L’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro? FBK propone una chiave di lettura al G20
Paolo Traverso, direttore del Centro ICT, è intervenuto alla tavola rotonda "Digitising Manufacturing" portando un contributo sul ruolo dell'intelligenza artificiale nelle industrie del futuro. I risultati della discussione saranno ufficialmente trasmessi ai ministri del G20 e discussi durante il vertice di Berlino nei giorni 6-7 aprile '17.
È proprio vero che i nuovi governanti dell’economia sono le multinazionali della trasformazione digitale come ad es. Google, Facebook, Amazon, Uber?
Aziende simili hanno la possibilità di accedere ai nostri dati estrapolando una quantità enorme di informazioni (“big data”) per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale usando tecniche come il cosiddetto “apprendimento profondo”, imparando le nostre preferenze, i nostri bisogni, i nostri desideri e perfino le nostre paure. Esse possono ora dettare condizioni a tutti, persone, aziende, ecosistemi economici e apparati governativi.
Al tempo stesso, mentre le nuove tecnologie stanno portando a un aumento esponenziale del volume e dei tipi di dati disponibili, osserviamo la creazione di possibilità senza precedenti per la formulazione e comprensione di modelli globali del comportamento umano e per aiutare i decisori che devono affrontare le sfide sociali attuali, come ad esempio il monitoraggio socio-economico e gli indicatori di esclusione, i fenomeni di criminalità, la mappatura della propagazione delle malattie, l’impatto delle calamità naturali e i rischi ambientali, ecc.
Al recente #g20digital lo scorso 17 marzo ’17 a Berlino il Direttore Paolo Traverso ha portato un contributo sull’Intelligenza Artificiale per le Industrie 4.0 alla tavola rotonda “Digitalizing Manufacturing”, che ha visto coinvolti anche: Dr. Satoshi Sekiguchi, AIST, Japan; Prof. Wolfgang Wahlster, DFKI, Germany; Prof. Sahin Albayrak, GT-ARC, Turkey; Dr. Philippe Beaudoin, Element AI, Canada.
Dal suo punto di vista, ha sottolineato l’ambivalenza di questo momento di innovazione tecnica e sociale, un momento in cui la produzione automatizzata è fonte di paure (come in ogni altra epoca “rivoluzionaria”, la grande domanda sottesa è: le tecnologie ci minacciano e ci stanno rubando il lavoro?) che abbiamo però la possibilità di trasformare in opportunità inedite.
“La sfida è proprio questa: come intervenire e come vincere questa paura. L’automazione e il progresso non li puoi fermare.
Un tempo le lavandaie scendevano al fiume, al freddo, in inverno; poi, sono arrivate le lavatrici. Io mi occupo di pianificazione automatica, di come arrivare nel modo più efficace al prodotto finale. Il cambiamento è pensare che ci si può arrivare con il contributo delle persone. Utilizzare i big data per una pianificazione consapevole, non solo per quantificare operazione e tempi in una fabbrica, ma a nche per analizzare le interazioni con il lavoro umano. Chiaro che c’è un enorme lavoro da fare sulla formazione: a Berlino si è parlato di deep learning. (…) Negli USA, e così nei Paesi più ricchi, il 42% dei tipi di impiego è a bassa creatività, e quindi a forte rischio di esser sostituito. Robot e tecnologia devono liberare la creatività: se vale per un musicista, a maggior ragione potrà valere per un avvocato”.
Dall’Industria 4.0 (una rivoluzione dell’Industria) alla previsione delle forme di lavoro nel futuro, l’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a perseguire obiettivi che siamo soliti porre al centro della nostra visione di società: sostenibilità, inclusione e benessere.