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Claudio Ferlan vince una fellowship al Boston College

25 Marzo 2019

Il ricercatore di FBK-ISIG selezionato con un progetto di scrittura che indaga il rapporto tra religione e alimentazione

Un periodo di quattro mesi durante il quale approfondire lo studio dell’ordine gesuita negli Stati Uniti e lavorare a un libro che racconti il rapporto tra il cibo e la Compagnia di Gesù, mettendo al centro il ruolo conviviale della tavola e il suo potere di creare dialogo/scontro, con uno sguardo all’attualità e a come la cultura religiosa abbia contributo a creare abitudini alimentari ancora oggi in uso.

Questo, riassumendo, il progetto di Claudio Ferlan, ricercatore FBK-ISIG, che il prossimo agosto volerà a Boston grazie ad una fellowship vinta presso l’ Institute for Advanced Jesuit Studies del Boston College.

Claudio, raccontaci un po’ come nasce questo progetto.

Dal mio dottorato la mia attività di studio e ricerca è stata incentrata sui gesuiti, ordine che mi ha sempre più affascinato perchè “poliedrico”, attivo in diversi ambiti del sapere e della società, non solo in quello religioso. Da diversi anni inoltre ho iniziato ad occuparmi di storia dell’alimentazione e nel mio lavoro di studioso provo ad unire entrambi questi aspetti. L’ Institute for Advanced Jesuit Studies del Boston College è un centro interdisciplinare e ogni anno bandisce delle borse senior e junior per progetti di scrittura da realizzare nel loro campus. Ho deciso di candidarmi presentando un progetto sulla cultura alimentare nella Compagnia di Gesù, un tema che reputo molto interessante. Quando si studiano gli incontri tra culture, anche religiose, la tavola è un luogo di incontro privilegiato che però nella ricerca viene spesso sottovalutato rispetto alle grandi prediche, ai grandi eventi e alle festività. E invece ha un’importanza non secondaria perché, se ci pensiamo, spesso anche oggi la rivalità tra culture religiose passa dal costume alimentare: il modo in cui si sta a tavola, in cui si vive la convivialità, i ruoli sociali.

Claudio Ferlan

Claudio Ferlan

E quindi di cosa ti occuperai a Boston?
La mia ricerca si occuperà di capire come si sia evoluto il costume alimentare all’interno della Compagnia di Gesù dal 1500 a fine 1800 e che rilevanza abbia avuto nella vita dei religiosi del tempo. In particolare vorrei approfondire meglio tre aspetti. Capire bene cosa arriva a tavola nelle diverse parti del mondo, in Italia come negli Stati Uniti, e come la cultura religiosa abbia contribuito a creare delle abitudini alimentari ancora oggi in uso, come ad esempio l’utilizzo del pesce il venerdì. A questo si lega un altro aspetto della mia ricerca, ossia quello dell’utilizzo delle bevande. Bere il vino, ad esempio, era una pratica quotidiana, favorita anche da una serie di fattori come quello igienico, a causa della poca purezza dell’acqua, o dietetico, per il suo apporto calorico. Infine un altro aspetto che approfondirò, e che si lega a quest’ultimo aspetto, è quello relativo all’ambito medico. La Compagnia di Gesù era infatti un ordine molto colto e attento alla cultura dietetica. Avevano addirittura dei menu specifici, studiati per ogni religioso a seconda del tipo di lavoro o dello stile di vita che conduceva.

Il bando vinto è per un progetto di scrittura. 

Proprio così. Obiettivo del progetto, oltre a tenere una conferenza pubblica e partecipare alle attività organizzate dall’istituto che mi ospiterà, è arrivare alla redazione e pubblicazione di un libro. Ho già una buona idea di quella che potrebbe essere la struttura e di un ipotetico indice che il prodotto finale dovrà trattare. I mesi a Boston mi serviranno soprattutto a sviluppare la parte statunitense della mia ricerca, che unirò alle altre conoscenze e alle fonti provando a darne una struttura narrativa.

Un progetto che si inserisce sul solco di un altro tuo lavoro recente, che ha portato alla pubblicazione di Sbornie sacre, sbornie profane, edito da Il Mulino.

Si esatto. Sarà un bel lavoro, una bella esperienza ed un progetto che speravo di fare e che potrò fare, grazie anche all’ente per cui lavoro che ci concede queste possibilità.
Mi piace sottolineare come il lavoro è stato accettato grazie al lavoro che ho fatto qui in FBK. In ISIG negli ultimi tempi abbiamo sviluppato un progetto sulla rilevanza dei media per storia. In questo ambito ho iniziato a studiare i giornali gesuitici, che da metà Ottocento iniziano a comparire un po’ dappertutto come mezzo di comunicazione religiosa. Studiando i giornali americani mi sono reso conto che la cultura alimentare era molto presente, specialmente i concetti di digiuno e ubriachezza, i due estremi, vizi e virtù, l’importanza morale del mangiare. L’aver inserito tra le fonti i giornali della Compagnia del 1800 è stato un elemento di forza nella valutazione della mia candidatura. Così come è stato un punto di forza aver presentato una progettualità di lungo periodo.
Inoltre i due periodi di mobility che ho svolto grazie alla Fondazione, prima in Francia in una istituzione focalizzata più sulla parte storica dei gesuiti, poi a Berkeley, in California, dove mi sono concentrato sulla storia dell’alimentazione, sono stati fondamentali. Credo che se non avessi avuto queste due opportunità non sarei stato in grado di scrivere un progetto così complesso e valido, che unisse queste due anime della ricerca.

 

 


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