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“Fare la ricercatrice è un mestiere complicato, ma spero di poterlo fare anche in futuro” | A Researcher’s Story

14 Settembre 2018

Gunel Jahangirova viene da Baku (Azerbajan) ed ha conosciuto il lavoro in azienda prima di entrare nel mondo della ricerca. Molte sono state le difficoltà, ma altrettanti i lati positivi che ha riscontrato in questo cambiamento.

Com’è la vita da ricercatrice?
Prima di essere io stessa a fare ricerca credevo che i ricercatori stessero deduti a scrivere, fare esperimenti… ma quando si inizia un dottorato si capisce che sono molte le cose da fare: viaggiare, vedere un sacco di persone, e questo richiede alcune abilità di socializzazione, altrimenti si rischia di andare in giro da soli nella conferenza. Poi devi essere in grado di auto promuoverti, di parlare del proprio lavoro, di parlare in pubblico… quindi essere un ricercatore è difficile, – ride Gunel – questo è quello che ti sto dicendo.

Da Baku a Trento. È stato uno shock culturale?
Non proprio, anche se Baku è una grande città con un sacco di gente, molto affollata, molto rumorosa e qui a Trento è tutto il contrario. Qui ho trovato montagne, mentre io vengo da un paesaggio pianeggiante, così ho fatto un sacco di nuove esperienze, di escursioni a piedi e in inverno si può sciare e andare in slittino.

Sei al quarto anno di PhD qui in FBK, di cosa ti stai occupando?
Lavoro nell’unità di software engineering e la mia area di ricerca è il testing dei software e in particolare del problema degli oracle tests. Fondamentalmente l’oracle è un meccanismo che decide se l’output del vostro sistema è giusto o sbagliato. Quello che succede ora è che gli oracles sono creati da esseri umani e, l’approccio attuale alla ricerca, è quello di fare test il più automatizzati possibile, quindi l’obiettivo della nostra ricerca è quello di trovare un modo per creare oracles automatizzati o sostenere le persone nella creazione di questi oracles automatizzati.

Come ti spieghi la scarsa presenza di colleghe ricercatrici attorno a te?
Questa è la mia esperienza di vita, ho lavorato sempre solo con i ragazzi. In realtà non ho mai capito perché, non ci trovo nessun motivo valido. Non è un lavoro pesante, dove si devono sollevare pesi. Non capisco proprio perché una donna non dovrebbe lavorare nel nostro campo, ma la verità è che sono, di fatto, pochissime.

Ci sono grandi differenze tra il lavoro di ricerca e quello in azienda?
Nel mio lavoro precedente (per una banca internazionale [n.d.r.]) ogni giorno facevi qualcosa e c’era un senso di appagamento quotidiano: ho risolto questo, ho risolto quello… Con il dottorato lavori a lungo e se i tuoi risultati non sono buoni la cosa ti rende triste. Bisogna provare un sacco di cose diverse e solo una parte di queste funzionerà, ma credo che la ricerca porti ad una mentalità più creativa, perché si sta cercando di trovare qualcosa di nuovo, qualcosa di nuovo che nessuno ha mai pensato prima.

Nostalgia di casa?
Mi mancano ovviamente la famiglia e gli amici, cerco di tornare a casa il più spesso possibile e sì, aiuta, ma non è sempre possibile. Quando sei occupato e vieni da molto lontano è un lungo volo, è costoso etc…

Idee sul futuro?
Devi prendere un sacco di decisioni sul prossimo futuro, ma deciderò sulla base di ciò che è disponibile. Comunque sì, spero di continuare a fare ricerca.

Il percorso di Gunel in Fondazione Bruno Kessler è parte di “FBK INTERNATIONAL PHD PROGRAM“.


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