Non esiste più il digiuno di una volta
Siamo in Quaresima, il periodo di quaranta giorni precedente la Pasqua che secondo le norme cattoliche dovrebbe essere caratterizzato da digiuno e astinenza. Spesso i due termini sono usati come sinonimi, ma è sbagliato farlo.
Digiuno è l’astensione da ogni cibo per un periodo determinato (un pasto al dì per sei settimane); astinenza invece chiede l’eliminazione dalla dieta, per quanto tempo poco conta, di alimenti specifici e di norma golosi o sostanziosi (carne, alcolici, cioccolato).
Come accade per ogni comportamento e ogni concetto, digiuno e astinenza cattolici hanno una propria storia, lunga più di duemila anni e in continuo mutamento. Nel XVI secolo, quando la Riforma luterana venne a sconvolgere buona parte d’Europa, in alcune città si pagava qualcuno perché nei giorni di magro (quelli destinati a digiuno e astinenza in un calendario piuttosto rigido), girasse tra i vicoli e annusasse alla ricerca di sentori di carne. Violare le regole alimentari era un grave segno di protestantesimo e i trasgressori potevano essere puniti addirittura con la morte. Non era questa una norma destinata a restare lettera morta, di condanne capitali ce ne furono davvero.
Oggi di carne e vino si parla poco, l’annuale messaggio quaresimale del papa ormai da tempo cita il digiuno in maniera figurata, mentre l’astinenza è di fatto scomparsa. Alcuni vescovi hanno invitato all’austerità digitale (molla lo smartphone e pensa alla vita), Francesco per il 2021 ha chiesto ai fedeli di liberarsi dagli ingombri, facendo gli esempi di “saturazione di informazioni – vere o false – e prodotti di consumo”. Tra i cattolici le limitazioni della tavola conseguono spesso a scelte etiche o di salute, non tanto di adesione identitaria. Insomma, il credente che mangia una bistecca in Quaresima leggendo il tablet è possibile venga richiamato da un immaginario confessore non per quanto sta infilzando sulla forchetta, ma per quello che sta virtualmente sfogliando.
Venerdì pesce. Digiuno e cristianesimo, edito da Mulino (2021), libro pensato anche per un pubblico di curiosi, non solo di storici incalliti.