For a Human-Centered AI

MACCHINE INGANNEVOLI. L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DOPO IL TEST DI TURING

22 Aprile 2020

Il primo seminario web organizzato da FBK-ISIG al tempo di Covid-19 ha avuto al centro l’analisi dello storico dei media Simone Natale

(v.l.) Parte niente meno che dalle sedute spiritiche di epoca vittoriana Simone Natale, storico dei Media alla Loughborough University (UK), per indagare il campo di studi dell’Intelligenza artificiale.

Siamo più di 60 partecipanti, venerdì 17 aprile, intorno al tavolo virtuale del seminario “Macchine ingannevoli. L’Intelligenza artificiale dopo il test di Turing”, il primo organizzato in forma elettronica, come sottolineano nell’introduzione il direttore Christoph Cornelissen e il ricercatore Maurizio Cau, dall’Istituto Storico Italo –  Germanico della Fondazione Bruno Kessler.

“Fu lo scienziato britannico Michael Faraday”, spiega Natale, “a decidere di investigare sul fenomeno dello spiritismo, in quanto esperto di elettromagnetismo. Tuttavia non lo fece solo in quest’ottica specialistica. Lavorò piuttosto sull’ipotesi che gli eventi avessero a che fare con la partecipazione delle persone, le quali, per inganno o inconsapevolmente, provocavano i fenomeni, come i movimenti del tavolo”.

E sono proprio le persone, le loro percezioni e le loro reazioni al centro dell’analisi dello studioso anche nell’approccio con l’Intelligenza artificiale, soprattutto dal momento in cui è programmata per comunicare con noi. Tanto che anche per il test di Turing, uno degli atti fondativi dell’Intelligenza artificiale, emerge la domanda dell’influenza da parte degli umani sul test stesso, tramite la loro maggiore o minore preparazione informatica o i loro eventuali pregiudizi.

Fin dalle sue origini a metà del Novecento, l’Intelligenza artificiale si è nutrita del sogno – coltivato da alcuni studiosi e considerato irrealistico da altri – di creare forme di coscienza simili o equivalenti agli esseri umani. Eppure, secondo Natale, potrebbe essere descritta più accuratamente come un insieme di tecnologie che producono l’apparenza di un intelletto. Attraverso l’analisi di alcuni aspetti della storia dell’Intelligenza artificiale, dalle sue origini fino agli assistenti vocali Siri e Alexa, Simone Natale propone di rovesciare il discorso su queste tecnologie, suggerendo che “l’intelligenza” delle macchine risiede anche e soprattutto nella percezione degli umani che interagiscono con esse. “Adottare questo punto di vista ci aiuterà a realizzare in che misura la nostra tendenza a proiettare umanità e intelligenza sugli oggetti, alleata alle tecnologie informatiche, possa trasformare l’essenza della socialità e del vivere quotidiano”.

Centrale in sostanza è accostarsi a questo campo d’indagine non solo con approccio ingegneristico ma – al pari di Faraday nei confronti dello spiritismo – con uno sguardo allargato, per considerare i molteplici risvolti socio-culturali che mettiamo in campo come esseri umani.

Anche per non ridursi a chiedere a Siri se crede negli spiriti e magari sentirsi rispondere: “Non credo di avere credenze”.


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