Una mappa della scienza in società: clima, ambiente ed energia nell’opinione pubblica italiana
Primo di tre approfondimenti dedicati all’ultima edizione dell'annuario “Scienza, Tecnologia e Società”, indagine condotta a partire dal 2003 da Observa Science in Society, questo articolo presenta le posizioni degli italiani su tre “temi caldi” legati alla sostenibilità
Cambiamento climatico, produzione/consumo energetico e mobilità sostenibile sono ormai dei leitmotiv del dibattito nazionale sulla sostenibilità. La guerra in Ucraina, l’aumento del prezzo della benzina, gli effetti manifesti del riscaldamento globale e altri fenomeni simili suscitano pareri, reazioni e comportamenti contrastanti. Observa Science ha deciso di dedicare a questi temi il proprio consueto capitolo d’indagine dell’opinione pubblica italiana su temi scientifici.
I risultati, frutto di un questionario somministrato a circa 1000 persone (n = 1015 unità), sono talvolta attesi, talvolta sorprendenti, talvolta curiosi, ma riflettono in generale un aumento della consapevolezza su questi temi, ma una scarsa propensione al cambiamento nei comportamenti.
Cambiamento climatico
In relazione alle tematiche ambientali, il problema che desta maggior preoccupazione è il cambiamento climatico (28,5%), seguito dalla siccità (21,4%) e dallo smaltimento dei rifiuti (21,1%). In generale, la sirena d’allarme del cambiamento è udita forte e chiara: ad oggi, l’89% degli italiani ritiene che il clima del pianeta stia diventando sempre più caldo; il restante 11% si divide equamente fra chi non sa cosa rispondere e chi è convinto che il clima non stia cambiando. Per ciò che riguarda la segmentazione della popolazione, è interessante notare come gli scettici siano sovra-rappresentati presso gli over-60 e sottorappresentati presso gli under-30.
Un altro dato interessante è legato alle motivazioni che spingono a sostenere le due tesi: molti basano le proprie affermazioni sulla propria esperienza personale, sia fra gli scettici (57%), sia fra chi crede nel cambiamento (55%). Solo il 37,5 % di chi ritiene vero l’innalzamento delle temperature a livello globale lo fa per la fiducia negli studi scientifici, con una percentuale che si alza fra giovani e laureati.
Per ciò che riguarda gli ostacoli percepiti a un’azione di cambiamento in direzione della sostenibilità, il 60,7% degli italiani ritiene che lo scoglio principale siano i troppi interessi economici in causa, seguiti da un 20% che dà la colpa alla pigrizia delle abitudini delle persone, e un 18,5% che ritiene l’inadeguatezza dei politici la causa principale.
La fiducia accordata agli attori che dovrebbero occuparsi del problema vede in testa gli scienziati (68%). Il dato cresce rispetto ai dati Observa del 2019 (63,8%), forse in conseguenza del ruolo di primo piano occupato durante la pandemia. In queste ultime due statistiche si può ravvisare una certa sfiducia nella classe politica italiana sia per ciò che riguarda le responsabilità sul cambiamento climatico, sia per quanto riguarda il credito nel decision-making.
Questioni energetiche
Anche le tematiche relative all’energia hanno riscosso ampia risonanza: a seguito del conflitto russo-ucraino, è emersa la nostra dipendenza dalla Russia per il soddisfacimento del nostro fabbisogno energetico, in particolar modo per quanto riguarda gli idrocarburi: i prezzi di gas, benzina ed elettricità sono impennati, si è parlato di diversificare l’approvvigionamento energetico, di puntare sulle rinnovabili…
Ma come affronterebbero la sfida gli italiani? Per il 68,5% degli intervistati, la cosa più importante è rafforzare i sistemi di produzione di energia rinnovabile. Solo il 12,4% punterebbe invece sull’intensificare l’estrazione di combustibili fossili.
Per quanto riguarda l’importanza “quantitativa” delle rinnovabili – ossia quanto possono sostituire le altre fonti di energia – sembrano essere diffusi sia un cauto che un fiducioso ottimismo, in crescita rispetto al 2011: l’idea che le rinnovabili potrebbero coprire potenzialmente tutto il nostro fabbisogno energetico, oppure “solo” una buona parte, è sostenuta rispettivamente dal 53,1% e dal 40,6% degli intervistati.
Altro tema particolarmente caldo è quello del nucleare: è interessante guardare allo snodarsi storico delle opinioni sul tema. Per i dati 2022, la situazione pare drasticamente cambiata rispetto al 2011, anno del disastro nucleare di Fukushima. Ad oggi, ben il 40,9% degli italiani si dice favorevole ad investimenti nel nucleare, contro il 37,7% di contrari e il 21,4% di indecisi, riassestandosi sui numeri pre-Fukushima.
Mobilità sostenibile
La mobilità è forse un tema ancora più interessante, perché prevede una partecipazione attiva dei cittadini per la sostenibilità ambientale. Su questo tema è infatti possibile indagare l’eventuale incongruenza fra opinioni e comportamenti degli intervistati. Per quanto – come già visto – la percezione del cambiamento climatico sia ampiamente diffusa, i comportamenti in tema di mobilità non paiono coerenti con la volontà di ridurre inquinamento e traffico. Oltre la metà degli italiani si muove in auto e il 5% in motocicletta; solo il restante 40% usa bicicletta o mezzi pubblici.
È importante, in ogni caso, fare un distinguo sulle ragioni che spingono a non utilizzare mezzi più ecologici. Oltre la metà degli intervistati (50,2%) non usa i trasporti pubblici perché non frequenti o disponibili, mentre poco più di 1 su 3 (35,8%) usa la macchina per comodità.
Per quanto riguarda le auto, circa 7 italiani su 10 valuterebbero l’acquisto di un’auto elettrica, qualora dovessero acquistare una nuova auto; una simile percentuale si direbbe molto o abbastanza d’accordo con l’idea che lo Stato debba mettere a disposizione fondi per incentivare l’acquisto di questo tipo di auto.
In conclusione…
Quello che emerge è una consolidata consapevolezza del cambiamento climatico, unita a una generale fiducia nella scienza e nelle sue istituzioni (a discapito di quanto una certa “minoranza rumorosa” ci induce ogni tanto a credere…), ma anche tutta una serie di comportamenti contraddittori. Nell’elaborazione di politiche pubbliche volte a migliorare la situazione, bisognerà lavorare sulle abitudini che possono essere cambiate: incentivare l’acquisto di auto elettriche (assicurandosi un corretto smaltimento delle batterie), efficientare i sistemi di trasporto pubblico, costruire reti di piste ciclabili più capillari…