, ci sentiamo un passo più vicini a un futuro in cui i territori rispondano alle esigenze di chi li abita, con la rinnovata consapevolezza che la cultura si afferma sempre più come motore di sviluppo e integrazione.
Foto di copertina: “We Are The Youth” (Keith Haring’s mural at 22nd and Ellsworth Streets in Philadelphia, USA).