For a Human-Centered AI

Intelligenza artificiale: come cambia la domanda sul mercato del lavoro?

11 Marzo 2020

L'I.A. sta rivoluzionando le modalità di produzione e il mondo del lavoro. Che effetti avrà questa tecnologia sulla domanda di lavoro e sull’occupazione?

Nell’articolo precedente ho brevemente presentato il tema e le conclusioni della mia tesi di laurea, dedicata all’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro e sull’Alto Adige in particolare. In questo e nei prossimi articoli approfondirò alcune tematiche sintetizzando i concetti principali di ogni capitolo.

Nel loro studio del 2019[1], gli economisti Acemoglu e Restrepo, propongono una funzione di produzione leggermente rivisitata, che si concentra sul contenuto delle mansioni svolte dai due fattori di produzione, lavoro e capitale, piuttosto che sui fattori stessi. Seguendo questo modello la tecnologia ha due effetti principali sulla produzione: da un lato aumenta la produttività del lavoro, dall’altro influisce sulla ripartizione dei compiti tra lavoro e capitale.  Gli autori chiamano il primo “productivity effect” (effetto produttività), che può avere un impatto positivo sull’occupazione aumentando la domanda di lavoro per le mansioni non automatizzabili, e il secondo “displacement effect” (effetto dislocamento), che porta alla perdita di posti di lavoro a causa della possibilità di impiegare delle macchine per portare a termine compiti precedentemente svolti dai lavoratori. Gli autori menzionano anche un possibile “reinstatement effect” (effetto di reintegrazione) per controbilanciare il “displacement effect”. Questo “reinstatement effect” si ha quando l’introduzione di nuove tecnologie genera nuove mansioni in cui torna ad essere necessario il lavoro umano.

Gli autori sottolineano che l’automazione di per sé riduce sempre la quota di lavoro sul valore aggiunto, rischiando di ridurre l’occupazione. Ciò che ha portato alla stabilità dell’occupazione e dei salari in passato, nonostante i cambiamenti tecnologici, è stata proprio la creazione di nuovi compiti per i lavoratori. Mentre alcune tecnologie sostituiscono il lavoro umano, altre lo reintegrano in compiti diversi e nuovi;  il futuro del lavoro dipenderà dunque dal risultato netto della compensazione tra  queste tendenze opposte.

Poiché il solo aumento della produttività risulta insufficiente a controbilanciare la sostituzione della manodopera con macchine più economiche, Acemoglu e Restrepo vedono il futuro del lavoro come una corsa tra la tendenza all’automazione e la nascita di nuove mansioni ad alto impiego di manodopera. Per evitare parte delle conseguenze negative sull’occupazione e sui salari, gli autori avvertono in un secondo studio[2] che è essenziale non utilizzare l’IA solo per automatizzare i compiti, ma che è necessario impiegarla innanzitutto per promuovere l’innovazione e creare nuove mansioni.


[1] Acemoglu, Daron; Restrepo, Pascual (2019): Automation and New Tasks: How Technology Displaces and Reinstates Labor. In Journal of Economic Perspectives 33 (2)
[2] Acemoglu, Daron; Restrepo, Pascual (2019): The Wrong Kind of AI? Artificial Intelligence and the Future of Labor Demand. Cambridge, Mass., USA: National Bureau of Economic Research.


Autore/i