Tecnologie a scuola: suggerimenti per andare al massimo
Il report nato dalla collaborazione fra Nesta Italia e Compagnia di San Paolo presenta una narrazione avvincente sul rapporto fra scuola e tecnologia. Una pubblicazione ricca di casi di studio utili per progettare nuovi processi di apprendimento
Come ottenere il massimo dalle tecnologie a scuola? Quanti educatori e formatori si sono posti questa domanda? Ecco che l’ottimo report pubblicato recentemente da Nesta Italia e nato da una forte collaborazione con la Compagnia di San Paolo presenta una risposta articolata e approfondita per chi ha voglia di rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco. Senza scendere nell’arena degli schieramenti di paradigma pedagogico – non è questa le sede appropriata – quel che conta davvero è che questo lavoro di ricerca, raccolta dati e analisi, permette non solo di aprire una nuova prospettiva sul rapporto fra tecnologia, educazione, e aggiungerei efficacia del processo di trasmissione e condivisione di contenuti, ma permette anche di esplorare decine di casi studio, accuratamente registrati in appendice tramite link e riferiti a organizzazioni e contesti educativi di diverse aree del mondo. Proprio da tale ricco elenco sono stati estratti nove casi che restituiscono esperienze dall’Italia, dal Regno Unito e dal resto del mondo.
Ogni caso fra i nove selezionati è stato trattato ed esposto seguendo quattro fattori:
- scalabilità (proviamo a pensarla in relazione a un progetto, ma anche a un processo o meglio ancora a una piattaforma educativa),
- insegnanti (ruolo e mutamento),
- contesto (la sottile trama fra scuola e società di riferimento),
- complessità (intendiamola come risorsa che permette di tessere rapporti unici, originali, con diversi attori).
La scalabilità, in particolare, è uno dei fattori che apre alle considerazioni circa l’impatto che la tecnologia a scuola riesce ad avere producendo implicazioni sul sistema scolastico (dimensione macro) e sul singolo studente (micro). Il primo fattore, così come esplorato nel report, permette di chiedersi se e come un beneficio derivato dall’uso della tecnologia possa essere percepito (in un certo senso, ricevuto) allo stesso modo in posti diversi. Una questione non irrilevante se davvero teniamo in conto i restanti fattori chiamati in gioco.
Ancora in relazione ai casi di studio, è interessante aggiungere che uno degli aspetti più pregnanti del report è che si prova a formulare un insieme di suggerimenti senza la pretesa di possedere la soluzione per superare tutti gli ostacoli o le dinamiche che il lavoro pedagogico interessato alla tecnologia può generare. Guardando ai casi di studio e ai risultati delle scelte metodologiche (workshop e interviste su tutti) ne emerge che uno dei sentieri più promettenti da seguire è quello della collaborazione: una serie di relazioni virtuose e non virtuali in grado di generare l’efficacia pedagogica. La collaborazione, che è anche un termine molto evocativo e ancora troppo poco operativo, va orientata a tutte le fasi che gradualmente riguardano la scelta di usare la tecnologia per insegnare: progettazione, sperimentazione e infine adozione effettiva dello strumento tecnologico prescelto.
Il report, curato da Toby Baker, Simona Bielli e Luca Tricarico, è uno strumento molto stimolante da scoprire, anche per chi volesse inoltrarsi direttamente nella scoperta dei casi studio; essi sono uno più affascinante dell’altro, sparsi geograficamente fra Europa e resto del mondo e nati da esperienze sviluppate in contesti educativi e sociali molto diversi. Per esplorare agilmente i casi è possibile affidarsi a delle icone intese come “indicatori”, che gli autori hanno affiancato a ogni caso per fare emergere rapidamente le “caratteristiche interessanti” da tenere in conto durante la lettura. Esse/i sono: insegnanti, reti, motori di azione sociale, iniziativa non governativa, scalabilità. Vale la pena citarli, per pensare subito al modo e ai livelli in cui questi possono interagire permettendo di fatto una dinamica e una pratica efficace per implementare le tecnologie nelle scuole.