Scienza a ore sei: le sfide etiche e tecnologiche di intelligenza artificiale e salute
Ottimo successo di pubblico al MUSE per “Ti faresti curare da un robot?”, quarto appuntamento del ciclo “Scienza a ore sei”, che ha visto la partecipazione di Giuseppe Jurman di FBK e Carlo Casonato dell’Università di Trento
Le applicazioni dell’intelligenza artificiale e della robotica stanno entrando ormai sempre più nelle nostre vite, promettendo di rivoluzionarle in un modo del tutto impensabile fino a pochi anni fa. Tra i tanti settori investiti dalla rivoluzione tecnologica ce n’è però uno che tocca ciascuno di noi: la medicina. Ponendo sfide non solo scientifiche, ma anche etiche e giuridiche: fino a che punto i medici potranno demandare alle macchine il loro lavoro? E entro quali confini legali?
È stato questo il tema di “Ti faresti curare da un robot?”, il quarto appuntamento del ciclo di aperitivi scientifici “Scienza a ore sei”, organizzato da MUSE, FBK, Fondazione Mach e Università di Trento – con il coordinamento della Provincia autonoma di Trento – che vede i ricercatori dialogare con il pubblico su temi di attualità scientifica. Ad animare il dibattito sono stati Giuseppe Jurman, ricercatore dell’unità MPBA di FBK, e Carlo Casonato, docente ordinario di diritto costituzionale comparato all’Università di Trento. Anche in questa occasione il pubblico ha risposto con una partecipazione molto numerosa, stimabile in circa settanta persone.
Alla caffetteria del MUSE, che ospita il ciclo di eventi, il dibattito è stato acceso fin da subito. Jurman è partito ricordando gli enormi progressi fatti dall’intelligenza artificiale negli ultimi dieci anni, che hanno portato allo sviluppo del machine learning e del deep learning: le macchine oggi non si limitano a eseguire istruzioni impartite dall’uomo, ma sono in grado di imparare, auto-addestrandosi. E le applicazioni nella medicina sono sempre più efficaci, non solo grazie a mezzi robotici usati per esempio in ambito chirurgico, ma anche per la capacità dei sistemi di intelligenza artificiale di processare dati con una rapidità impensabile per l’uomo. E a volte con lo stesso livello di efficienza. A questo proposito, Jurman ha citato un recente lavoro pubblicato sulla rivista Nature in cui è stata confrontata l’efficacia di un algoritmo di intelligenza artificiale nel diagnosticare tumori della pelle con quella di 21 medici dermatologi: i risultati hanno mostrato una forte sovrapposizione delle diagnosi.
Casonato ha invece sottolineato come i ritmi del diritto siano ben più lenti di quelli – velocissimi – della scienza, e come sia tuttora mancante quasi ovunque una giurisdizione in materia. Ricordando però alcuni casi interessanti che potrebbero fare scuola, come quello di un sistema di intelligenza artificiale sviluppato in Cina che ha ottenuto recentemente l’abilitazione all’esercizio della professione medica.
Ma è “ti faresti curare da un robot?” – oltre che il titolo (provocatorio e non) dell’evento – la domanda che ha aleggiato durante l’intero dibattito. Jurman ha ricordato un recente sondaggio condotto su un campione di 11mila persone provenienti da 12 paesi diversi, in cui quasi il 65% degli intervistati ha affermato che si farebbe curare da una macchina che agisca in modo indipendente dall’uomo. E la percentuale sale se la macchina è assistita o guidata da un medico in carne e ossa. «Io non faccio parte di quel 65%», ha affermato Casonato, ricordando l’importanza del rapporto umano tra medico e paziente. E alcuni medici presenti in sala, intervenuti durante il dibattito, hanno sottolineato che un medico non potrà mai essere totalmente sostituito da un paziente, pur ammettendo l’utilità e l’importanza dei mezzi tecnologici che sono oggi a loro disposizione.
Il dibattito si è poi spostato anche su temi più strettamente giuridici, con Casonato che ha ricordato le recenti novità legislative sul “consenso informato” da parte dei pazienti rispetto a ogni forma di trattamento sanitario, ponendo il problema – molto attuale – della privacy, un aspetto particolarmente delicato quando si parla di salute.
In definitiva, anche stavolta “Scienza a ore sei” ha centrato l’obiettivo di offrire un dibattito vivace e interessante su un tema di grande attualità, molto sentito dai cittadini. Il ciclo di aperitivi proseguirà con gli ultimi due appuntamenti: lunedì 28 maggio si parlerà di monitoraggio dei mammiferi sulle Alpi con Francesca Cagnacci della Fondazione Mach, Amy Murphy di FBK e Simone Tenan del MUSE, mentre mercoledì 6 giugno Valeria Lencioni del MUSE ed Emanuele Eccel della Fondazione Mach discuteranno di cambiamento climatico.