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Quando i media fanno la storia

8 Luglio 2019

La summer school ISIG 2019 ha coinvolto storici modernisti e contemporaneisti in un confronto serrato su progetti di ricerca in corso e metodologie di indagine scientifica

La mia definizione dei media è molto estesa;
include ogni tecnologia che crea estensioni del corpo e dei sensi umani, dai vestiti al computer.  

La televisione porta la brutalità della guerra nel comfort del salotto.
Il Vietnam è stato perduto nei salotti d’America, non sui campi di battaglia del Vietnam.

La nuova interdipendenza elettronica ricrea il mondo ad immagine di un villaggio planetario.

Marshall McLuhan


La scuola estiva “I media e la storia” organizzata dal centro di ricerca ISIG (Istituto Italiano Italo Germanico) della Fondazione Bruno Kessler ha coinvolto decine di ricercatori senior e junior da tutta Italia.

I partecipanti (ricercatori ISIG, altri relatori invitati e i borsisti selezionati) hanno avuto modo di esporre le fonti storiografiche oggetto dei loro studi e di assistere alla presentazione di ricerche storiografiche in corso scambiandosi pareri e raccogliendo utili consigli specie sul piano delle metodologie da cui prendere ispirazione per mutuarle o adattarle.

L’oggetto della scuola è stato il nesso fra i media e la storia. Si è trattato pertanto di un momento importante di formazione e di discussione che si è inserito nel triennio 2017-2019, nel corso del quale la ricerca dell’ISIG si è focalizzata sui concetti di “mediatizzazione” e di “medialità della storia”, con particolare apertura alla dimensione transnazionale e interdisciplinare.

Con il termine “mediatizzazione” ci si riferisce a una serie di processi storici di lungo periodo, segnati da una crescente permeabilità della società ai condizionamenti dei mezzi di comunicazione di massa e dai fenomeni di autopercezione che la società sviluppa attraverso i media. Sostanzialmente, è stato analizzato con un approccio multidimensionale il cambiamento dei media nel contesto delle trasformazioni socio-politiche e culturali che hanno caratterizzato l’epoca moderna e contemporanea. Affrontare il tema della mediatizzazione dal punto di vista storico consente di ricostruire lo sviluppo dei media in tutte le sue dimensioni (economica, tecnica, culturale, politica) attraverso l’analisi dei contenuti, delle strategie di utilizzo e degli effetti che i media hanno prodotto in diversi contesti storici.

Come un viaggio nel tempo e nello spazio, dunque, la scuola ha permesso di porre attenzione su fonti di diversa natura, dalle canzoni alla televisione, dalla radio ai quotidiani, e in diverse epoche storiche, dalla rivoluzione della stampa in età moderna fino alle più recenti rappresentazioni delle visite di Stato di Gheddafi in Italia.

Nel prendere in esame e commentare ciascuno di questi frammenti, è emerso come i media siano al contempo capaci di percepire (e restituire) la realtà e in qualche misura contribuiscono anche a crearla mentre la raccontano, diventando essi stessi agenti di cambiamento. La storia della comunicazione può esser descritta come un grande intreccio fra contenuti, persone, mezzi e luoghi di diffusione delle informazioni.

Inoltre, per quanto attiene la ricchezza delle fonti, è stato sottolineato come l’intermedialità possa soccorrere gli storici e le storiche nel loro lavoro di indagine, andando a ricucire i fatti e le descrizioni dei contesti storici talvolta lacunosi. Si parla di intermedialità infatti quando ogni medium si appropria di altri media, delle loro tecniche e dei loro significati sociali, e si mette in competizione con i propri antecedenti e concorrenti. Il mondo è sempre più una mediasfera, un sistema di media ricco di tensioni, conflitti e contaminazioni. Come il cinema ha ri-mediato a suo tempo la fotografia, oggi viene a sua volta ri-mediato dalla videoarte, da videogame e videoclip, e dai tanti supporti su cui può essere visto e fruito. Nella nostra epoca digitale questo meccanismo di rimediazione, che è sempre esistito, ha assunto proporzioni smisurate e sempre crescenti: se un tempo un film poteva essere fruito solo nella sala buia, in uno stato di regressione ipnotica e onirica, oggi può essere acquistato in DVD, scaricato come file, se ne possono vedere delle sequenze su YouTube, può essere visto su vari supporti, dal cellulare all’Ipad, dal computer alla sala buia. L’immagine digitale ha in sé una duttilità prima impensabile, e la stessa struttura dei personal computer, basata su frammentazione ed eterogeneità, favorisce in modo drastico la convergenza dei media, grazie al sistema a finestre, con cui si fanno dialogare testo verbale, audiovisivo, musica, animazione grafica.

In concreto, se la storia contemporanea offre fonti di ricerca in eccesso, per la storia moderna siamo di fronte al problema opposto: quello della loro scarsità; ebbene, in entrambi i casi l’intermedialità corre in soccorso dei ricercatori e permette loro di trapungere le vicende storiche attraverso quanto emerge dal loro racconto sedimentato sui mezzi di comunicazione di volta in volta disponibili.

In questo senso si può parlare di sistema intermediale che vede confluire la microstoria translocale. In altre parole, la tessitura dei frammenti di storia appartenenti tanto all’età moderna quanto a quella contemporanea, è ineluttabilmente connessa alla temperie culturale e mediatica in cui si vanno a inserire.

La scuola è stata un’occasione preziosa per discutere fra pari e in una relazione senior-junior su questioni riguardanti il metodo della ricerca: uno scambio di sguardi e sensibilità per far fronte alle difficoltà del proprio lavoro quotidiano. Un esempio? La sfida della selezione: su cosa focalizzarsi? Quando smetter di cercare le fonti e cominciare a scrivere?

Il confronto fra prospettive diverse e ricerche lontanissime da un punto di vista sia temporale che metodologico è stato utile come palestra mentale e nell’arco di 48 ore ha arricchito sensibilmente lo strumentario a disposizione di ciascuno degli intervenuti.

Nei video realizzati a margine del convegno, abbiamo isolato alcuni concetti chiave provenienti dall’ambito dei media studies per voce dei prof. Gabriele Balbi (Università della Svizzera italiana) e Mariagrazia Fanchi (Università Cattolica, Milano) e raccolto la testimonianza del borsista Vito Saracino (Fondazione Gramsci) a commento dell’esperienza vissuta.


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