Una scoperta inaspettata: Sarah Churchill, Duchessa di Marlborough (1660–1744) nel Fondo Antico della Biblioteca FBK
Una protagonista femminile nella storiografia transnazionale della prima età moderna
La collezione di libri rari del Polo Umanistico della Fondazione Bruno Kessler annovera circa 1.800 titoli. Avviata agli albori dell’Istituto Storico Italo-Germanico (ISIG) con lo scopo di creare un corpus di fonti primarie per i ricercatori, il suo portfolio multilingue della prima età moderna spazia dalla storia legale, politica e istituzionale a trattati di legge naturale e penale e, ancora, a testi educativi contemporanei e molto altro, comprese le opere di alcuni noti intellettuali e viaggiatori della prima età moderna come Johann Jacob Moser, Christian Thomasius o Jacob Jonas Björnståhl – addirittura un’edizione del XVI secolo del De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio.
Come studentessa di master del secondo anno alla Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg, il mio interesse personale per questa collezione unica è nato durante una internship di otto settimane presso FBK-ISIG, finalizzata ad apprendere le varie attività che una posizione presso un istituto di ricerca storica comporta. Parte della mia esperienza lavorativa si è svolta come approccio concreto alle fonti primarie.Ed è stato così che, mentre curiosavo nel cosiddetto Fondo Antico, mi sono imbattuta in una seconda edizione di Memorie istoriche della guerra tra l’imperiale casa d’Austria e la reale casa di Borbone per gli stati della monarchia di Spagna dopo la Morte di Carlo II. Re Austriaco dall’Anno 1701 fino all’Anno 1713 di Jacopo Sanvitale (1668–1753), pubblicato dall’editore veneziano Giovanni Battista Recurti nel 1734 (potete trovare l’opera qui). Anche se lungo e complesso, come spesso accade nella storiografia della prima età moderna, il titolo descrive perfettamente l’argomento trattato: una dettagliata narrazione della Guerra di Successione spagnola (1701–1714). In quasi 740 pagine l’autore – un gesuita, scrittore e insegnante universitario – prende in esame le campagne e le battaglie della guerra in questione, così come gli sviluppi politici principali e i punti di svolta. E, inaspettatamente, l’opera fa riferimento alla protagonista della mia tesi di master: Sarah Churchill, Duchessa di Marlborough (1660–1744).
Partendo dal presupposto che, in generale, le fonti narrano le imprese di “grandi uomini”, non dovremmo sorprenderci di vedere le donne rivestire solo ruoli marginali. Tuttavia, l’autore pare aver posto particolare attenzione all’Inghilterra, di fatto uno degli attori principali del conflitto, al tempo governata da una regina: la Regina Anna (1665–1714). Sanvitale dedica perfino degli speciali sottocapitoli ai cosiddetti “Affari d’Inghilterra”. Se da un lato essi forniscono principalmente informazioni di contesto per la guerra nel continente, al tempo stesso regalano introspettive sulle vicende della corte inglese di inizio XVIII secolo dal punto di vista di un non-inglese.
Una di queste storie è piuttosto conosciuta, soprattutto per il ritorno pop-culturale avvenuto con il film del 2018 “La Favorita” – una rivisitazione satirica e anche un tantino imbarazzante della nota amicizia molto stretta che legava la regina a Sarah Churchill. Molti studiosi suggeriscono che le due donne possano effettivamente aver intrattenuto un rapporto romantico. Che sia vero o no, grazie alla solida amicizia con la regina, Sarah godeva di grande influenza a corte. Da tempo ormai molti studiosi la riconoscono come figura politica centrale durante il regno della Regina Anna, anche per le sue forti ambizioni e per il ruolo di sostenitrice del marito, il Duca di Marlborough (1650–1722), ricordato come importante condottiero militare nella Guerra di Successione Spagnola.
Al tempo Sarah, giunta inizialmente a corte come dama di compagnia dell’allora Principessa Anna, era vista come un soggetto difficile, molto schietto, talvolta addirittura dominante. Sanvitale, ad esempio, ascrive alla sua cosiddetta “impazienza femminile” (634) il motivo principale della rottura con Anna nel 1710, che la portò a dover abbandonare la corte e, successivamente, il Paese. Ad ogni modo, durante il suo supporto ad una “regina governante” (anziché “consorte”), Sarah godette di un potere a dir poco eccezionale per una cortigiana femminile dell’epoca. Infatti, i modi in cui mise alla prova e ampliò il suo “potere d’azione” – ovvero la capacità di una persona di agire o di dimostrare il proprio potere in un determinato contesto – sono stati ampiamente discussi nella seconda metà del XX secolo, prevalentemente dal punto di vista biografico.
Ciò detto, questo articolo non vuole concentrarsi – non del tutto, perlomeno – sullo stato di avanzamento di questa ricerca, ma più su un cambio di prospettiva. Dato che la maggior parte delle fonti su Sarah sono inglesi, le Memorie istoriche di Sanvitale offrono un punto di vista eccezionale su come la duchessa venisse percepita e, in particolare, su quali aspetti del periodo in cui fu la favorita della regina siano stati memorabili per il resto d’Europa, per l’Italia, in questo caso.
Fortunatamente, non c’è bisogno di leggere tutte le 740 pagine che compongono il volume dato che Sarah viene nominata solo sporadicamente. Chi ha familiarità con il regno della Regina Anna – o chi ha visto il film – riconoscerà senz’altro il contesto in cui l’autore la nomina per la prima volta: la duchessa ha preso precedentemente sotto la sua ala protettrice una cugina, Abigail Hill, che ora minaccia di sostituirla come favorita e, con suo grande orrore, parteggia per la fazione sbagliata, caldeggiando la regina a simpatizzare con gli avversari politici di Sarah. Per Sarah, il cui rapporto con la regnante stava già andando in pezzi, ciò non solo avrebbe decretato la fine della sua influenza a corte ma sarebbe stato anche un duro colpo per i cosiddetti Whig, che lei sosteneva. Sanvitale narra di come Sarah e i ministri Whig a lei devoti tentarono di far cacciare da corte quella che pareva essere diventata la nuova favorita della regina, ma senza successo, “per non ispargere maggiori amarezze nello spirito della Regina”; quest’ultima, secondo l’autore, era decisamente “disgustata” dal comportamento della duchessa e dei suoi ministri (584). Successivamente, quando la duchessa fu definitivamente allontanata da corte dopo vari alterchi con la regina, Sanvitale nota come lasciò poi ai suoi oppositori il campo libero per ordire grandi cambiamenti (“si partì dalla Corte […] lasciando libero il campo a’ suoi contrari, di tramare maggiori cambiamenti”), facendoci intuire che l’autore considerava decisamente Sarah un’importante protagonista della politica del tempo (586). Dopo l’allontanamento della duchessa, Sanvitale scrive di come il marito, il Duca di Marlborough, sia riuscito a mantenere il supporto della regina, limitando le conseguenze nefaste della rottura della moglie con l’ex protettrice, consegnando diligentemente le cosiddette “dignità” di Sarah – ovvero gli oggetti collegati alle sue mansioni a corte – alla regina, che considerò la cosa come una gratificante umiliazione per l’ex amica. Ciò, tuttavia, servì ben poco a modificare le sue sorti: nel 1711, il Duca di Marlborough fu ufficialmente rimosso dalla carica di Capitano Generale. La coppia se ne andò in esilio in Europa, ritornando in Inghilterra solo alla vigilia della morte della sovrana, avvenuta nel 1714.
Questi brevi accenni alla duchessa portano a formulare diverse conclusioni, ma anche ulteriori domande: innanzitutto, le osservazioni dell’autore suggeriscono che, perfino al di fuori dei confini dell’Inghilterra, Sarah era ritenuta una sorta di protagonista della scena politica, o quantomeno una cortigiana parecchio influente. Ciò viene dimostrato, per esempio, quando Sarah si mise a capo di un gruppo di ministri per cacciare la cugina da corte e quando lasciò il campo libero agli oppositori. Resta comunque ancora più degno di nota il forte accento che Sanvitale pone sulla posizione conflittuale della Favorita della regina. Apparentemente, per Sanvitale, così come per gli studiosi di oggi, quella situazione è parsa formativa nella vita di Sarah – il suo reale significato, nel corso totale della sua intera vita, è invece discutibile. In ultimo, quando l’autore parla di “impazienza femminile”, il lettore percepisce immediatamente che Sarah veniva comunque pur sempre vista come una donna e si possono fare molte speculazioni su come e quando abbia vestito adeguatamente i panni del suo ruolo di genere prefissato.
Tutto considerato, le riflessioni di Sanvitale non si discostano poi molto da ciò che le fonti inglesi dicono sulla duchessa e da quello che oggi sappiamo su di lei. Eppure, alcune fonti risultano di particolare interesse più per quello che non dicono. Ad un esame più approfondito, ci si dovrebbe infatti chiedere in che modo e dove l’autore ha reperito quelle informazioni, di quali fonti si è avvalso, da chi è stato influenzato e a chi si è rivolto per trovare opinioni soggettive sui Marlboroughs: provava simpatia o antipatia per loro? Inoltre, servirebbe esaminare in maniera più approfondita le reti di relazioni della duchessa in un più ampio contesto europeo per capire come abbia costruito la sua stessa immagine. Purtroppo, non basta un solo articolo per scendere tanto nel dettaglio.
Il seppur breve lavoro con il Fondo Antico e questa fonte in particolare mi hanno offerto un interessante cambio di prospettiva. Per la mia tesi di master porterò avanti il lavoro su Sarah Churchill da un punto di vista più ricostruttivo, chiedendomi se il modo in cui veniva vista dipendesse dal suo genere e, soprattutto, come lei si percepisse in quanto donna: nel suo caso, il genere è stato davvero determinante come ci piace credere?